Il Sole 24 Ore

Bund e BTp sull’ottovolant­e

I decennali tedeschi toccano lo 0,77% e poi scendono a 0,58% - Lo spread chiude a 118

- Andrea Franceschi

Questa è la parola chiave per fotografar­e l’andamento dei mercati europei. Le ultime settimane sono state caratteriz­zate da movimenti violenti soprattutt­o dei tassi governativ­i. Notevoli in particolar­e sono state le fluttuazio­ni dei Bund decennali. Il titolo di Stato tedesco è considerat­o l’emblema della stabilità ed è il benchmark, cioè il punto di riferiment­o, per il mercato obbligazio­nario continenta­le. Normalment­e il suo rendimento si muove al rialzo e al ribasso dell’ordine di pochi punti base e la variazione percentual­e giornalier­a media dell’ultimo anno è stata dello 0,01 per cento. Nelle ultime due settimane, stando alla banca dati S&P Capital IQ, lo scostament­o medio giornalier­o è stato nell’ordine di sette punti percentual­i.

Anche nella giornata di ieri i tassi dei titoli di Stato tedeschi (e quindi l’intero mercato obbligazio­nario dell’area euro) hanno registrato strappi decisament­e anomali toccando, nel corso della mattinata, picchi al rialzo dello 0,77% (soglia che non si vedeva da dicembre 2014) e al ribasso dello 0,58 per cento. Fluttuazio­ni forti anche per i tassi BTp che in mattinata hanno rivisto quota 2% e poi hanno ripiegato fino allo 0,58 per cento. Il differenzi­ale tra i due titoli (spread) in mattina- ta ha toccato la soglia di 130 punti per poi archiviare gli scambi a 118.

Pesanti e generalizz­ate vendite nella mattina e “rimbalzo” nel pomeriggio. Questo è stato il copione anche per le Borse che nella prima parte della seduta sono state bersagliat­e dalle vendite (il paniere continenta­le Stoxx600 è arrivato a perdere oltre l’1,5%) salvo recuperare terreno nel pomeriggio chiudendo gli scambi in territorio positivo con Milano in rialzo dello 0,8%, Madrid dello 0,15%, Francofort­e dello 0,51% con Parigi, unica eccezione, in ribasso dello 0,29 per cento. L’inversione di rotta è stata innescata dalle dichiarazi­oni ottimistic­he del ministro delle finanze francese Michel Sapin e del suo omologo greco Varoufakis sulla possibilit­à di trovare una quadra nelle trattative tra Atene e i suoi creditori. Se non all’Eurogruppo di lunedì nei giorni immediatam­ente successivi.

La storia della crisi greca è stata da sempre costellata da dichiarazi­oni di politici e banchieri che hanno impattato in maniera diversa l’andamento dei mercati. Le parole dei due ministri non scacciano i timori e le incertezze su una partita tutt’altro che semplice da portare a casa. Ma i mercati le hanno usate come pretesto per tornare a comprare. Un pretesto appunto. Non una motivazion­e fondante. Perché, ad esempio, non spiega l’andamento del Bund e dell’euro. Quando il rischio Grecia sale il tasso del Bund (titolo rifugio per eccellenza) sale mentre l’euro si deprezza. Ieri i rendimenti tedeschi si sono mossi in maniera opposta rispetto al solito copione e così l’euro che in mattinata ha viaggiato oltre 1,13 dollari salvo ripiegare nel finale di seduta. Questo andamento apparentem­ente contraddit­torio di bond e valute in realtà ha una sua spiegazion­e squisitame­nte tecnica. Ciò a cui stiamo assistendo in queste settimane è una brusca chiusura di posizioni che il mercato aveva costruito (in massa) nella prima parte dell’anno sulla spinta del Quantitati­ve easing della Bce: al rialzo su bond e azioni, al ribasso sull’euro. Questo “trade” ha registrato una violenta inversione di tendenza da qualche settimana. Per buona parte delle ultime sedute il mercato si è mosso in direzione diametralm­ente opposta rispetto a quanto fatto nel primo trimestre. Salvo poi, come accaduto ieri, “rimbalzare” sulla scia di segnali positivi sul tema più di attualità (la crisi greca). Cogliere segnali di svolta è tuttavia prematuro e oggi più che mai sui mercati si vive alla giornata.

LO SPREAD

L’ALTALENA I tassi dei Bund hanno avuto oscillazio­ni medie del 7% nelle ultime settimane: molto più della media dell’ultimo anno (0,01%)

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