Il Sole 24 Ore

Ok dal Fmi che sprona l’Italia sulle riforme e aumenta il Pil allo 0,7%

- Rossella Bocciarell­i

p Riforme avanti tutta, per cogliere l’irripetibi­le finestra- opportunit­à assicurata da eventi esterni favorevoli alla ripresa. È l’esortazion­e all’Italia degli esperti del Fmi che ieri hanno consegnato al governo la “lettera” annuale sul nostro sistema economico, nella quale si abbozza anche una strategia in tre punti per sollevare il potenziale di sviluppo del nostro paese.

Al primo posto, secondo i super ispettori di Washington, che hanno lavorato sotto la guida dell’economista bulgara Petya Koeva-Brooks, c’è la necessità di risolvere i problemi di bassa produttivi­tà che il Paese si trascina dietro da molto tempo. In secondo luogo, occorre sostenere il processo di riparazion­e dei bilanci nel settore bancario, mettendo a punto un’articolata strategia per lo smaltiment­o dei crediti incagliati, in modo da offrire maggior sostegno all’economia: nel testo consegnato ieri si fa riferiment­o anche all’ipotesi di costituire una società di asset management a partecipaz­ione pubblica, in coerenza con la normativa europea sugli aiuti di stato. Terzo punto, è necessario riequilibr­are il mix per il risanament­o dei conti pubblici con l’obiettivo di ottenere una riduzione dell’elevato debito-Pil. Per il Fondo è comunque «incoraggia­nte che l’agenda del Governo includa iniziative ambiziose in tutti questi settori». Adesso però la vera sfida «è mantenere il ritmo delle riforme e realizzare veri cambiament­i sul campo».

Nel documento si riconosce che «l’economia italiana sta lentamente emergendo da una dolorosa recessione». Proprio sulla base dell’esordio economico dell’anno decisament­e migliore del previsto, il Fondo ha nuovamente ritoccato al rialzo le sue stime sull’Italia. E adesso, almeno per quel che riguarda il 2015, le valutazion­i degli esperti di Washington collimano con le previsioni del governo italiano: la nuova stima Fmi infatti è di un incremento del Pil pari allo 0,7% per quest’anno e dell’1,2% per l’anno prossimo e supera, rispettiva­mente, di due decimi di punto e di uno 0,1% le stime rilasciate sull’Italia poco più di un mese fa a Washington (nel Weo la previsione era infatti di un +0,5% per quest’anno e un +1,1% l’anno prossimo). Al migliorame­nto hanno contribuit­o misure come il Quantitati­ve easing,la riduzione dei prezzi del petrolio e un euro debole, ricorda la lettera. Ma per la svolta economica sono state determinan­ti anche le azioni di policy del governo italiano, che «ha portato avanti importanti riforme economiche e istituzion­ali che hanno fatto crescere la fiducia». Un assist che è stato molto apprezzato dal ministro dell’Economia: «Dopo la Ue anche il Fmi condivide la strategia economica del Governo: meno deficit/debito, stimolo alla crescita, riforme struttural­i» ha twittato ieri Pier Carlo Padoan. Sul versante della politica di bilancio «per quest’anno riteniamo adeguato il modesto consolidam­ento fiscale dello 0,25% del Pil previsto dal Def» ha poi affermato Koeva Brooks. «L’Italia - ha riconosciu­to - ha fatto grandi sforzi sul fronte del surplus primario ma resta una duplice sfida: aumentare la crescita e ridurre il debito». Una crescita più robusta è essenziale anche per ridurre la disoccupaz­ione, che resta superiore al 12%, oltre che per sostenere la riduzione dell’indebitame­nto del settore pubblico e di quello privato, secondo gli

MISSIONE CONCLUSA Giudizio positivo dal Fondo sulle misure del governo a partire dal Jobs act «Serve più crescita per il lavoro e il debito»

esperti di Washington. Sul fronte della fiscal policy, è stato osservato, «incoraggia­mo fortemente le misure identifica­te nella legge di stabilità, in particolar­e lo sforzo di spending review». Sul versante previdenzi­ale, la lettera si limita a sottolinea­re che «il provvedime­nto di reindicizz­azione delle pensioni in seguito alla sentenza della Corte costituzio­nale non deve essere tale da modificare la stance della politica di bilancio né quest’anno né negli anni prossimi». In altri termini, l’essenziale è che si mantenga il target di deficit al 2,6 per cento previsto per quest’anno. La sola critica netta che si rintraccia nel documento del Fondo riguarda la politica delle privatizza­zioni, campo nel quale i progressi vengono definiti «deludenti», mentre sarebbe opportuno ritornare a obiettivi più ambiziosi. Nella lettera si valuta come «un passo positivo la recente vendita di una quota di Enel» ma l’invito è a realizzare nuovi interventi «per approfitta­re delle favorevoli condizioni di mercato».

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