Blitz contro la cellula di al Qaeda in Italia
Dieci arrestati, 8 ricercati - Progetto di attentato in Vaticano ma la Santa Sede: non siamo preoccupati - Renzi: allerta massima
«cellula» italiana era ben radicata e operava in sinergia con «al Quaeda e altre formazioni jihadiste internazionali». Un nucleo terroristico insediatosi in Sardegna, che nel 2010 era pronto a compiere attacchi terroristici in Vaticano e in altre località italiane.
Questo ha svelato l'inchiesta degli investigatori dell'antiterrorismo della Polizia di Stato che su mandato della Procura della RepubblicadiCagliarihannoeseguito l'arresto di dieci soggetti di origine pachistana (otto ricercati), accusati di associazione terroristica transnazionale, strage, falsificazione di documenti e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. TraquestiSultanWaliKhan,considerato il capo della comunità pakistana a Olbia, che avrebbe recuperato i fondi per i gruppi terroristici, grazieacollettetralecomunitàislamiche del nord dell'Isola, e l'Imam di Bergamo, Hafiz Muahammad Zulkifal, che avrebbe avuto lo stesso compito. I due avevano collegamenti con il Pakistan per trasferire le somme di denaro agli affiliati.
«L'allerta terrorismo in Italia è massima», ha precisato il presidente del Consiglio Matteo Renzi, ospite alla puntata di “Otto e mezzo”. «Dobbiamo stare attenti – ha aggiunto – a quello che succede dentro i nostri confini». Difatti, stando agli accertamenti, la cellula sarebbe stata fondata su supposto ordine dell'allora leader di al Quaeda, Osama Bin Laden. Sono le intercettazioni a dirlo, quando uno dei principali arrestati, Sultan Wali Khan, as- sicura che «una ragazza mi ha chiesto: conosci Bin Laden? Ma è mio fratello (…) lui era lì e ha mandato me qua!». Un rapporto tanto stretto fra i due, al punto che la stessa famiglia di Khan avrebbe ospitato l'ex leader del terrore nella loro abitazione in Pakistan. Stando all'accusa del procuratore capo Mauro Mura, del sostituto Danilo Tronci e del capo della Digos di Sassari, Mario Manca, l'organizzazione avrebbe gestito «l'immigrazione illegale in Italia» di terroristi, grazie a una rete di documenti d'identità falsi e alla compravendita di nulla osta del ministerodelLavoro. Alpuntoche, secondo gli atti, l'organizzazione per «far ottenere a un “protetto”» un nulla osta, corrompe un funzionario del ministero. «La persona che ho…corrotto – dice nelle intercettazioni Sultan Wali Khan - mi ha garantito che il posto è mio! Lui mi risolvegrandiproblemisempre!Luiè una potenza, e me lo ha garantito!».
Poi ci sono gli attentati, come quello del mercato di Peshawar del 28 ottobre 2009, «in concomitanza con l'arrivo della ex «segretaria di Stato Usa, Hillary Clinton». Ma è in Italia che la «cellula» avrebbe tentatodimettereapuntounattentato, nello Stato del Vaticano. «Da quel poco che si dice sembra una ipotesi del 2010 senza seguito. Quindi la cosa non è oggi rilevante e non è motivo di particolari preoccupazioni», ha detto il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi. Stando alla ricostruzione investigativa, l'attentato sarebbe stato organizzatoinunappartamentoaRomainvia Spensatello. In particolare, uno degli indagati, Ahmad Mushtag «accennò ad un attentato con l'uso di esplosivi da compiere in Italia (“Altra cosa è che questi sono italiani, facciamo esplodere...”)». In una successiva telefonata del 19 settembre 2010 «Umar Khan chiamò Zulkifal, per riferirgli “una cosa moltoimportante”,eglichiesenotizie di un progetto omicida che era stato assegnato a Zulkifal: “Quella missione che noi ti abbiamo affidato, è importante eliminare il loro plar (capo)... Cosa hai fatto?... Ci sono tanti soldi sul loro papa (o baba), noi stiamo facendo una grande jihad contro di lui...”». Gli investigatori riassumono che «l'obiettivo dell'attentatononèstatoindividuatoconunsufficientelivellodiprecisione». Sempre nel 2010, in primavera, gli investigatori della Digos sventanounaltroattentato.«Emerse che il gruppo di Olbia aveva in programmazione un'azione terroristica, e che all'uopo aveva fatto arrivare illegalmente in Italia un pachistano votato al martirio. L'attentato fu scongiurato da una serie di perquisizioni eseguite a scopo deterrente dalla Digos, che in effetti conseguirono lo scopo, perché indussero gli accusati ad allontanare il sicario e desistere dal progetto».
Il momento dell’arresto di Muhammad Hafiz Zulkifal, l’Imam accusato di raccogliere fondi per l’organizzazione terroristica islamica sgominata ieri
LE ACCUSE I reati contestati sono strage, associazione terroristica internazionale, falsificazione di documenti e favoreggiamento all’immigrazione clandestina