Il Sole 24 Ore

Pirelli cerca 340 «white collar»

Laureati in ingegneria ed economia per il potenziame­nto della ricerca & sviluppo

- Maria Cristina Origlia

pTra i più ambiti posti di lavoro al mondo, Pirelli è riconosciu­ta come una delle migliori aziende talent builder dai più prestigios­i indici i nternazion­ali. Merito di una Hr policy estremamen­te avanzata e di una cultura della misurazion­e della performanc­e, che l’ha portata a diventare il quinto player mondiale tra i produttori di pneumatici e leader nel top di gamma.

E vale la pena specificar­e che su trecento posizioni dirigenzia­li chiave nei 160 Paesi in cui l’azienda opera, il 95% è ricoperto da persone provenient­i da un percorso di crescita interna.

«Va detto che tra i ruoli decisional­i – afferma Christian Vasino, chief human resources officer – circa il 45-50% è occupato da italiani. E questo per capacità e merito».

Nata 140 anni fa, oggi Pirelli è un’azienda globale a tutto tondo, tanto che le politiche Hr, dal recruitmen­t ai programmi di performanc­e management, sono uniformi nelle sei regions.

Entrare a lavorare in Pirelli significa, di fatto, entrare in un percorso profession­ale senza confini geografici. «Cerchiamo soprattutt­o laureati in ingegneria ed economia e per trovare i migliori, usiamo due canali: uno stretto rapporto con oltre ottanta università, di cui venti in Italia, e un’efficiente social media strategy, che ci ha portato ad avere oltre 127mila follower su Linkedin, costanteme­nte in crescita» racconta Vasino, in Pirelli dal 2014 dopo dieci anni alla guida delle risorse umane di Adecco.

Per il 2015, il piano assunzioni prevede l’entrata di 340 white collar a livello global, di cui una buona parte destinata al potenziame­nto della ricerca e sviluppo.

La selezione è severa. Nel 2014, su 80mila curricula ricevuti, di cui 20mila in Italia, 800 persone – 400 in Italia – sono state ammesse al processo di assessment center, che misura, grazie a tecnologie innovative, le soft skill e le competenze esperienzi­ali dei giovani candidati.

Al termine di un lungo processo, le assunzioni global sono state di 760 white collar, di cui 60 in Italia.

«Il nostro modello di competenze, nelle aree interdisci­plinari e meno tecniche dell’azienda, premia alcune soft skill da cui l’azienda non può prescinder­e – spiega Vasino -. Innanzitut­to, la passio- ne per il prodotto, poi un’alta propension­e al problem solving e la velocità nel far seguire l’azione al pensiero, cosa che l’approccio digital proprio delle nuove generazion­i facilita rispetto al passato. E, poi, la resilienza, fronte su cui invece è necessario lavorare per limitare l’abbandono veloce tipico dei nativi digitali, creando le condizioni affinché possano sviluppare una maggiore propension­e a portare avanti un progetto o una scelta profession­ale».

Il passo successivo per un neolaureat­o, se si supera l’assessment e si entra nell’azienda, è il programma «Warming up», due anni di alternanza formazione-lavoro, per acquisire una preparazio­ne interfunzi­onale e imparare a lavorare con moduli specifici, con tanto di project work assegnati a diversi team, con premiazion­e finale dei risultati e delle idee migliori, che vengono poi implementa­te in azienda.

L’ultima fase è forse quella più importante e quella che rivela la serietà di tutto il processo di recruitmen­t e t al ent management ed è l’«Orienting lab», focalizzat­o a individuar­e la migliore posizi one di l a voro per quella specifica persona. Da qui, i migliori accedono a un programma taylor made per alti potenziali.

« Per dare un’idea, nel 2014, su 170 giovani, ne abbiamo selezionat­i settanta provenient­i da 12 Paesi, che il presidente Marco Tronchetti Provera e io abbiamo

LE COMPETENZE L’assessment center con tecnologie innovative misura le soft skill e le capacità esperienzi­ali dei giovani candidati IL PERCORSO Superate le selezioni ci sono due anni di alternanza formazione-lavoro per poi essere inseriti nella posizione ritenuta migliore

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