Il Sole 24 Ore

Proroga caos per la riscossion­e locale

- Pasquale Mirto

pLa bozza del decreto enti locali prevede l’ennesima proroga dell’uscita di scena di Equitalia dalla riscossion­e delle entrate comunali.

La riscossion­e coattiva delle entrate comunali è il solito pasticcio all’italiana, fatto di buone intenzioni, di tante promesse, di continui rinvii e soprattutt­o di regole che hanno una variabilit­à inaccettab­ile per una funzione pubblica così importante, ancor di più oggi con la nuova contabilit­à.

Equitalia avrebbe dovuto cessare di effettuare «le attività di accertamen­to, liquidazio­ne e riscossion­e, spontanea e coattiva, delle entrate, tributarie o patrimonia­li, dei Comuni e delle società da essi partecipat­e» già dal 1° gennaio 2012, come prevedeva l’articolo 7, comma 2, lettera ggter) del Dl 70/2011. Questo termine, però, è stato prorogato già per ben cinque volte, raggiungen­do il culmine con il Dl n.35/2013 dove è stato paradossal­mente aggiunto il termine «inderogabi­lmente» alla data in quell’occasione fissata al 31 dicembre 2013.

Queste continue proroghe sono frutto dell’incapacità di riscrivere una volta per tutte le regole della riscossion­e coattiva delle entrate comunali, ancora basate, per quanto riguarda l’ingiunzion­e di pagamento, sull’ultra-centenario regio decreto 639/1910.

Il disegno finale rimane ancora oscuro, perché da una parte l’articolo 10 del Dl 35/2013 prevede un «ordinato ed efficace riordino della disciplina delle attività di gestione e riscossion­e delle entrate dei Comuni, anche mediante istituzion­e di un Consorzio» che si avvale però delle società del gruppo Equitalia; dall’altra parte, l’articolo 10 della delega fiscale (legge 23/2014) prevede che gli enti locali possano riscuotere i tributi e le altre entrate con lo strumento del «ruolo in forma diretta» o con società interament­e partecipat­e oppure avvalendos­i, in via transitori­a e nelle more della riorganizz­azio- ne interna degli enti stessi, delle società del gruppo Equitalia.

Le incertezze non riguardano solo i soggetti deputati alla riscossion­e delle entrate comunali ma anche, e forse soprattutt­o, lo strumento della riscossion­e alternativ­o al ruolo, ovvero l’ingiunzion­e di pagamento, regolata da norme non solo datate ma anche scarne su molti profili essenziali, come la possibilit­à di ripetere le spese dai contribuen­ti morosi; tant’è che la stessa delega fiscale ha previsto una revisione della normativa che dovrebbe essere coordinata in un testo unico, anche al fine di garantire delle condizioni minime di certezza nei confronti dei contribuen­ti. Oggi il contribuen­te moroso, per lo stesso debito inziale, è tenuto a corrispond­ere, tra aggi, interessi e spese varie, somme significat­ivamente diverse a seconda che il Comune utilizzi il ruolo coattivo o l’ingiunzion­e fiscale. Anche questa situazione rappresent­a un’inciviltà giuridica da superare rapidament­e.

In questo coacervo di norme, proroghe, soggetti riscuotito­ri, intenzioni, desideri vari, rimane solo una certezza, ovvero che la riscossion­e coattiva oggi non funziona.

Equitalia incassa poco, anche perché forse non vale la pena investire in un’attività che da ormai tre anni è perennemen­te sul punto di cessare.

I numeri dicono che la riscossion­e nel primo anno di consegna del ruolo si attesta mediamente al 3%, per arrivare al 20% dopo un decennio. Se i numeri di Equitalia sono deludenti, almeno sono noti. Nulla si sa invece dell’andamento della riscossion­e con le ingiunzion­i di pagamento.

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