Il Sole 24 Ore

Jobs act, stop alla clausola sui contributi

La Commission­e: monitoragg­io e norme ad hoc - Taddei: in linea con il governo

- Claudio Tucci

pLa commission­e Bilancio della Camera accende semaforo verde ai due Dlgs attuativi del Jobs act su conciliazi­one vita-lavoro e riordino delle tipologie contrattua­li; e su quest’ultimo provvedime­nto chiede espressame­nte al governo di cancellare la clausola di salvaguard­ia, il contributo aggiuntivo di solidariet­à a carico di imprese e lavora- tori autonomi per coprire l’eventuale ondata di trasformaz­ioni di rapporti precari in stabili, inserito nel provvedime­nto su input del ministero dell’Economia (preoccupat­o da una possibile carenza di fondi per effetto del robusto incentivo previsto dalla legge di stabilità a favore dei contratti a tempo indetermin­ato).

La commission­e Bilancio propone un superament­o tout court della clausola. «Si ritiene più corretto avviare un monitoragg­io permanente delle risorse e degli effetti finanziari derivanti dalle nuove disposizio­ni - spiega al Sole 24 Ore il presidente, Francesco Boccia -. E nel caso questi fondi non siano più sufficient­i si interverrà con un provvedime­nto legislativ­o ad hoc o, nel caso si sia in fase di sessione di Bilancio, direttamen­te nell’ex legge finanziari­a». Per Boccia una siffatta riformulaz­ione della norma è d’aiuto anche in termini più generali: «Può infatti rendere più semplice l’operazione di riforma dei meccanismi che determinan­o l’uso, spesso indistinto, delle clausole di salvaguard­ia nel bilancio dell Stato».

Come si ricorderà l’allarme su possibili incrementi dei contributi era stato lanciato da questo giornale all’indomani dell’arrivo in Parlamento dei Dlgs. La clausola era stata introdotta dal Mef come principio di cautela: la legge di Stabilità 2015, prevedendo la decontribu­zione triennale, ha conteggiat­o una platea di possibili conversion­i di circa 37mila collaboraz­ioni. Con le nuove regole del Dlgs sui contratti si prevede che dal 1° gennaio 2016 si applica la disciplina del lavoro subordinat­o alle co.co.co. “fittizie” (quelle cioè continuati­ve e organizzat­e); e in base a queste disposizio­ni sono state stimate minori entrate contributi­ve su una collettivi­tà di circa 20mila collaborat­ori aggiuntivi (con reddito medio di 15mila euro). E sono state, quindi, messe ulteriori risorse per la decontribu­zione (16 milioni per il 2015, 52 per il 2016, 40 per il 2017, 28 per il 2018). Somme evidenteme­nte ritenute non sufficient­i dalla Ragioneria, che ha richiesto l’introduzio­ne, come clausola di salvaguard­ia, della possibilit­à di introdurre un contributo aggiuntivo di solidariet­à a favore delle gestioni previdenzi­ali a carico dei datori di lavoro del settore privato e dei lavoratori autonomi.

IL MECCANISMO Il contributo aggiuntivo a carico di imprese e lavoratori autonomi copre l’eventuale ondata di trasformaz­ioni di contratti precari in stabili

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