L’arredo made in Italy negli edifici di tutto il mondo
pSeconda al mondo per saldo della bilancia commerciale con surplus di 10 miliardi di dollari, preceduta solo dalla Cina che ne vanta 83,4, e prima in Europa per investimenti in ricerca e sviluppo: è l'industria italiana del mobile. Un settore con un valore aggiunto di 4,9 miliardi di euro, tanto quanto generato nel comparto da Francia, Spagna e Svezia messiinsieme. Sonoalcunedelle 10 verità sulla competitività italiana evidenziate dallo speciale Focus dedicato al Legno-Arredo di Fondazione Symbola, Unioncamere, FederlegnoArredo e Fondazione Edison.
Tra i primati del mobile made in Italy messi nero su bianco dal dossier c'è anche quello di essere ai vertici Ue per saldo commerciale in ben il 60% dei prodotti del settore. Un risultato raggiun- to grazie ai distretti industriali, con Veneto e Lombardia che salgono sul podio tra le tre principali regioni produttrici di mobili in Europa. Numeri che fanno del legno arredo uno dei settori trainanti del made in Italy e spingono il presidente di FederlegnoArredo, Roberto Snaidero, a sottolineare come “Grazie ai nostri saperi sappiamo fare cose che il mondo ama. E grazie alla vitalità dei territori e delle comunità sappiamo mantenere vivi i nostri saperi antichi e sappiamo rinnovarli con le nuove tecnologie, la creatività, la green economy, il web». Come dimostrano i 310 mila visitatori della più recente edizione del Salone internazionale del mobile di Milano, l'Italia vince quando sa combinare i saperi e la cultura dei territori all'innovazione, alla bellezza, alla fantasia, alla qualità e alla ricerca. Non a caso le imprese italiane dell'industria del mobile sono in Europa quelle che investono di più nella ricerca con 56,4 milioni di euro di spesa in R&S; ben sopra quelle inglesi (44,6) e tedesche (39,9) .
È proprio grazie al deciso investimento in ricerca e sviluppo come asset strategico per la competitività, ad esempio, se Valcucine ha messo a punto mobili da cucina che possono essere facilmente disassemblati e rici- clati a fine vita, secondo i ‘dettami' del life cycle assessment che punta a ridurre l'impatto ambientale lungo tutto il ciclo produttivo. Mettendo appunto in pratica il principio secondo cui pergarantirelapienasostenibilità di un prodotto non basta usare materie prime ecologiche e naturali, né specializzarsi nel riciclo, ma bisogna pensare al suo intero ciclo di vita, dalla produzione alla dismissione. Fin dagli anni Ottanta dello scorso secolo, infatti, l'aziendadiPordenoneha puntato su alta gamma e ecocompatibilità. Altro esempio di innovazione arriva dal Gruppo Mauro Saviola, che è riuscito a realizzare un pannello truciolare utilizzando unicamente legno di recupero, ottenendo, primo al mondo, la prestigiosa certificazione Fsc 100% recycled. Il gruppo è il più importante trasformatore di rifiuti di legno del mondo, con una capacità di riciclo di 1,5 milioni di tonnellate di legno post-consumo all'anno.
IL PRIMATO Il settore ha un valore aggiunto di 4,9 miliardi, tanto quanto nel comparto realizzano insieme Francia, Spagna e Svezia