Lo scudo del lungo termine: ecco come l’Italia «sfrutta» il Qe
«Non ho mai visto un’oscillazione così violenta, venti punti sù e poi venti punti giù in poche ore», ha detto ieri un trader in titoli di Stato. «Non ho mai visto così tanti bond “core” a tassi negativi e tanti BTp ai minimi storici», si è lamentato un fondo pensione. Tempi eccezionali. Ma la politica di gestione del debito pubblico non si è fatta attendere nel cogliere questa opportunità storica e «congelare» un costo della raccolta incredibilmente conveniente, spalmandolo su più anni. Nei primi quattro mesi dell’anno, le aste di BTp a 15 anni sono salite a 12,7 miliardi (erano 3,6 nel 2014 e 9 nel 2013). Le aste dei BTp a 30 anni finora quest’anno sono state pari a 8,2 miliardi. Vanno sommate le vendite di BTp a 15 e 30 anni indicizzati all’inflazione europea per 1,8 miliardi. Inoltre in questi primi mesi dell’anno il Tesoro ha messo a segno tre collocamenti privati di BTp scadenza 2029 (rendimento 1,771%), 2032 (2%) e 2028 (1,666%) per 1,5 miliardi. Il costo medio all’emissione è calato attorno allo 0,80% nei primi mesi dell’anno, un record (la metà rispetto al 2014).
Anche la vita media all’emissione dei titoli di Stato è salita finora quest’anno a livelli senza precedenti, stando agli studiosi della materia: nel quadrimestre, la vita media dei titoli di Stato a medio-lungo in asta e nei collocamenti privati dovrebbe aver superato 9,5 anni (un primato contro i 7,1 anni dello stesso periodo 2014). Ma allungare la vita media di tutto lo stock dei titoli di Stato in circolazione - lievitati dai 1.200 miliardi del 2005 ai 1.800 miliardi di quest’anno - non è facile, fa notare Chiara Cremonesi, strategist di Unicredit che prevede per quest’anno un allungamento a 6,6 anni della vita media del debito pubblico dagli attuali 6,4 anni (nel caso di vita media all’emissione di 8,5 anni). Il debito pubblico potrebbe allungarsi fino a 6,8 anni quest’anno nel caso di vita media all’emissione di 10 anni, un obiettivo molto ambizioso. La vita media del debito pubblico si è allungata fino al 2010 e poi da allora si è accorciata, colpa la crisi del debito sovrano europeo: quest’anno questa tendenza negativa sarà invertita. Il mercato si attende una riduzione dello stock dei BoT (finora quest’anno secondo le stime di Radiocor ne sono stati emessi 57,72 miliardi contro i 61,28 in scadenza e senza contare l’ultima emissione del 2014 che regola nel 2015). Il Tesoro è anche ricorso già al concambio: ha tolto dalla circolazione 1,6 miliardidi BTP con vita residua sotto i 2 anni, che non vengono acquistati dalla Bce, per metterne in circolazione a 10 anni. E ha collocato 9,4 miliardi di BTP Italia a 8 anni contro 4 e 6 anni delle emissioni precedenti.
I tempi sono eccezionali: l’effetto distorsivo del quantitative easing (che c’è stato anche negli Usa e Inghilerra) è amplificato per la Bce dalle politiche fiscali nell’Eurozona orientate alla riduzione dei deficit (si produce meno debito pubblico di questi tempi, emissioni nette di titoli di Stato risicate). I trader sono atterriti da una illiquidità spaventosa e la conseguente volatilità. Il Tesoro, ai fini della gestione del debito pubblico, teme Grexit e deflazione: ma il ritorno dell’inflazione, se anche dovesse portare alla fine del QE, accompagnata da crescita sarebbe la cosa migliore, sarebbe il ritorno alla normalità.