I vincoli dell’Europa e il realismo necessario
Quanto al decreto di ieri, non è difficile prevedere che non avrà vita facile. Già durante l’iter parlamentare e poi, forse soprattutto, a causa dei molti ricorsi che saranno presentati dai pensionati esclusi dai rimborsi. Sotto il profilo tecnico, alcuni aspetti andranno valutati con attenzione una volta che il testo sarà disponibile. Per esempio, non è chiarissimo come opererà la rivalutazione (ovvero, il recupero della “vecchia” inflazione) a partire dai prossimi mesi, pare settembre 2015.
Dai sindacati arrivano pesanti critiche. Il che è comprensibile, anche perché – è giusto ricordarlo – proprio da loro era giunto nell’autunno del 2011 un monito al governo Monti sulla possibile incostituzionalità della norma blocca-indicizzazione.
Forse meno comprensibili sono i giudizi negativi che giungono dagli esponenti di molte forze politiche, oggi all’opposizione, e che nel 2011 avevano votato la norma ora bocciata dalla Corte costituzionale, come ha ricordato lo stesso Renzi.
La verità è che probabilmente ogni governo, di qualsiasi schieramento, che si fosse trovato oggi nella stessa situazione in cui si trova il governo Renzi, con un macigno da 18 miliardi euro pronto a schiantarsi sui conti pubblici, avrebbe risolto la questione nello stesso modo. Cioè con un intervento parziale, di compromesso, che si sforza di trovare una non facile equità. Ma che – almeno a una primissima osservazione – non sembra essere in contraddizione con lo spirito della sentenza della Consulta. La quale ha bocciato il blocco delle rivalutazioni degli assegni 2012-2013 avendo ben presente che a patirne gli effetti più pesanti sono state le pensioni più basse. Cioè quelle che oggi con il meccanismo dell’una tantum in arrivo (almeno non chiamiamolo bonus) - più elevata per gli assegni più bassi - trovano la forma più consistente di “riparazione”.
L’altra obiezione della Corte era un richiamo troppo generico nel decreto salvaItalia alla «contingente situazione finanziaria» del Paese, tale da non giustificare un intervento così radicale come il blocco dell’indicizzazione. Vedremo se il decreto legge del governo dirà ora qualcosa su questo aspetto (magari anche in funzione dei nuovi possibili ricorsi). Ma le parole pronunciate ieri da Padoan sono state illuminanti: secondo il ministro, la reintroduzione integrale delle regole sulla rivalutazione in vigore prima del decreto Salva Italia «avrebbe avuto conseguenze disastrose sui conti pubblici, con un disavanzo che avrebbe raggiunto il 3,6% del Pil». Si sarebbe così aperta la strada a una procedura di infrazione contro l’Italia e si sarebbe bloccato quel margine di flessibilità che il nostro Paese si è conquistato in Europa in virtù dei progressi e degli impegni sulle riforme. Insomma, rimborsare tutti creerebbe problemi a tutti. Anche a chi chiede il “giusto” risarcimento per il danno subito.