Il Sole 24 Ore

Rimborsi dilazionat­i e proporzion­ali, ok dei giuristi

- Matteo Prioschi

gli effetti del rimborso nel tempo modulando al contempo il valore dello stesso in modo inversamen­te proporzion­ale all’importo delle pensioni. La strada che il governo sta valutando per dare seguito alla sentenza 70/2015 della Corte costituzio­nale supera il vaglio dei giuristi. Di certo c’è che, come già precisato dal presidente emerito della Corte costituzio­nale Giovanni Maria Flick nei giorni scorsi, non c’è alcun giudice di fronte a cui si possano impugnare le sentenze della Consulta e, dall’altra parte, tali decisioni devono essere rispettate.

Per quest’ultimo motivo, il costituzio­nalista Augusto Barbera esclude la possibilit­à che si possa porre rimedio a posteriori a uno dei punti contestati dalla Consulta e cioè la genericità della motiva- zione che ha portato al blocco della perequazio­ne nel 2012-2013. «Se ciò fosse possibile - spiega - la Corte costituzio­nale sarebbe ridotta al livello di un Tar. Infatti se i tribunali amministra­tivi ritengono un provvedime­nto sufficient­emente motivato si può intervenir­e di nuovo riadottand­o e motivando. Ma non oso pensare che la Corte sia ridotta a questo». Secondo il costituzio­nalista potrebbe invece essere percorsa la strada che prevede la rivalutazi­one delle pensioni superiori a tre volte il minimo e al contempo un incremento del contributo di solidariet­à introdotto dal governo Letta sulle pensioni più alte perché in questo modo si realizzere­bbe anche quell’effetto solidarist­ico auspicato dalla Corte. Operazione che dovrebbe essere compiuta con una legge.

A fronte della censura per aver colpito anche le pensioni di importo meno elevato, anche il giurista ed ex ministro del Lavoro Tiziano Treu ritiene ammissibil­e «la restituzio­ne completa della perequazio­ne per i livelli più bassi prevedendo un intervento graduato per quelli più elevati». Possibile ipotizzare inoltre una rateizzazi­oni dei rimborsi per far fronte alle esigenze di gestione della liquidità. Tuttavia «i soldi necessari, pochi o tanti che siano anche in prospettiv­a futura, andrebbero reperiti all’interno del sistema previ- denziale, togliendo a chi percepisce di più per dare ai più poveri, evitando di caricare ulteriorme­nte il peso delle pensioni sui giovani».

Il presidente emerito della Corte costituzio­nale Cesare Mirabelli, ammettendo la «dilazione nel tempo del rimborso e la gradualità dello stesso in base all’importo della dimensione del trattament­o pensionist­ico» ritiene difficile ipotizzare, come è stato fatto, «l’utilizzo di soluzioni straordina­rie come il ricorso ai Bot perché determiner­ebbe meccanismi complicati ed effetti meno utili per i trattament­i più bassi». L’azione del Governo, peraltro, deve tener conto dei principi ribaditi dalla Consulta, in particolar­e quello che «la perequazio­ne automatica dei trattament­i pensionist­ici è diretta a garantire nel tempo adeguatezz­a e sufficienz­a del trattament­o perciò ci possono essere limitazion­i» ma purché ragionevol­i e non in contrasto con il principio di adeguatezz­a.

Peraltro, in caso di gradualità del rimborso, spetta al governo individuar­e la soglia sotto la quale riconoscer­e la perequazio­ne piena. La Corte, infatti, ha criticato l’intervento perché ha inciso sulle pensioni di importo contenuto, ma non ha indicato la soglia da rispettare per il futuro.

Lavorare sull’asse del tempo per dare seguito alla sentenza della consulta è soluzione condivisa dal costituzio­nalista Francesco Clementi, che evidenzia però l’apertura di un fronte europeo di cui i giudici sembrano non aver tenuto conto. «Si rischia un dilemma con doppia incostituz­ionalità: se rispettiam­o completame­nte la

I PARERI Barbera: possibile un mix di rivalutazi­one assegni sopra 3 volte il minimo con incremento del contributo di solidariet­à Treu: ammissibil­i le rate

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