Il male oscuro del Pakistan
Colpiscono due aspetti. Il primo sono i legami diretti con l’Af-Pak: gli indagati devono rispondere dell’attentato del 2009 al Bazar di Peshawar in cui ci furono oltre 100 morti. Peshawar, capitale della North West Frontier, è una città di confine di fronte al leggendario Khyber Pass che forse detiene il record mondiale degli attentati, l’ultimo quello del novembre scorso alla Scuola militare in cui furono massacrati 150 alunni. È uno dei bersagli maggiormente presi di mira dal terrorismo talebano in un’area dove i fondamentalisti islamici possono contare sull’appoggio della rete locale dei pashtun, l’etnia maggioritaria dall’Afghanistan. A cavallo di queste montagne dell’area tribale, la guerriglia talebana ha sempre condotto le sue azioni più sanguinose e qui ci sono anche gli ultimi santuari dei leader di al Qaeda. Ma anche il Califfato ha nell’Af-Pak le sue cellule attive e si è attribuito (fino a prova contraria) la rivendicazione dell’attentato suicida del 18 aprile con 38 morti alla Kabul Bank di Jalalabad.
Il secondo aspetto significativo è che a dirigere l’organizzazione in Italia era un Imam del movimento Tabligh al Dawa, che si occupava della raccolta fondi nelle comunità afghane e pakistane. Formalmente i missionari Tabligh, nati in India negli anni Venti per proteggere la componente musulmana, sono una rete transnazionale di predicatori itineranti che applicano un’interpretazione letterale del Corano e respingono la violenza. In Italia gli aderenti sono 13mila con una visione molto conservatrice ma al contrario dei Fratelli Musulmani evitano la politica. In realtà la radicalizzazione islamista è penetrata anche tra i Tabligh e si sono formate cellule terroristiche che in Francia hanno reclutato jihadisti per la Siria.
La collaborazione con il Pakistan è fondamentale per contrastare il terrorismo. Questo è un Paese strategico: 180 milioni di abitanti, un arsenale nucleare, in stato di perenne tensione nelle relazioni con l’India e un ruolo decisivo per la futura stabilizzazione dell’Afghanistan dove ci sono ancora 700 militari italiani. Ma il Pakistan è anche in bilico, stritolato tra la necessità di mantenere il suo ruolo di potenza regionale e la guerra al terrorismo di cui è anche una delle principali vittime. Gli Stati Uniti hanno bisogno del Pakistan, dove venne ucciso ad Abbottabad Osama bin Laden, ma accusano Islamabad di avere sempre avuto un rapporto oscuro con i talebani e i gruppi fondamentalisti. Per Islamabad ci sono i terroristi “cattivi” ma anche quelli “buoni”, con i quali ampi settori dei servizi flirtano e che sostengono per mantenere influenza e “profondità strategica” in Afghanistan. È questa ambiguità, queste relazioni pericolose, che il Pakistan non è mai riuscito a sciogliere e dissipare.