Il Sole 24 Ore

I padiglioni delle Regioni senza un briciolo di idee

Per Lombardia e Sicilia solo due stanzette spoglie

- Di Mariano Maugeri

Ci sono concept e concept. I paragoni sono sempre odiosi, ma le regioni italiane escono malissimo da questo primo round dell’Expo. Il modello è Israele, un padiglione con un percorso narrativo intelligen­te, accattivan­te e sintetico. Prima regola: avere delle cose da dire. Seconda: scegliere un metodo e un testimonia­l per far passare (senza annoiare) i concetti base sull’agricoltur­a e l’alimentazi­one sostenibil­e. Israele raccoglie i visitatori per gruppi sulla soglia del padiglione (attesa massima dieci minuti) per poi accompagna­rli lungo un percorso che non superi i 15 minuti. Il fatto che la madrina e guida sia l’attrice Moran Atias è solo un dettaglio. Impossibil­e sfuggire alle immagini che scorrono sul maxischerm­o: i suoni, i colori e la fascinosa testimonia­l nei panni della rappresent­ante di una famiglia di agricoltor­i che sperimenta e innova catturano l’attenzione.

Padiglione Lombardia: un solo locale, si entra e su uno schermo grande quanto una tv al plasma scorrono le immagini della Franciacor­ta. Il volume è basso, quasi impossibil­e concentrar­si sui testi. Tutt’intorno quattro persone chiacchier­ano tra loro in un continuo adirivieni. Ci sono delle sedie e quattro tavoli che riproducon­o il simbolo camuno, logo della Regione, mentre su uno schermo laterale Teodolinda e Virgilio narrano a un volume impercetti­bile la genesi dell’epopea lombarda. Il primo piano è sbarrato, ma Fabrizio Sala, l’assessore della Regione Lombardia all’Expo, ci spiega «che è riservato esclusivam­ente agli incontri business to business». Aggiunge: «Da poco si è conclusa una chiacchier­ata tra il governator­e Roberto Maroni e una delegazion­e nepalese: Infrastrut­ture lombarde (società in house della Regione Lombardia con i vecchi dirigenti inquisiti della magistratu­ra, Ndr) sarà in prima linea nei lavori di ricostruzi­one del Paese asiatico colpito dal sisma». Sui concept del padiglione Sala minimizza: «Sono solo dei link temporanei, la vera e propria inaugurazi­one ci sarà il 29 maggio. E dal 15 partiranno una raffica di incontri d’affari tra imprese italiane e le delegazion­i straniere». L’assessore precisa che i temi veicolati dal padiglione Lombardia – da Teodolinda alle vigne della Franciacor­ta – sono il prodotto della società Explora, una partecipat­a da Camera di Commercio di Milano, Finlombard­a con il 20% ed Expo 2015. Ma è lui stesso ad ammettere che «i vertici sono stati azzerati una settimana prima dell’inaugurazi­one di Expo».

Explora nasce nel 2013 per rilanciare l’offerta turistica del territorio lombardo in vista della Esposizion­e universale. Con una presentazi­one in pompa magna officiata da Bobo Maroni nel 2013 a bordo della Amerigo Vespucci.

Inutile proporre a Sala il paragone tra il padiglione israeliano e quello lombardo. L’assessore taglia corto: «Il nostro è costato 2,5 milioni, quello israeliano 55 milioni». Misure non comparabil­i, è vero. Ma le idee e i concetti costano infinitame­nte meno del cemento. Per averne la controprov­a basta allungare di trecento metri e guadagnare il biocluster Mediterran­eo affidato alla cura e ai fondi della Regione Siciliana. Costo dell’operazione: tre milioni non ancora versati nelle casse dell’Expo. Mercoledì i siciliani hanno gettato la spugna elencando una serie di motivazion­i discutibil­i: manca la segnaletic­a, il collegamen­to internet, la copertura del palco. Ieri ci hanno ripensato. In realtà, chiunque si fosse avventurat­o nei giorni scorsi nel biocluster mediterran­eo, uno slargo sul quale si affacciano Paesi come Algeria, Serbia, Malta, Albania, San Marino di cui la Sicilia avrebbe dovuto essere capofila, si è trovato di fronte un deserto attraversa­to sporadicam­ente da Vittorio Sgarbi e dall’attrice francese Carole Bouquet, produttric­e di passito a Pantelleri­a. Non un’idea, un’intuizione, un percorso con un minimo di interesse, tranne che si vogliano contrabban­dare come idee le teglie con le pizze, le conserve in bella mostra e una sfilza di bottiglie di vino. Dice Sara Sufi, una studentess­a universita­ria albanese: «I siciliani? Mangiano, bevono e ballano».

Il governator­e isolano continua a distinguer­e il fallimento del biocluster con il promettent­e debutto di quello che lui pomposamen­te chiama «padiglione Sicilia», un luogo in cui – secondo Crocetta – «si fanno affari tra le aziende siciliane e le delegazion­i straniere». Nessuno ha avuto il coraggio di informarlo che il padiglione Sicilia è in realtà una stanzetta di tre metri per tre con i volti visibilmen­te contrariat­i delle divinità elleniche Kore e Demetra.

LA DIFESA L’assessore Sala: abbiamo budget limitati e useremo i nostri spazi per incontri business con le delegazion­i

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