I padiglioni delle Regioni senza un briciolo di idee
Per Lombardia e Sicilia solo due stanzette spoglie
Ci sono concept e concept. I paragoni sono sempre odiosi, ma le regioni italiane escono malissimo da questo primo round dell’Expo. Il modello è Israele, un padiglione con un percorso narrativo intelligente, accattivante e sintetico. Prima regola: avere delle cose da dire. Seconda: scegliere un metodo e un testimonial per far passare (senza annoiare) i concetti base sull’agricoltura e l’alimentazione sostenibile. Israele raccoglie i visitatori per gruppi sulla soglia del padiglione (attesa massima dieci minuti) per poi accompagnarli lungo un percorso che non superi i 15 minuti. Il fatto che la madrina e guida sia l’attrice Moran Atias è solo un dettaglio. Impossibile sfuggire alle immagini che scorrono sul maxischermo: i suoni, i colori e la fascinosa testimonial nei panni della rappresentante di una famiglia di agricoltori che sperimenta e innova catturano l’attenzione.
Padiglione Lombardia: un solo locale, si entra e su uno schermo grande quanto una tv al plasma scorrono le immagini della Franciacorta. Il volume è basso, quasi impossibile concentrarsi sui testi. Tutt’intorno quattro persone chiacchierano tra loro in un continuo adirivieni. Ci sono delle sedie e quattro tavoli che riproducono il simbolo camuno, logo della Regione, mentre su uno schermo laterale Teodolinda e Virgilio narrano a un volume impercettibile la genesi dell’epopea lombarda. Il primo piano è sbarrato, ma Fabrizio Sala, l’assessore della Regione Lombardia all’Expo, ci spiega «che è riservato esclusivamente agli incontri business to business». Aggiunge: «Da poco si è conclusa una chiacchierata tra il governatore Roberto Maroni e una delegazione nepalese: Infrastrutture lombarde (società in house della Regione Lombardia con i vecchi dirigenti inquisiti della magistratura, Ndr) sarà in prima linea nei lavori di ricostruzione del Paese asiatico colpito dal sisma». Sui concept del padiglione Sala minimizza: «Sono solo dei link temporanei, la vera e propria inaugurazione ci sarà il 29 maggio. E dal 15 partiranno una raffica di incontri d’affari tra imprese italiane e le delegazioni straniere». L’assessore precisa che i temi veicolati dal padiglione Lombardia – da Teodolinda alle vigne della Franciacorta – sono il prodotto della società Explora, una partecipata da Camera di Commercio di Milano, Finlombarda con il 20% ed Expo 2015. Ma è lui stesso ad ammettere che «i vertici sono stati azzerati una settimana prima dell’inaugurazione di Expo».
Explora nasce nel 2013 per rilanciare l’offerta turistica del territorio lombardo in vista della Esposizione universale. Con una presentazione in pompa magna officiata da Bobo Maroni nel 2013 a bordo della Amerigo Vespucci.
Inutile proporre a Sala il paragone tra il padiglione israeliano e quello lombardo. L’assessore taglia corto: «Il nostro è costato 2,5 milioni, quello israeliano 55 milioni». Misure non comparabili, è vero. Ma le idee e i concetti costano infinitamente meno del cemento. Per averne la controprova basta allungare di trecento metri e guadagnare il biocluster Mediterraneo affidato alla cura e ai fondi della Regione Siciliana. Costo dell’operazione: tre milioni non ancora versati nelle casse dell’Expo. Mercoledì i siciliani hanno gettato la spugna elencando una serie di motivazioni discutibili: manca la segnaletica, il collegamento internet, la copertura del palco. Ieri ci hanno ripensato. In realtà, chiunque si fosse avventurato nei giorni scorsi nel biocluster mediterraneo, uno slargo sul quale si affacciano Paesi come Algeria, Serbia, Malta, Albania, San Marino di cui la Sicilia avrebbe dovuto essere capofila, si è trovato di fronte un deserto attraversato sporadicamente da Vittorio Sgarbi e dall’attrice francese Carole Bouquet, produttrice di passito a Pantelleria. Non un’idea, un’intuizione, un percorso con un minimo di interesse, tranne che si vogliano contrabbandare come idee le teglie con le pizze, le conserve in bella mostra e una sfilza di bottiglie di vino. Dice Sara Sufi, una studentessa universitaria albanese: «I siciliani? Mangiano, bevono e ballano».
Il governatore isolano continua a distinguere il fallimento del biocluster con il promettente debutto di quello che lui pomposamente chiama «padiglione Sicilia», un luogo in cui – secondo Crocetta – «si fanno affari tra le aziende siciliane e le delegazioni straniere». Nessuno ha avuto il coraggio di informarlo che il padiglione Sicilia è in realtà una stanzetta di tre metri per tre con i volti visibilmente contrariati delle divinità elleniche Kore e Demetra.
LA DIFESA L’assessore Sala: abbiamo budget limitati e useremo i nostri spazi per incontri business con le delegazioni