I vincoli Ue e il realismo necessario
Non è facile dire se con il decreto legge approvato ieri, che limita a poco più di 2 miliardi i rimborsi ai pensionati per effetto della sentenza della Corte costituzionale, il governo abbia fatto la cosa più equa. Sicuramente ha fatto l’unica possibile.
Il provvedimento indica con chiarezza la strada imboccata. Che è quella più volte tracciata dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ovvero di “minimizzare” l’impatto sui conti pubblici della restituzione della mancata indicizzazione delle pensioni a circa 3,7 milioni di pensionati per il biennio 2012-13. È una scelta di realismo. Ed è una scelta che il governo non poteva non fare, e che tanto l’Europa quanto i mercati si aspettavano da noi. La soluzione individuata rafforza la volontà di rispettare gli impegni europei, anche su un tema scottante come quello delle pensioni. Ed è il segno della consapevolezza che ogni intervento sulla riforma Fornero e sul futuro assetto del sistema previdenziale (dei quali, per altro, proprio ieri ha parlato il presidente del consiglio Matteo Renzi) potrà essere strutturato solo nel rispetto dei vincoli e delle compatibilità dei conti pubblici. Che poi significa riconoscere che la riforma Monti-Fornero delle pensioni ha molte, forse troppe, rigidità che vanno auspicabilmente superate. Ma, al tempo stesso, che non è possibile ignorare che la riforma in vigore dal 2012 garantirà risparmi di spesa per 80 miliardi fino al 2021 (poi leggermente ridotti per effetto delle norme sugli esodati). Risparmi che è impensabile rimettere ora in discussione, se non valutando con attenzione l’impatto di eventuali future modifiche.
del governo al caso pensioni: rimborsi una tantum da 278 a 750 euro. E Renzi annuncia interventi sulla flessibilità in uscita: in pensione prima con assegni ridotti.
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