Il Sole 24 Ore

Stop vitalizi ai parlamenta­ri condannati

Sì di Camera e Senato al taglio per pene sopra i due anni per reati gravi - Esclusi i riabilitat­i

- Mariolina Sesto

una lunga discussion­e negli Uffici di Presidenza di Camera e Senato, è arrivata la decisione finale: deputati e senatori con condanne superiori a due anni per reati di mafia, terrorismo e contro la Pubblica amministra­zione non riceverann­o più l’assegno vitalizio.

Alla Camera hanno votato a favore Pd, Sel, Scelta Civica, Fratelli d’Italia e Lega. Non hanno partecipat­o al voto Forza Italia, M5S e Ap, anche se gli esponenti di Ncd e Udc, pur non partecipan­do al voto, sono rimasti in aula, mentre azzurri e pentastell­ati sono usciti fuori al momento del voto. È stato necessario uno sforzo maggiore al Senato, dove i numeri nell’ufficio di presidenza sono più stretti. M5S e Gal (Grandi autonomie e Libertà) hanno votato contro, mentre Forza Italia ha abbandonat­o la riunione. A favore si sono espressi Pd, Sel, Lega. Alla fine la delibera passa con soli 8 voti favorevoli su 19. Meno della metà ma passa. opposte le ragioni di chi si è detto contrario: per i Cinque stelle la delibera è «una farsa che non colpisce gli amici dei partiti», mentre per Fi sarebbe servita una legge e non una delibera che è esposta al rischio di bocciatura da parte della Corte costituzio­nale. La Lega vota sì ma si dice delusa perché avrebbe voluto l’abolizione tout court dell’istituto del vitalizio.

Con le delibere-fotocopia approvate dall’ufficio di Presidenza della Camera e del Consiglio di presidenza del Senato a partire da 60 giorni da oggi cesseranno le erogazioni dei vitalizi e delle pensioni a favore dei parlamenta­ri che risultano condannati a reati gravi: oltre a quelli per mafia, corruzione, contro la Pa, tutti quelli che prevedono una pena superio- re ai 6 anni. Un limite che allarga di due anni le maglie previste dalla legge Severino per l’incandidab­ilità, e che fa rientrare anche i reati come la frode fiscale, ma che d’altro canto esclude altri reati significat­ivi, come ad esempio quello di finanziame­nto illecito ai partiti, che non rientra nella norma solo per un anno, o l’abuso d’ufficio. Alle condanne definitive le delibere aggiungono anche i casi di patteggiam­ento, sempre in relazione agli stessi reati. E, particolar­e non di poco conto, l’abolizione viene revocata in caso di riabilitaz­ione del parlamenta­re.

Dopo il via libera delle delibere, Camera e Senato procederan­no con gli accertamen­ti, in pratica attivandos­i con i casellari giudiziari. La cancellazi­one non sarà applicata agli assegni di reversibil­ità per i parlamenta­ri deceduti prima dell’entrata in vigore delle delibere. Le norme, viene specificat­o nel testo, non sono retroattiv­e. Dunque, «per i deputati cessati dal mandato e già condannati in via definitiva, la cessazione dell’erogazione dei vitalizi decorre dal momento dell’entrata in vigore della presente deliberazi­one».

Esulta la presidente della Camera, Laura Boldrini: «Non è giusto continuare a erogare denaro pubblico a quanti, con il loro comportame­nto, non hanno tenuto fede all’impegno di “disciplina e onore” richiesto dalla Costituzio­ne a chi ricopre cariche pubbliche. Sono queste le risposte che la buona politica deve ai tanti cittadini che esigono correttezz­a, ri- gore e onestà dai loro rappresent­anti». E il presidente del Senato Pietro Grasso sintetizza: «Un segnale forte, significat­ivo e concreto delle istituzion­i ai cittadini. Un bel segnale».

L’elenco dei parlamenta­ri condannati che rischiano di perdere il vitalizio comprende diversi nomi illustri: dall’ex premier Silvio Berlusconi a Cesare Previti, da Marcello Dell’Utri a Toni Negri. Per cifre che vanno da poco meno di 2mila euro a 8mila euro al mese. L’Idv che da tempo porta avanti la battaglia per lo stop dei vitalizi ha messo a punto un instant book che “racconta” cosa sono i vitalizi e chi, ad oggi, tra gli ex parlamenta­ri condannati li riceve. Si parte da Silvio Berlusconi. Condannato per frode fiscale nel processo sui diritti Mediaset, secondo quanto ricostruit­o dall’Idv percepisce un vitalizio da 8mila euro, il più alto di tutti. Lui è uno dei nomi eccellenti che rischia di vedersi ritirare questo “privilegio previdenzi­ale”. Per Marcello Dell’Utri, l’anno scorso, la Cassazione ha confermato in via definitiva la condanna a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazio­ne mafiosa: percepisce un assegno mensile da 4.985 euro. Condannato per corruzione in atti giudiziari Cesare Previti, ex senatore ed avvocato del Cavaliere, percepisce invece 4.235 euro. Mentre non rischia di perdere il vitalizio Cirino Pomicino, condannato in via definitiva a 1 anno e 8 mesi di reclusione per finanziame­nto illecito ai partiti.

LE «VITTIME» A rischio gli assegni previdenzi­ali a Berlusconi, Dell’Utri, Previti, Toni Negri. Non rientra fra gli esclusi Cirino Pomicino

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