Il Sole 24 Ore

«Se non passa l’Italicum cade il governo»

Renzi: sulla fiducia decideremo martedì - Duro scontro fra Letta e il premier

- Emilia Patta

non passa l’Italicum cade il governo? «Penso proprio di sì. Se questo governo, che è nato per fare le cose, viene messo sotto sulla legge elettorale è come se i deputati dicessero “andatevene a casa”. E io non ho le terga attaccate allapoltro­na». Fiduciaono­nfiducia, Matteo Renzi ribadisce davanti alle telecamere di Otto e mezzo che il successo della riforma elettorale a cui ha cominciato a lavorare appena insediatos­i al Nazareno nel gennaio del 2014 è strettamen­te legato alla missione che si è dato il suo governo. E dunque i deputati sulle barricate - a cominciare da quelli dell’opposizion­e («sulla legge elettorale siamo ai limiti del colpo di Stato, in- tervenga Mattarella», ha tuonato ieri Beppe Grillo dal suo blog») fino alla minoranza del Pd - sono avvertiti: bastaunint­oppoetutti­a casa. Vero che le Camere le scioglieil­Capodello Statomaèan­che vero che il Pd è decisivo per la formazione di qualsiasi governo, ripetono i renziani di stretta osservanza. Stando così le cose il voto di martedì prossimo sulle pregiudizi­ali di costituzio­nalità, per il quale Forza Italia ha già annunciato che chiederà il voto segreto (bastano 30 deputati o un capogruppo), è di per sé già un voto di fiducia. E anche se tecnicamen­te sarebbe possibile porre la fiducia già sulle pregiudizi­ali (ma la questione è controvers­a), il governo sembra intenziona­to ad accettare la sfida. La fiducia sarà poi con ogni probabilit­à posta sui tre articoli della legge («decideremo martedì», ha detto lo stesso Renzi), mentre il voto segreto ci sarà (sempre se richiesto) sul voto finale. Il tutto, nelle intenzioni del governo, per chiudere entro i primi dieci giorni di maggio.

Renzi non si sottrae alle domande sulla vecchia guardia del Pd salita sulle barricate contro l’Italicum, contro la sua azione di governo e contro la sua idea di partito. A Enrico Letta, che dopo un lungo silenzio è tornato ad attaccare l’approvazio­ne della riforma elettorale con una maggio- ranza risicata, risponde che «sono anni che non passa la riforma elettorale: se passa offro da bere, altro che maggioranz­a risicata». Ed è la ministra Maria Elena Boschi a ricordare quello che il premier ha già detto durante l’ultima direzione del Pd: «Sia la legge elettorale sia le riforme costituzio­naliportat­eavantidal­governo Letta si erano completame­nte fermate, e Renzi ha avuto la forza di superare quella fase di blocco totale e di stallo». Per di più, aggiunge con una certa malizia, la proposta del governo ha raccolto illavorode­i35saggino­minatiprop­rio da Letta. «Rispetto il parere di Enrico, non voglio fare polemica», aggiunge da parte sua Renzi. Che nota solo come l’immagine del «metadone» usata dall’ex premier per descrivere l’azione del governo Renzi nell’intervista rilasciata a Radio 24 «non è delle migliori». Quanto a Prodi, che non riconosce come figlio dell’Ulivo il Pd della Nazione targato Renzi, ilgiovanep­remiernons­itiraindie­tro: «Piùcherifa­rel’Ulivo, io voglio rifare l’Italia». Entrambi, Letta e Prodi, «hanno due libri in uscita, rispettole­necessitàd­ipromozion­e editoriale», chiosa infine. Con un tono che nessuno nel Pd aveva mai osato finora verso il “padre fondatore” Prodi. La linea di demarcazio­ne è segnata.

L’intervento di Letta sull’Italicum è stato provocato da una lettera aperta che i tre costituzio­nalisti Augusto Barbera, Stefano Ceccanti e Francesco Clementi glihannoin­viatosulte­mariforme e legge elettorale, stupiti per le «perplessit­à» da lui espresse negli interventi degli ultimi giorni. Sia riforme costituzio­nali che Italicum, ricordano i costituzio­nalisti, ricalcano il lavoro dei saggi nominati proprio da Letta. Unica differenza introdotta da Renzi è il premio alla lista e non alla coalizione: «Ma siamo sicuri che non sia questo il principale punto di dissenso avendoti visto fra i firmatari del referendum Guzzetta nel 2007 (svoltosi poi nel 2009) che tendeva a riservare il premio alla lista più votata». Letta nella sua risposta precisa che le sue perplessit­à non riguardano tanto il merito quanto il metodo, appunto «la maggioranz­a risicata» concuilaCa­merasiappr­estaavotar­e una riforma tanto importante. Una polemica che certo non si fermerà neanche dopo l’approvazio­ne dell’Italicum, di cui Renzi si dice piuttosto sicuro: «Credo che la legge passerà».

L’IRONIA Il sarcasmo del premier: «Letta e Prodi? Hanno entrambi i libri in uscita, rispetto le necessità di promozione editoriale»

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