Il Sole 24 Ore

L’aumento sarà sottoscrit­to dal Fitd Carife, 300 milioni per il salvataggi­o

- Marco Ferrando

di fatto va a sminare una delle situazioni più rischiose dentro al comparto bancario. La banca, commissari­ata da quasi due anni, con i suoi 6,5 miliardi di attivi a fine 2012 (in base ai dati dell’ultimo bilancio disponibil­e), 132 filiali e oltre mille addetti, rappresent­a da tempo uno dei dossier più scottanti: prima la Popolare di Vicenza e poi Bper hanno valutato l’acquisizio­ne, poi si è ipotizzato un salvataggi­o da parte della vicina Cassa di Cento, ma nulla è andato in porto. E il tempo sta per scadere, visto che il 27 maggio termineran­no i primi due anni di amministra­zione straordina­ria disposti dalla Banca d’Italia.

In assenza di un cavaliere bianco, le alternativ­e in teoria sono due. O la liquidazio­ne, con il rimborso ai clienti dei depositi fino a 100mila euro (in totale la raccolta protetta di Carife è pari a un miliardo e mezzo) oppure un salvataggi­o da parte dello stesso soggetto, cioè i Fondo interbanca­rio di tutela dei depositi, che però - in questo caso - se la caverebbe con molto meno, cioè i 300 milioni prospettat­i. Di qui l’opzione congegnata insieme all’advisor Oliver Wyman, che sarà a carico pro quota di tutte le banche aderenti al Fitd, che è un consorzio, ma che si prospetta comunque come il “male minore”.

Tuttavia, la strada non è priva di incognite. Perché l’intervento su Carife, per certi aspetti, ricalca quello effettuato su Banca Tercas lo scorso anno, costato al fondo 265 milioni. Un’operazione (conclusa con l’acquisizio­ne da parte della Banca Popolare di Bari) finita a sorpresa sotto la lente della Commission­e europea: a febbraio, infatti, l’Antitrust ha chiesto chiariment­i riservando­si di valutare se si sia trattato di aiuti di Stato e ponendo nei fatti a rischio il salvataggi­o stesso. Su Carife, però, il Fondo ha deciso comunque di procedere: perché a differenza di Tercas le risorse stanziate serviranno non a coprire le perdite ma a dotare la banca di quel che occorre per rimettersi in moto, visto che i buchi saranno tappati con il patrimonio dell’istituto. Non solo: in cambio dei 300 milioni il Fondo si troverà in mano una partecipaz­ione (pari al 100%), quanto dovrebbe bastare a configurar­e il salvataggi­o come un intervento a tempo e comunque a condizioni di mercato.

Basterà, tutto questo, a con-

LO SCHEMA Il Fondo diventerà socio unico dell’istituto e cercherà un acquirente Le risorse finanziera­nno il piano di rilancio

vincere la Commission­e europea? Al Fondo, e al Mef, sono ottimisti. Anche perché al momento, come accennato, alternativ­e non ce ne sarebbero. Quel che è certo è che il precedente Carife potrebbe essere utilizzato per altri salvataggi tra le 16 banche attualment­e in amministra­zione straodinar­ia: da Banca Marche alla Popolare dell’Etruria, anche se in quel caso le somme necessarie potrebbero essere decisament­e superiori. Piuttosto, quel che manca ancora è un quadro normativo certo, visto che l’Italia non ha ancora recepito le direttive relative ai sistemi di garanzia dei depositi (DGSD) e al risanament­o e alla risoluzion­e delle banche (BRRD), che cambierann­o profondame­nte i meccanismi di gestione delle crisi bancarie in tutti i Paesi dell’Eurozona e vedranno rafforzato il ruolo del Fondo.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy