I produttori pronti alle barricate
strategie anti-Xylella il confronto è serrato sull'asse Roma-Bruxelles. E mentre il ministro per le Politiche agricole, Martina, in attesa del Comitato fitosanitario della prossima settimana, non vuole scoprire le carte, le organizzazioni dei produttori agricoli si dicono pronti a dare battaglia.
A puntare il dito innanzitutto contro i vincoli di carattere commerciale che sono emersi sull’onda della fitopatia (a cominciare dall’embargo deciso dalla Francia nei confronti dei prodotti vegetali pugliesi) è stata ieri Agrinsieme (il coordinamento tra Cia, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative). «Abbiamo chiesto nei giorni scorsi – sostiene l'organizzazione– un intervento forte Ue in particolare sulla normativa in materia di controlli alle frontiere in modo da evitare azioni unilaterali. È sotto gli occhi di tutti il grave pregiudizio per i prodotti del vivaismo italiano bloccati alle frontiere di molti paesi a causa delle inopinate misure restrittive varate dalla Francia».
E proprio in questa ottica Agrinsieme ha espresso «forte preoccupazione per le notizie che filtrano da Bruxelles secondo cui la Commissione Ue potrebbe allargare anche ai prodotti del vivaismo viticolo la “black list” delle specie vegetali che, a causa della Xylella, stanno subendo restrizioni commerciali».
«Prima di assumere decisioni – ha aggiunto il direttore dell’Unaprol (il principale consorzio italiano di olivicoltori) Pietro Sandali – ci sono ancora molti aspetti che vanno approfonditi. Le aziende olivicole nelle ultime settimane hanno realizzato molte delle azioni di manutenzione degli uliveti indispensabili a combattere la diffusione della malattia. Ma tutto questo potrebbe non bastare».
Ad esempio – spiega Sandali – è dimostrato che alcune piante come gli oleandri, molto presenti ai bordi di tante strade del Mezzogiorno, sono efficaci vettori del batterio della Xylella. «Ma si tratta di aree che non sono certo di competenza degli agricoltori . A quelle devono pensare gli enti locali. Mentre invece ci troviamo nel paradosso che le istituzioni chiedono ai privati interventi e azioni che poi le stesse istituzioni si guardano bene dal mettere in campo».