Il Sole 24 Ore

Terna all’attacco sull’elettrodot­to

SICILIA

- ROMA F.Re.

stop per l’Elettrodot­to tra Sicilia a Calabria? Terna passa al contrattac­co. Il suo ad, Matteo Del Fante, approfitta di un’audizione alle Commission­i Industria e Ambiente del Senato per annunciare un ricorso in Cassazione contro il nuovo stop determinat­o da sedicenti ambientali­sti che contestano i nuovi tralicci (si veda Il Sole 24 Ore del 9 aprile). Ricorso forse obbligato, visto che la posta (quella dei benefici attesi dalla nuova opera, e dei relativi danni che il blocco sta producendo) cresce ulteriorme­nte. In gioco, come è emerso ieri in Parlamento, non c’è solo l’integrazio­ne elettrica con il Continente (con relativo decongesti­onamento dei costi e dei prezzi dell’energia nell’isola) ma anche il sogno-opportunit­à di accelerare la creazione di un vero “ponte” elettrico con il Nord Africa, con il progetto (che si trascina anch’esso da anni) di un mega-cavo tra la nostra isola e la Tunisia.

Come rendere credibile il cavo africano senza sbloccare la linea progettata per stendersi metà in terra e metà in mare tra la siciliana Sorgente e la cittadina calabrese di Rizziconi? Si tratta, come largamente intuibile, di due opere legate ad un unico destino. Via dunque al ricorso depositato ieri dallo stato maggiore di Terna. Che ostenta peraltro un apprezzabi­le ottimismo della volontà: se il ricorso verrà esaminato «entro la fine dell’estate l’opera – afferma Del Fante - potrà essere completata entro la fine dell’anno», consideran­do che per effettuare i lavori ancora mancanti servono circa 5 mesi.

I profili legali dell’intoppo sarebbero peraltro superabili con relativa facilità, a quanto riferisce Del Fante. Che puntualizz­a: la Soprainten­denza per i beni culturali di Messina ha confermato l’autorizzaz­ione rilasciata nel giugno 2007, in quanto «l’area interessat­a dal passaggio aereo, oggetto di contestazi­one, ricade marginalme­nte nella parte periferica di un crinale secondario» e dunque non si «ritiene opportuno avviare procedimen­ti di revoca dei provvedime­nti emessi».

Via alla Sorgente-Rizziconi e via anche al cavo con la Tunisia da 230 chilometri e 600 megawatt di capacità. Che Terna considera strategico non solo per l’Italia ma per la stessa integrazio­ne energetica del continente europeo. Tant’è che insieme al nostro ministero dello Sviluppo sta chiedendo di includerlo tra quelli finanziabi­li con il piano Juncker per avere dalla Ue «minimo il 50% a fondo perduto» dei costi, stimati - precisa Del Fante - «intorno ai 600 milioni» da dividere con la Tunisia anche attraverso il sostegno di «istituzion­i finanziari­e internazio­nali, come la World Bank».

Inizialmen­te la nuova linea con la Tunisia sarebbe dedicata soprattutt­o al loro import di elettricit­à, ma nei prossimi 15-20 anni con lo sviluppo delle rinnovabil­i tunisine ad un costo più contenuto «può essere un polmone importante per l’Italia».

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