L’aumento sarà sottoscritto dal Fitd Carife, 300 milioni per il salvataggio
di fatto va a sminare una delle situazioni più rischiose dentro al comparto bancario. La banca, commissariata da quasi due anni, con i suoi 6,5 miliardi di attivi a fine 2012 (in base ai dati dell’ultimo bilancio disponibile), 132 filiali e oltre mille addetti, rappresenta da tempo uno dei dossier più scottanti: prima la Popolare di Vicenza e poi Bper hanno valutato l’acquisizione, poi si è ipotizzato un salvataggio da parte della vicina Cassa di Cento, ma nulla è andato in porto. E il tempo sta per scadere, visto che il 27 maggio termineranno i primi due anni di amministrazione straordinaria disposti dalla Banca d’Italia.
In assenza di un cavaliere bianco, le alternative in teoria sono due. O la liquidazione, con il rimborso ai clienti dei depositi fino a 100mila euro (in totale la raccolta protetta di Carife è pari a un miliardo e mezzo) oppure un salvataggio da parte dello stesso soggetto, cioè i Fondo interbancario di tutela dei depositi, che però - in questo caso - se la caverebbe con molto meno, cioè i 300 milioni prospettati. Di qui l’opzione congegnata insieme all’advisor Oliver Wyman, che sarà a carico pro quota di tutte le banche aderenti al Fitd, che è un consorzio, ma che si prospetta comunque come il “male minore”.
Tuttavia, la strada non è priva di incognite. Perché l’intervento su Carife, per certi aspetti, ricalca quello effettuato su Banca Tercas lo scorso anno, costato al fondo 265 milioni. Un’operazione (conclusa con l’acquisizione da parte della Banca Popolare di Bari) finita a sorpresa sotto la lente della Commissione europea: a febbraio, infatti, l’Antitrust ha chiesto chiarimenti riservandosi di valutare se si sia trattato di aiuti di Stato e ponendo nei fatti a rischio il salvataggio stesso. Su Carife, però, il Fondo ha deciso comunque di procedere: perché a differenza di Tercas le risorse stanziate serviranno non a coprire le perdite ma a dotare la banca di quel che occorre per rimettersi in moto, visto che i buchi saranno tappati con il patrimonio dell’istituto. Non solo: in cambio dei 300 milioni il Fondo si troverà in mano una partecipazione (pari al 100%), quanto dovrebbe bastare a configurare il salvataggio come un intervento a tempo e comunque a condizioni di mercato.
Basterà, tutto questo, a con-
LO SCHEMA Il Fondo diventerà socio unico dell’istituto e cercherà un acquirente Le risorse finanzieranno il piano di rilancio
vincere la Commissione europea? Al Fondo, e al Mef, sono ottimisti. Anche perché al momento, come accennato, alternative non ce ne sarebbero. Quel che è certo è che il precedente Carife potrebbe essere utilizzato per altri salvataggi tra le 16 banche attualmente in amministrazione straodinaria: da Banca Marche alla Popolare dell’Etruria, anche se in quel caso le somme necessarie potrebbero essere decisamente superiori. Piuttosto, quel che manca ancora è un quadro normativo certo, visto che l’Italia non ha ancora recepito le direttive relative ai sistemi di garanzia dei depositi (DGSD) e al risanamento e alla risoluzione delle banche (BRRD), che cambieranno profondamente i meccanismi di gestione delle crisi bancarie in tutti i Paesi dell’Eurozona e vedranno rafforzato il ruolo del Fondo.