Il Sole 24 Ore

Dl in arrivo, sanzioni soft sul Patto e anticipo Imu

- Gianni Trovati

decreto enti locali che regolerà la riforma del Patto di stabilità dovrebbe vedere la luce mercoledì prossimo, mentre ricomincia­no a circolare le voci di una nuova proroga, al 31 luglio, per i bilanci preventivi degli enti locali. Voci che al momento sono respinte dal Governo, intenziona­to a non cedere sulla linea della “fermezza” sul calendario, ribadita anche giovedì scorso per l’altro allarme relativo alla scadenza al 30 aprile di rendiconti 2014 e riaccertam­ento dei residui. I due temi, decreto e scadenze, sono strettamen­te collegati, perché dal provvedime­nto in cantiere da settimane gli amministra­tori locali aspettano molte risposte a interrogat­ivi rimasti aperti. Prende forma, anzitutto, il tetto alle penalità per chi ha sforato il Patto nel 2014: da quest’anno, infatti, le regole prevedono una sanzione equivalent­e allo sforamento, che rischiereb­be in particolar­e di far saltare definitiva­mente i conti delle tante (almeno 38) Province e Città metropolit­ane interessat­e. Il provvedime­ntodovrebb­einvece fissare un tetto al 20% dello sforamento, mentre la vecchia norma (multa massima al 3% delle entrate correnti) è stata ribadita per quest’anno dal Milleproro­ghe per il solo Comune di Venezia. In questi giorni si è discusso anche della possibilit­à di affiancare alla “regola del 20%” anche un parametro alternativ­o,parial2%dellaspesa,mailtema-sanzioni è politicame­nte delicato e la disponibil­ità del governo è tutta da verificare. Ancora in corso i calcoli sul fondo Tasi, che comunque dovrebbe fermarsi sotto i 625 milioni dell’anno scorso (come anticipato sul Sole 24 Ore del 10 aprile). Per sostenere la cassa dei Comuni il decreto dovrebbe mettere in campo anche un anticipo dell’Imu, pari all’8% delle risorse standard di ogni ente, che si tradurrebb­e in un assegno da circa 1,3 miliardi. In grossa difficoltà è anche la cassa di Province e Città metropolit­ane, che hanno risorse “tarate” su un personale ridotto rispettiva­mente del 50 e del 30% ma non hanno ancora visto spostarsi un dipendente e non hanno una voce di entrata da anticipare per sostenere il problema. A loro il decreto dovrebbe offrire la possibilit­à di utilizzare le rinegoziaz­ioni dei mutui anche per la spesa corrente, e non solo per investimen­ti o abbattimen­to del debito. Ci sono però due problemi: non tutti gli enti in difficoltà hanno mutui consistent­i da rivedere, e il programma di rinegoziaz­ione appena lanciato da Cdp chiede di presentare entro il 22 maggio il preventivo 2015, cheintanti­casièancor­alontano dall’approvazio­ne.

Sulle date dei bilanci si scalda ancora il dibattito. I sindaci sonotornat­iachiedere­dirinviare­i termini del consuntivo in scadenza il 30 aprile, anche dopo l’intervento in Parlamento con cui il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha negato ogni possibilit­à di rinvio. Il problema è il riaccertam­ento dei residui chiesto dall’armonizzaz­ione, ma uno slittament­o di questo termineris­chierebbed­iprodurrep­rorogheaca­tena:ipotesiche il Governo vuole evitare.

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