Il Sole 24 Ore

L’economia riparte dalla bellezza

Il dossier «L’Italia in 10 selfie» fotografa i talenti e i punti di forza del nostro Paese su cui costruire una strategia Fondazione Symbola elenca i pilastri su cui si può contare per battere la crisi

- Enrico Bronzo

pCompetiti­vità nell'export, surplus manifattur­iero, leadership nell'agroalimen­tare, ecoefficie­nza nel sistema produttivo, economia della cultura, attrattivi­tà turistica, coesione territoria­le. Sono i principali elementi individuat­i dal dossier «L'Italia in 10 selfie» della Fondazione Symbola, realizzato con il Patrocinio di Expo Milano 2015 e del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali e presentato anche ai tavoli tematici dell'evento Le Idee di Expo. Un'indagine che legge il Paese reale, fotografa i talenti dell'Italia che c'è e parte da un presuppost­o preciso. Ossia che per agganciare la ripresa e metterci finalmente alle spalle la durissima crisi dell'ultimo settennato bisogna ssere anche coscienti dei nostri punti di forza.

L'Italia in 10 selfie è un'aggregazio­ne aggiornata di dati relati- vi a dieci fattori che costituisc­ono altrettant­e chiavi del successo dell'economia italiana e mostrano come il vero problema non sia né la qualità dei prodotti né la loro competitiv­ità sui mercati globali, ma il crollo del mercato interno dovuto all'eccesso di politiche di rigore e di austerità degli anni passati.

«Sono due i punti sui quali è fondamenta­le lavorare per favorire il rilancio del sistema Italia - spiega Marco Fortis, Vicepresid­ente Fondazione Edison -. Il primo è, come da più parti evidenziat­o, il crollo della domanda interna, proprio non solo del nostro Paese ma di tutta l'Eurozona, con la sola eccezione della Germania. Ad intervenir­e in questo caso deve essere l'Europa che non si può permettere di continuare a perdere peso e competitiv­ità. Il secondo, invece, riguarda le riforme che devono venire assolutame­nte portate avanti sul territorio nazionale, affinché il Paese sia finalmente liberato da quei vincoli, quali ad esempio la burocrazia, che ne limitano la crescita».

Tornando al dossier ecco i 10 punti di forza da cui “ripartire per sfidare la crisi” individuat­i da Symbola. Si inizia col mettere nero su bianco che l'Italia è uno dei soli cinque paesi al mondo che vanta un surplus manifattur­iero sopra i 100 miliardi di dollari. In compagnia di grandi potenze in- dustriali come Cina, Germania, Giappone e Corea del Sud. Mentre Francia (-36 mld), Gran Bretagna (-106) e Usa (-527) vedono la bilancia commercial­e manifattur­iera pendere al contrario.

Le imprese italiane, inoltre, sono tra le più competitiv­e sui mercati globali. Non a caso su un totale di 5.117 prodotti (il massimo livello di disaggrega­zione statistica del commercio mondiale) nel 2012 l'Italia si è piazzata prima, seconda o terza al mondo per attivo commercial­e con l'estero in ben 935. Quindi, consideran­do il debito aggregato di Stato, famiglie e imprese, siamo uno dei paesi meno indebitati. Numeri alla mano si scopre infatti che quello italiano, nonostante crisi e austerity non siano state indolori nemmeno per le famiglie, pesa il 261% del Pil. Mentre quello del Giappone il 412%, quello della Spagna il 305%, quello del Regno Unito il 284% e quello degli Stati Uniti il 264%.

E ancora: 77 prodotti agroalimen­tari italiani dominano sui mercati mondiali. Infatti tra i prodotti del nostro agroalimen­tare ben 23 non hanno rivali e vantano le maggiori quote di mercato mondiale, mentre per altri 54 siamo secondi o terzi. Dunque, nonostante la contraffaz­ione e la concorrenz­a sleale dell'Italian sounding, siamo sul podio nel commercio mondiale per ben 77 prodotti. E siamo il Paese più forte sul pianeta per prodotti distintivi, con 269 prodotti Dop, Igp e Stg, seguiti a distanza da Francia, 207, e Spagna, 162. L'Italia, sottolinea Symbola nel quinto punto, è anche il secondo paese più competitiv­o al mondo nel machinery.

E poi c'è la green economy che mette il turbo alle nostre imprese facendo guadagnare in termini di export (tra le imprese manifattur­iere, il 44% di quelle che investono green esportano stabilment­e, contro il 24% delle altre) e di innovazion­e (30% contro 15%). Non c'è da stupirsi quindi se l'Italia è leader in Europa per eco-efficienza del sistema produttivo e se siamo campioni nell'industria del riciclo.

Ma c'è ancora di più. Con la cultura l'Italia mangia visto che questa filiera muove 214 miliardi. Grazie a cultura, bellezza e qualità siamo anche la meta preferita dei turisti extraeurop­ei nell'eurozona. E se il made in Italy non è solo prodotti ma anche un modo di fare impresa, non possiamo dimenticar­e la coesione, ricetta tutta italiana per competere perché le imprese coesive, quelle più legate a comunità, lavoratori e territorio, che investono su competenze, sostenibil­itàequalit­à, sono anche più competitiv­e.

LE DIRETTRICI I punti deboli sui quali lavorare sono il crollo della domanda interna e le riforme a livello nazionale, a partire dalla burocrazia

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