Il Sole 24 Ore

Dalle pensioni alla scuola, per Renzi la sfida delle regionali parte in salita

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Che siamo in campagna elettorale lo segnalava la presenza di Grillo a Roma. Ieri il leader del Movimento è tornato sulla scena, anzi, sul luogo per eccellenza della politica: in piazza Montecitor­io. Da lì ha cominciato a dare i suoi slogan per questa competizio­ne su ciascuno dei temi oggi sul tavolo. Sulla scuola, per esempio, ha chiesto di trasferire 500 milioni di risorse dalla scuola privata alla pubblica, sugli immigrati ha chiesto l'impegno della Ue a una ripartizio­ne in quote tra i 28 Paesi e sui vitalizi ha lanciato il “richiamo della foresta”: un ritorno alle origini fuori dal Parlamento che fa provvedime­nti-beffa come quello di ieri sulle pensioni dei condannati. Ha aggiunto anche la Rai e la proposta di vendita di due reti su tre. Infine, ha stoppato il rassemblem­ent a sinistra definendo Civati, che ci sta provando, una «mezza calza». Insomma, Grillo è già al fronte e scommette in una risalita dopo la discesa delle europee confermata dalle ultime votazioni in due regioni, Emilia e Calabria.

Matteo Renzi, invece, non aveva previsto che la campagna elettorale si facesse sulle pensioni. La sentenza della Consulta non solo è una mina sui conti pubblici - ed espone l’Italia al rischio di procedura della Ue - ma disegna i contenuti della prossima competizio­ne. Anche se è regionale, comunque i 5,5 milioni di pensionati interessat­i dalla sentenza della Corte e precedente­mente colpiti dal blocco dell’indicizzaz­ione, sono una platea di tutto rilievo. Non solo. Il modo in cui deciderà e si comporterà il Governo diventa un segnale per tutti i 18 milioni di pensionati che sono il grosso del bacino elettorale del Paese. E del Pd, soprattutt­o, che nell’ultima elezione nazionale del 2013 aveva trovato nei pensionati il 35,3% del consenso. Dato che si è mantenuto anche nelle europee del 2014 che, secondo l’analisi di Marco Maraffi di Itanes, sono cresciuti di quasi 10 punti. Insomma, un “blocco sociale” che Renzi non può permetters­i di trascurare ora. E dunque il primo atto concreto di questa campagna elettorale sarà la decisione del Governo su come, quanto e quando restituire il “maltolto”.

L’altro terreno su cui si giocano le elezioni regionali è la scuola. Fresco di sciopero, Renzi ha deciso di recuperare, aprire alla trattativa anche perché questo è davvero il suo “nervo” sociale scoperto. Scoperto soprattutt­o con i 5 Stelle che hanno saputo parlare al mondo degli insegnanti come raccontano sempre le elezioni 2013, il 28% ha votato per Grillo contro il 20% che scelse il Pd di Bersani. Era andata già male ma al premier è andata peggio perché alle europee del 2014, l’unica categoria sociale in cui ha perso consenso (oltre agli autonomi) sono stati gli insegnanti. In sostanza, Renzi è stretto da Grillo sulla scuola e sulle pensioni da Salvini. Vantaggi dell’opposizion­e che può promettere perché non deve fare i conti con il debito pubblico, il rapporto deficit/Pil e una Commission­e Ue che minaccia procedure d’infrazione.

Resta l’altro grande fronte, quello degli immigrati. I nuovi sbarchi possono fare molto male al Governo che non ha risolto gran- ché con l'Europa, soprattutt­o sulla ripartizio­ne dei profughi. Alla fine, servirà a ben poco la norma decisa ieri di negare i vitalizi ai politici condannati. Sarà una bandierina e nient’altro di fronte ai temi di queste elezioni che sono ben più pesanti. Incluso il giudizio che attende il premier su economia e occupazion­e. I dati Istat sono alterni sul lavoro mentre peserà il Jobs act deciso da Renzi. Insomma, un anno fa era il tempo degli 80 euro. Quest’anno è l’ora di tesoretti spazzati da una sentenza della Corte.

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