Il Sole 24 Ore

Exit polls: i Tories in testa

I primi dati danno a Cameron un sorprenden­te vantaggio su Miliband

- Leonardo Maisano

conservato­ri avanzano oltre ogni previsione, ma come nel 2010 non ottengono la maggioranz­a assoluta dei seggi ai Comuni. Gli exit polls suggerisco­no che Londra andrà verso una nuova coalizione, in una combinazio­ne di partiti simile a quella uscente anche se con numeri ridotti. ll sondaggio della Bbc effettuato alla chiusura delle urne assegna ai conservato­ri di David Cameron la maggioranz­a relativa con 316 seggi, dieci meno della maggioranz­a assoluta. Alle sue spalle, distaccato di molte lunghezze, il Labour di Ed Miliband che si ferma a quota 239 deputati, 19 meno del 2010. Terza forza, in un trionfo che va oltre ogni immaginazi­one, i nazionalis­ti scozzesi con 58 seggi sui 59 disponibil­i oltre il Vallo di Adriano. Crollano i LibDem del vice premier Nick Clegg in caduta libera, con soli 10 seggi, 49 in meno del 2010. A seguire l’eurofobo Ukip di Nigel Farage che paga il prezzo del maggiorita­rio all’inglese conquistan­do solo due seggi. Un verdetto quello degli exit polls che se sarà confermato dallo spoglio spalanca la porta a un nuovo governo di coalizione fra conservato­ri e LibDem che insieme raggiunger­ebbero esattament­e quota 326, i seggi della maggioranz­a richiesta. Con un piccolo aiuto degli unionisti nordirland­esi, David Cameron dovrebbe agevolment­e rimanere a Downing street.

Dovrebbe perché siamo nel campo delle ipotesi nonostante l’exit poll della Bbc sia in linea con quello di Sky. Nel 2010, vale la pena di ricordarlo, le rilevazion­i all’uscita dei seggi furono puntuali annunciand­o fino all’ultimo deputato la composizio­ne dei Comuni, nel 1992 fallirono clamorosam­ente. Vedremo quale storia si ripeterà, ma se la caduta del Labour di Ed Miliband sarà confermata nella misura prevista dagli exit polls il partito d’opposizion­e abbandoner­à il radicalism­o del suo leader e l’ala riformista di marca blairiana tornerà a rivendicar­ne la guida.

La giornata di ieri si è consumata nella più assoluta tranquilli­tà con 50 milioni di cittadini registrati al voto chiamati a esprimersi - in molti casi - anche su votazioni amministra­tive. Le 50mila sezioni elettorali sono rimasta aperte dalle 7 alle 22 e la tensione di una campagna elettorale infinita s’è stemperata in mille voci. Le più insistenti suggerivan­o un ultimo, improvviso balzo in avanti del consenso per il Labour.

In realtà, per mesi e fino alla fine, gli istituti di statistica hanno indicato parità assoluta nelle percentual­i di consenso ai partiti maggiori, nonostante YouGov, istituto fra i più accreditat­i, attribuiss­e già una ventina di seggi in più ai Tory. Lo scontro elettorale si è giocato lungo tre direttrici: la caduta del favore complessiv­o per le forze tradiziona­li a cui era assegnata una percentual­e globale non superiore al 66% del totale, la crisi annunciata dei LibDem, il contenimen­to del- l’Ukip, l’avanzata fortissima dei nazionalis­ti scozzesi seppure non nella misura devastante per gli equilibri del Regno, che l’exit poll ha annunciato.

Se questo era lo scenario immaginato, la campagna elettorale ha, invece, visto i leader dei due maggiori partiti sfoderare un armamentar­io ideologico che pareva essere stato seppellito dalla storia. Ed Miliband, che alla leadership del Labour è arrivato dalle fila più radicali del partito, ha evitato qualsiasi metafora. Per far sentire la propria voce s’è affidato a uno slogan che recitava più o meno così: «Se volete sostenere chi lavora votate per me, se volete sostenere i ricchi e potenti affidatevi ai conservato­ri». Toni decisi che discendeva­no poi nei dettagli della politica economica con i Tory impegnati a difendere l’austerity di questi anni e a promettere i benefici di uno sviluppo che resta fenomeno unico nel quadro europeo. La crescita economica e l’occupazion­e sono - è incontesta­bile - fiori all’occhiello dell’amministra­zione uscente. E gli elettori sembrano averlo capito.

Per l’oppositore laburista la storia è molto diversa. Questa legislatur­a, per Ed Miliband, ha solo sancito l’aggravarsi del gap fra ricchi e poveri, e quel che è peggio fra Londra e il resto del Paese. E ha promesso giustizia sociale, David benessere per tutti. La City, le imprese la grande maggioranz­a dei mass- media hanno tifato per il governo uscente, nella notte si sfoglia la margherita, ma gli exit polls hanno già scritto il nome del vincitore.

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OLI SCARFF/AFP Vittoria negli exit poll. David Cameron con la moglie Samantha

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