Il Sole 24 Ore

Sfuma il modello tedesco, la trattativa resta in salita

- Em. Pa.

prossima settimana sull’Italicum senza che si intravveda­no soluzioni al muro contro muro tra minoranza e maggioranz­a. Il leader di Area riformista Roberto Speranza ha condiziona­to il rientro dellesuedi­missionida­capogruppo a qualche fatto nuovo da parte di Matteo Renzi, ossia a una proposta che vada incontro alle richieste della minoranza almeno sul fronte della riforma del Senato e del Titolo V visto che sull’Italicum il governo ha chiuso la partita sfidando i deputati a una fiduciadif­atto(eprobabilm­enteauna fiducia vera). Ma le aperture fatte dallo stesso Renzi alla possibilit­à di intervenir­e con qualche cambiament­o sulla riforma costituzio­nale ora all’esame del Senato per la terza lettura sono rimaste fin qui senza seguito. E probabilme­nte resteranno senza seguito fino al via libera all’Italicum, dal momento che il premier non ha nessuna intenzione di infilarsi in una trattativa con la minoranza del suo partito rischiando un gioco al rialzo senza fine. «E allora che si fa - dice non a caso uno degli oppositori più “radicali” dell’Italicum, il bersaniano Alfredo D’Attorre - si ferma l’Italicum e si fa l’accordo sul Senato?».

L’intenzione di Renzi, che dopo averlo detto lui stesso continua a far circolare tra i parlamenta­ri l’idea che si interverrà sul Ddl Boschi, è quella di staccare i giovani e meno giovani “dialoganti” della minoranza (lo stesso Speranza,DavideZogg­ia,NicoStum- po, Enzo Amendola ma anche Guglielmo Epifani e Cesare Damiano) da Bersani e dai più “radicali”. D’altra parte l’ipotesi di cui è si parlato molto nei giorni scorsi a Montecitor­io, ossia riscrivere la composizio­ne del nuovo Senato sul modello del Bundesrat tedesco, incontra difficoltà sia tecniche che di merito. Intanto per riscrivere l’articolo 2 della riforma, approvato sia dal Senato una prima volta sia dalla Camera, bisognereb­be ricomincia­re daccapo il percorso. Ed è da escludere che Renzivogli­abuttareil­lavorofatt­o fin qui. E poi, come spiega il vicecapogr­uppo del Pd in Senato Giorgio Tonini che a suo tempo aveva proposto proprio il modello tedesco, «il Bundesrat è formatodai­governireg­ionali,presidenti e assessori, con nessun rappresent­ante della minoranza. Visto che le Regioni sono governate in maggiorpar­tedalcentr­osinistraa me va bene, ma non credo andrà bene agli altri partiti a cominciare da Forza Italia. Mi sfugge però il nesso col problema di democrazia che pongono i nostri resistenti...». Più probabile, dopo l’approvazio­nedell’Italicum, unaccordo sullalegge­ordinariac­hedovràdis­ciplinare l’elezione indiretta dei nuovi senatori. Magari prevedendo di mandare a Palazzo Madama i consiglier­i che abbiano avuto più preferenze. Ma prima Renzi vuole tirare la linea di demarcazio­ne netta alla Camera sull’Italicum: o di qua o di là.

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