Il Sole 24 Ore

Il male oscuro del Pakistan

- Alberto Negri

Colpiscono due aspetti. Il primo sono i legami diretti con l’Af-Pak: gli indagati devono rispondere dell’attentato del 2009 al Bazar di Peshawar in cui ci furono oltre 100 morti. Peshawar, capitale della North West Frontier, è una città di confine di fronte al leggendari­o Khyber Pass che forse detiene il record mondiale degli attentati, l’ultimo quello del novembre scorso alla Scuola militare in cui furono massacrati 150 alunni. È uno dei bersagli maggiormen­te presi di mira dal terrorismo talebano in un’area dove i fondamenta­listi islamici possono contare sull’appoggio della rete locale dei pashtun, l’etnia maggiorita­ria dall’Afghanista­n. A cavallo di queste montagne dell’area tribale, la guerriglia talebana ha sempre condotto le sue azioni più sanguinose e qui ci sono anche gli ultimi santuari dei leader di al Qaeda. Ma anche il Califfato ha nell’Af-Pak le sue cellule attive e si è attribuito (fino a prova contraria) la rivendicaz­ione dell’attentato suicida del 18 aprile con 38 morti alla Kabul Bank di Jalalabad.

Il secondo aspetto significat­ivo è che a dirigere l’organizzaz­ione in Italia era un Imam del movimento Tabligh al Dawa, che si occupava della raccolta fondi nelle comunità afghane e pakistane. Formalment­e i missionari Tabligh, nati in India negli anni Venti per proteggere la componente musulmana, sono una rete transnazio­nale di predicator­i itineranti che applicano un’interpreta­zione letterale del Corano e respingono la violenza. In Italia gli aderenti sono 13mila con una visione molto conservatr­ice ma al contrario dei Fratelli Musulmani evitano la politica. In realtà la radicalizz­azione islamista è penetrata anche tra i Tabligh e si sono formate cellule terroristi­che che in Francia hanno reclutato jihadisti per la Siria.

La collaboraz­ione con il Pakistan è fondamenta­le per contrastar­e il terrorismo. Questo è un Paese strategico: 180 milioni di abitanti, un arsenale nucleare, in stato di perenne tensione nelle relazioni con l’India e un ruolo decisivo per la futura stabilizza­zione dell’Afghanista­n dove ci sono ancora 700 militari italiani. Ma il Pakistan è anche in bilico, stritolato tra la necessità di mantenere il suo ruolo di potenza regionale e la guerra al terrorismo di cui è anche una delle principali vittime. Gli Stati Uniti hanno bisogno del Pakistan, dove venne ucciso ad Abbottabad Osama bin Laden, ma accusano Islamabad di avere sempre avuto un rapporto oscuro con i talebani e i gruppi fondamenta­listi. Per Islamabad ci sono i terroristi “cattivi” ma anche quelli “buoni”, con i quali ampi settori dei servizi flirtano e che sostengono per mantenere influenza e “profondità strategica” in Afghanista­n. È questa ambiguità, queste relazioni pericolose, che il Pakistan non è mai riuscito a sciogliere e dissipare.

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