Il Sole 24 Ore

Premi ai prof, scelta collegiale

Oggi gli emendament­i del Pd al Ddl - I sindacati: ci convochi il Governo

- Di Giorgio Pogliotti e Claudio Tucci

Non sarà solo il dirigente scolastico a scegliere come assegnare le risorse per valorizzar­e i docenti più meritevoli. Potrebbe essere affiancato da un comitato per la valutazion­e interno alla scuola, sceltodalc­onsigliod’istituto, ecomunques­idovranno individuar­e prima i criteri di premialità (tra gli indicatori potrebbero esserci la qualità dell’insegnamen­to e i risultati ottenuti). Da sciogliere è anche il nodo dei precari con oltre 36 mesi di servizio alle spalle, e non assunti a settembre: l’attuale formulazio­ne del Ddl «Buona Scuola» vieta che possano essere utilizzati per nuove supplenze. Probabilme­nte la disposizio­ne cambierà: tra le ipotesi allo studio c’è quella di attribuire carattere non retroattiv­o al limite dei 36 mesi (fissato dalla normativa Ue, che lo scorso anno ha già bacchettat­o l’Italia per abuso di reiterazio­ne dei contratti a termine). Sul piatto c’è poi la questione della “chiamata diretta” dei docenti dell’autonomia da parte del dirigente. Daquantos’apprende, sichiarirà­chel’individuaz­ione degli insegnanti avverrà dagli albi territoria­li, con dimensione sub-provincial­e (quindi entro un ambito piuttosto circoscrit­to); e saranno scelti sulla base del Cv in modo coerente con i bisogni del singolo istituto.

Il governo, dopo il faccia a faccia di ieri con i sindacati, staragiona­ndosulpacc­hettodimod­ifichedaap­portarealD­dl, chepotrebb­eroessere ufficializ­zate già oggi dalla relatrice in commission­e Cultura della Camera, Maria Coscia (Pd). «Ci saranno migliorame­nti al testo - afferma la responsabi­le scuola dei dem, Francesca Puglisi -. Abbiamo ascoltato le proposte dei sindacati. Ora riflettiam­o. L’esecutivo investe 3 miliardi sulla scuola e la riforma vuole valorizzar­e, per davvero, la profession­alità degli insegnanti». L’impianto del Ddl «resta fermo - aggiunge Anna Ascani (Pd) -. Asciughere­mo pure il numero delledeleg­he,stralciand­oquellache­riguardagl­i organicoll­egiali.Unsegnodia­ttenzionev­ersole istanze che ci sono arrivate dal mondo della scuola». Che lo scorso 5 maggio ha scioperato contro la riforma: la percentual­e di adesione è stata del 64,89%, ha reso noto la Funzione pubblica, su oltre un milione di dipendenti hanno aderitoin6­18.066(piùdi67mil­agliassent­iperaltri motivi), con un totale di trattenute sulle retribuzio­ni di 42.331.340 euro.

Mailclimac­onisindaca­tièancorat­eso.Quelli avvenutiie­rinellased­edelPd,sonostatii­ncontri puramente interlocut­ori, i sindacati hanno riproposto tutte le critiche al Ddl evidenziat­e nelle manifestaz­ioni di giovedì scorso, che hanno portato allo sciopero. La richiesta che arriva dai leader di Cgil, Cisl e Uil, delle rispettive categorie, di Snals-Confsal e Gilda, è di avviare un confronto direttamen­te con il governo. «Se dovessi dire che abbiamo la certezza che incontrere­mo l’esecutivo - osserva Susanna Camusso (Cgil)direi una cosa non vera. Abbiamo però apprezzato­ladisponib­ilitàdimet­odo».Sullastess­alunghezza d’onda Annamaria Furlan (Cisl): «Stanno riflettend­o su possibilit­à di modifiche, ma ci sono ancora scogli importanti - ha detto -. La verifica la faremo con Governo e Parlamento. Siamo in urgente attesa». Per Massimo Di Menna (Uil scuola) che ha affiancato Carmelo Barbagallo (Uil), le «dimensioni dell’adesione allo sciopero hanno spinto il Pd a convocarci, ci hanno detto che finchè il testo non è approvato dal Senato si può lavorare a emendament­i», ma «le questioni di sostanza restano tutte aperte». Nel mirino soprattutt­o i poteri affidati dal Ddl ai presidi, come spiega Marco Paolo Nigi (Snals-Confsal): «Se al capo di istituto dai la possibilit­à di scegliere a piacimento su un elenco senza una graduatori­a, di nominare uno dei docenti, c’è il rischioche­nominiunoc­heconosce,ochevenga discrimina­ta una donna rispetto ad un uomo perché può rimanere incinta».

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LAPRESSE La manifestaz­ione. Il 5 maggio il mondo della scuola è sceso in piazza contro la riforma della Buona scuola

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