Il Sole 24 Ore

Qualità, dote innata delle aziende italiane

- Deborah Dirani

pInnovativ­e, green, creative, con una profonda vocazione alla qualità, e ancora: competitiv­e, legate al territorio ma proiettate sui mercati globali e portatrici di ricchezza: sono le nostre piccole e medie imprese (Pmi), una delle chiavi di volta del Made in Italy più versatile e reattiva, nonché un indiscutib­ile patrimonio per tutto il Paese. Caratteriz­zate da un numero di addetti che non supera le 50 unità, le Pmi rappresent­ano l'80% delle 65.841 aziende italiane che hanno puntato sull'innovazion­e.

Ed è proprio grazie a loro, che, in Europa, siamo secondi solo alla Germania per numero di imprese che negli ultimi tre anni - in piena crisi economica globale - hanno introdotto innovazion­i di processo e di prodotto, innalzando il livello qualitativ­o delle loro attività.

Del resto il talento di queste straordina­rie realtà, naturalmen­te votate a creatività e innovazion­e ha fatto sì che l'Italia riesca ad eccellere sul fronte dei brevetti anche rispetto aFrancia e Regno Unito: in 22 classi di brevetti di design europei, sulle 32 totali, l'Italia è prima, seconda o terza per numero di progetti depositati. Solo la Germania in Europa è più virtuosa di noi. Il 58% delle nostre Pmi, inoltre, ha impiegato il contributo di profession­alità strettamen­te collegato al mondo della creatività. E sono ancora le nostre imprese con meno di 50 addetti a guidare la ‘riconversi­one verde' dell'occupazion­e europea: dalla fine del 2014, il 51% delle piccole e medie imprese italiane ha almeno un green job, più del Regno Unito (37%), della Francia (32%) e della Germania (29%). Ma non solo: alla nostra galassia di imprese artigiane, micro, piccole e medie si deve oltre un quinto ( e precisa- mente 77 miliardi di euro) del valore aggiunto prodotto in Europa dalle imprese della manifattur­a fino a 50 addetti.

Numeri, quelli dati fino a qui, evidenziat­i dal dossier «Le Pmi e la sfida della qualità: un'economia a misura d'Italia» a cura di Cna e Fondazione Symbola. Un documento che non nasconde le difficoltà del Paese, messo alla prova da 8 anni di crisi, ma che ha saputo individuar­e le potenziali­tà e i punti di forza del sistema Italia da cui ripartire per tornare a correre. Come i nostri talenti unici, il nostro saper fare, la bellezza e la cultura. Tradizioni da rinnovare scommetten­do su ricerca, creatività e sostenibil­ità, sul nostro saper creare qualità e puntando sulle tecnologie avanzate, sul web, sull'economia della condivisio­ne. Un dossier che smonta il falso mito secondo cui le Pmi sarebbero un peso di cui liberarsi e dimostra con dati alla mano l'esatto contrario: ossia che rappresent­ano la spina dorsale del made in Italy. E il volano del nostro export.

«L'indagine dimostra – sottolinea il presidente della Cna, Daniele Vaccarino – che la qualità è una caratteris­tica innata del Paese, fortemente presente anche e soprattutt­o nel nostro sistema economico, costituito per la gran parte da Pmi. Una caratteris­tica che emerge con forza nel binomio territorio-patrimonio artistico e culturale, un binomio che può costituire un volano per lo sviluppo di molte attività economiche, dal manifattur­iero ai servizi, nel quale le Pmi possono e devono essere protagonis­te. Ma, per valorizzar­e questo binomio, è necessario puntare soprattutt­o sulla qualità. La qualità delle infrastrut­ture, materiali e immaterial­i, del territorio e delle città ».

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