L’economia riparte dalla bellezza
Il dossier «L’Italia in 10 selfie» fotografa i talenti e i punti di forza del nostro Paese su cui costruire una strategia Fondazione Symbola elenca i pilastri su cui si può contare per battere la crisi
pCompetitività nell'export, surplus manifatturiero, leadership nell'agroalimentare, ecoefficienza nel sistema produttivo, economia della cultura, attrattività turistica, coesione territoriale. Sono i principali elementi individuati dal dossier «L'Italia in 10 selfie» della Fondazione Symbola, realizzato con il Patrocinio di Expo Milano 2015 e del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali e presentato anche ai tavoli tematici dell'evento Le Idee di Expo. Un'indagine che legge il Paese reale, fotografa i talenti dell'Italia che c'è e parte da un presupposto preciso. Ossia che per agganciare la ripresa e metterci finalmente alle spalle la durissima crisi dell'ultimo settennato bisogna ssere anche coscienti dei nostri punti di forza.
L'Italia in 10 selfie è un'aggregazione aggiornata di dati relati- vi a dieci fattori che costituiscono altrettante chiavi del successo dell'economia italiana e mostrano come il vero problema non sia né la qualità dei prodotti né la loro competitività sui mercati globali, ma il crollo del mercato interno dovuto all'eccesso di politiche di rigore e di austerità degli anni passati.
«Sono due i punti sui quali è fondamentale lavorare per favorire il rilancio del sistema Italia - spiega Marco Fortis, Vicepresidente Fondazione Edison -. Il primo è, come da più parti evidenziato, il crollo della domanda interna, proprio non solo del nostro Paese ma di tutta l'Eurozona, con la sola eccezione della Germania. Ad intervenire in questo caso deve essere l'Europa che non si può permettere di continuare a perdere peso e competitività. Il secondo, invece, riguarda le riforme che devono venire assolutamente portate avanti sul territorio nazionale, affinché il Paese sia finalmente liberato da quei vincoli, quali ad esempio la burocrazia, che ne limitano la crescita».
Tornando al dossier ecco i 10 punti di forza da cui “ripartire per sfidare la crisi” individuati da Symbola. Si inizia col mettere nero su bianco che l'Italia è uno dei soli cinque paesi al mondo che vanta un surplus manifatturiero sopra i 100 miliardi di dollari. In compagnia di grandi potenze in- dustriali come Cina, Germania, Giappone e Corea del Sud. Mentre Francia (-36 mld), Gran Bretagna (-106) e Usa (-527) vedono la bilancia commerciale manifatturiera pendere al contrario.
Le imprese italiane, inoltre, sono tra le più competitive sui mercati globali. Non a caso su un totale di 5.117 prodotti (il massimo livello di disaggregazione statistica del commercio mondiale) nel 2012 l'Italia si è piazzata prima, seconda o terza al mondo per attivo commerciale con l'estero in ben 935. Quindi, considerando il debito aggregato di Stato, famiglie e imprese, siamo uno dei paesi meno indebitati. Numeri alla mano si scopre infatti che quello italiano, nonostante crisi e austerity non siano state indolori nemmeno per le famiglie, pesa il 261% del Pil. Mentre quello del Giappone il 412%, quello della Spagna il 305%, quello del Regno Unito il 284% e quello degli Stati Uniti il 264%.
E ancora: 77 prodotti agroalimentari italiani dominano sui mercati mondiali. Infatti tra i prodotti del nostro agroalimentare ben 23 non hanno rivali e vantano le maggiori quote di mercato mondiale, mentre per altri 54 siamo secondi o terzi. Dunque, nonostante la contraffazione e la concorrenza sleale dell'Italian sounding, siamo sul podio nel commercio mondiale per ben 77 prodotti. E siamo il Paese più forte sul pianeta per prodotti distintivi, con 269 prodotti Dop, Igp e Stg, seguiti a distanza da Francia, 207, e Spagna, 162. L'Italia, sottolinea Symbola nel quinto punto, è anche il secondo paese più competitivo al mondo nel machinery.
E poi c'è la green economy che mette il turbo alle nostre imprese facendo guadagnare in termini di export (tra le imprese manifatturiere, il 44% di quelle che investono green esportano stabilmente, contro il 24% delle altre) e di innovazione (30% contro 15%). Non c'è da stupirsi quindi se l'Italia è leader in Europa per eco-efficienza del sistema produttivo e se siamo campioni nell'industria del riciclo.
Ma c'è ancora di più. Con la cultura l'Italia mangia visto che questa filiera muove 214 miliardi. Grazie a cultura, bellezza e qualità siamo anche la meta preferita dei turisti extraeuropei nell'eurozona. E se il made in Italy non è solo prodotti ma anche un modo di fare impresa, non possiamo dimenticare la coesione, ricetta tutta italiana per competere perché le imprese coesive, quelle più legate a comunità, lavoratori e territorio, che investono su competenze, sostenibilitàequalità, sono anche più competitive.
LE DIRETTRICI I punti deboli sui quali lavorare sono il crollo della domanda interna e le riforme a livello nazionale, a partire dalla burocrazia