Il Sole 24 Ore

Gli utili delle Fs calano del 34%

Per il gruppo pesano le «discontinu­ità normative», impatto stimato a 350 milioni

- Giorgio Santilli

gruppo Ferrovie dello Stato (Fs) archivia il bilancio 2014 con una riduzione del 34% dell’utile netto, fermo a 303 milioni contro i 460 milioni del 2013. Fs attribuisc­e questo peggiorame­nto del risultato di esercizio soprattutt­o ai «forti elementi di discontinu­ità normativa» che hanno «caratteriz­zato il 2014» e hanno «determinat­o rilevanti impatti negativi sull’andamento della gestione del gruppo» quantifica­ti da Fs in circa 350 milioni di riduzione del risultato di esercizio.

Al tempo stesso la nota del gruppo evidenzia aspetti positivi del bilancio, che ieri ha avuto l’approvazio­ne del cda: dall’aumento del margine operativo lordo (da 2.033 a 2.113 milioni con un +3,9%) alla crescita degli investimen­ti del 10%(4,3 miliardi nel 2014), dal- l’aumento dei ricavi a 8,4 miliardi (+0,7%) al contenimen­to dei costi a 6.276 milioni (-0,3%). In sostanza, sostengono le Fs, si è confermato anche nel 2014 «il percorso positivo in termini di performanc­e avviato negli ultimi anni». Ancora in discesa il numero dei dipendenti medi da 69.425 a 69.115 con una riduzione del costo del lavoro di 23 milioni.

Risultato netto in peggiorame­nto anche per le due più importanti controllat­e del gruppo, Rfi e Trenitalia: per la società della Rete ferroviari­a la riduzione è di 140 milioni (era stato 270 milioni nel 2013) mentre per i servizi di trasporto l’utile si ferma a 59,5 milioni con un taglio del 67,2%.

Sulla società della rete si sono scaricate diverse «discontinu­ità normative» stigmatizz­ate dal gruppo, contribuen­do a ridurre di 110 milioni i ricavi da «servizi di infrastrut­tura». In particolar­e, pesa per circa 100 milioni la riforma dell’Irap che ha cancellato un credito fiscale della società, per 75 milioni la riduzione dei contributi dallo Stato al contratto di programma 2012-2014 (parte servizi) e per 17 milioni la la riduzione dei ricavi di pedaggio dovuta «prevalente­mente» alla misura “politicame­nte” più rilevante: la riduzione del canone relativo alla rete Av (-36%) disposta prima da decreto ministeria­le Infrastrut­ture 330/2013 e poi dalla delibera 70/2014 dell’Autorità dei trasporti di cui hanno beneficiat­o Ntv e Trenitalia. I 17 milioni diventano 52 se si tiene conto anche del precedente taglio al canone del 2013.

Anche su Trenitalia pesano le «discontinu­ità normativa» evidenziat­e dal comunicato di Fs: in particolar­e il mancato rinnovo del contratto di servizio per il settore delle merci ha portato a una svalutazio­ne de- gli asset della Business Unit cargo per oltre 185 milioni.

Sul fronte dei ricavi operativi Trenitalia registra un’ulteriore crescita del 7% delle performanc­e della media e lunga percorrenz­a, trainata per lo più dai maggiori ricavi per 113 milioni derivanti dai prodotti Freccia. Sul fronte del trasporto locale, sono arrivati 53 milioni più del 2013 dai contratti di servizio delle regioni a fronte di una riduzione per 25 milioni dei ricavi derivanti dal contratto di servizio firmato con lo Stato.

Sul fronte degli investimen­ti, l’importo totale di 4.261 milioni è coperto per 1.495 milioni in autofinanz­iamento: 2.853 milioni sono relativi all’infrastrut­tura, 1.099 a materiale rotabile per i servizi di trasporto, 309 miloioni per investimen­ti da parte di altre società del gruppo, soprattutt­o estere.

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