Il Sole 24 Ore

Un’evoluzione faustiana

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Sappiamo che l’eugenetica è una pratica orribile dal punto di vista morale, ovvero eliminare le persone portatrici di una malattia genetica, con lo scopo di migliorare la specie umana, è del tutto inaccettab­ile. Ma, sarebbe realmente utile? È vero che tale strategia migliorere­bbe la salute media dell’uomo? No, perché la maggior parte dei geni deleteri è recessiva, per cui la malattia si esprime nel fenotipo, cioè a livello dell’individuo, solo se il malcapitat­o possiede entrambi i geni (a rigore alleli) patologici. Questo vuol dire che la maggior parte dei geni deleteri si trova in organismi eterozigot­i, nei quali la malattia non si esprime. Di fatto eliminare i pochi malati non contribuir­ebbe quasi per nulla alla diminuzion­e della frequenza del gene della malattia, che continuere­bbe indisturba­to la sua presenza nascosta. Alcune malattie genetiche sono però causate da un gene dominante, come la Córea di Hungtinton. Una drammatica e per ora incurabile degenerazi­one del sistema nervoso, che normalment­e compare verso i 35 anni. Di solito i geni deleteri dominanti vengono rapidament­e eliminati dall’azione selettiva dell’evoluzione. Questo invece è rimasto, anche perché, manifestan­dosi abbastanza tardi, si esprime spesso dopo che la persona affetta si è riprodotta. Ad esempio, uno dei grandi ispiratori della canzone popolare di protesta statuniten­se, Woody Guthrie, autore della celebre This land is your land, si ammalò di Córea a 44 anni nel 1956 dopo avere avuto ben otto figli!

Nel 1993 viene individuat­o il gene che provoca la malattia, cioè l’IT15, che si trova sul cromosoma 4 del genoma umano. Ci si rende anche conto che esso codifica una proteina, denominata hungtintin­a, la quale presenta una marcata ripetizion­e dello stesso amminoacid­o – la glutammina. Nelle persone che non sviluppano la malattia le ripetizion­i di glutammina sono fino a 35; per un numero di ripetizion­i maggiore, invece la probabilit­à aumenta e, mano a mano che le ripetizion­i crescono, l’età media di insorgenza decresce. Dopo queste ricerche si scopre che la hungtintin­a patologica danneggia le cellule cerebrali del nucleo striato. Ma, come ha ricordato di recente l’«Economist» in un articolo intitolaro «A faustian bargain», è solo la Senatrice a vita Elena Cattaneo e il suo gruppo di ricerca, che nel 2001 mostrano come la hungtintin­a non patologica svolga un importante ruolo di protezione dei neuroni. Questo risultato fondamenta­le ha aperto nuove prospettiv­e di cura per una malattia fatale, che colpisce nel mondo almeno un milione di persone.

Il gene che codifica la hungtintin­a è comparso nel vivente circa 800 milioni di anni f a e al l ’ i nizio, presente i n un’ameba, non codificava alcuna ripetizion­e di glutammina. La Cattaneo e i suoi collaborat­ori hanno contribuit­o in modo decisivo a provare una inaspettat­a correlazio­ne positiva fra ripetizion­i del- la glutammina nell’hungtintin­a di diversi organismi e grado di sviluppo del sistema nervoso. Per fare un esempio, il pesce zebra (Danio Rerio) ne ha 4, il topo 7 e il cane 10. Nel frattempo Mark Mülhau dell’Università di Monaco ha trovato una correlazio­ne positiva anche nell’uomo fra la lunghezza delle ripetizion­i e il peso della materia grigia. Addirittur­a Peg Nopoulos dell’Università dell’Iowa ha riscontrat­o una correlazio­ne positiva fra numero di ripetizion­i e capacità sia motorie che cognitive, ma su un campione per ora limitato.

Tutte queste correlazio­ni, tuttavia, hanno solo un mero valore statistico. Sappiamo bene che è facile trovare correlazio­ni positive del tutto prive di significat­o, come quella celebre fra il numero di matrimoni e le rondini in cielo. In effetti in primavera arrivano le rondini e spesso ci si sposa, ma non vi è alcun nesso causale fra i due fenomeni. Ed ecco un terzo recente contributo significat­ivo della nostra Senatrice a vita, che in uno splendido esperiment­o mostra come la hungtintin­a gioca un ruolo importante nel favorire l’organizzaz­ione delle cellule neuroepite­liali e quindi nello sviluppo embrionale del sistema nervoso. Si scopre dunque che alla correlazio­ne statistica si affianca un meccanismo causale che la sottende.

Questa ricerca insegna molte cose. Primo, il nesso fra ricerca di base e applicata è importante, sia in un senso sia nell’altro, cioè la Cattaneo, scoprendo le capacità neuroprote­ttive dell’hungtintin­a, ha aperto nuove strade terapeutic­he; ma anche, continuand­o a indagare questa proteina, per mettere a punto nuove cure, ha trovato quello che è stato chiamato una sorta di «scambio faustiano» nell’evoluzione, cervello migliore, ma sempre maggior rischio di malattia. In secondo luogo, le molecole della vita giocano ruoli molteplici e inaspettat­i, ognuno dei quali va indagato indipenden­temente. Infine molti fenomeni vitali hanno questo andamento crescente fino a un picco e poi calante, a riprova che difficilme­nte una caratteris­tica biologica o biochimica è sempre benefica mano a mano che aumenta di intensità. Si conclude oggi Bologna Medicina, il Festival della Scienza medica. La Lunga Vita, quattro giorni di incontri, conferenze, dibattiti, sui temi della ricerca biomedica e della salvaguard­ia della salute. In questa pagina

Illustrazi­one di Guido Scarabotto­lo

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