Missione militare al largo della Libia
Tra i compiti non entrerà la distruzione delle imbarcazioni dei trafficanti finché dall’Onu non arriverà un via libera con risoluzione Alla guida ci sarà l’Italia - Nuovi dubbi di Francia e Spagna sulle quote di migranti da accogliere
pI Ventotto hanno approvato ieri una missione militare di controllo al largo della Libia, nel tentativo di arginare l’immigrazione clandestina ed evitare nuovi drammatici naufragi.
L’intesa, a cui l’Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza Federica Mogherini ha lavorato nell’ultimo mese, giunge mentre sul progetto comunitario di ridistribuzione nei paesi dell’Unione degli immigrati giunti in Europa pesano i nuovi i nattesi dubbi di Francia e Spagna.
«Il nostro obiettivo è di annientare il modello di business dei trafficanti di immigrati», ha detto in una conferenza stampa qui a Bruxelles la signora Mogherini. Secondo le prime informazioni, a partecipare alla missione navale potrebbero essere oltre all’Italia anche la Francia, la Gran Bretagna, la Germania, la Spagna, possibilmente la Polonia e la Slovenia. La Libia è diventata il porto di partenza di migliaia di migranti provenienti dall’Africa maghrebina e subsahariana.
A guidare la missione, da un centro di comando a Roma, sarà l’ammiraglio italiano Enrico Credendino. L’obiettivo non è di sostituire l’operazione Triton, organizzata dall’agenzia europea del controllo delle frontiere Frontex, ma di monitorare il Mediterraneo centrale, individuare le imbarcazioni cariche di migranti, ed impedire che le navi vengano riutilizzate, magari distruggendole. Su quest’ultimo punto, l’Unione sta ancora aspettando il benestare del Consiglio di Sicurezza.
La risoluzione, attesa a breve, non dovrebbe contenere l’esplicito riferimento alla distruzione di imbarcazioni nei porti libici. La signora Mogherini ha spiegato comunque di non avere notato «alcuna importante resistenza» tra i membri del Consiglio di Sicurezza. Intanto, anche senza il benestare dell’Onu, l’Unione europea potrà raccogliere dati sui trafficanti che facilitano l’attraversamento del Mediterraneo. La speranza è che la missione possa scattare in giugno, una volta terminata la pianificazione.
Peraltro, c’è il timore che le imbarcazioni di migranti abbiano a bordo anche terroristi. Ieri qui a Bruxelles la ministra della Difesa italiana, Roberta Pinotti, ha detto che non ve ne è certezza, ma «la cosa non si può escludere». La riunione dei Ventotto è giunta pochi giorni dopo la presentazione da parte della Commissione europea di un piano per meglio gestire l’immigrazione clandestina. La proposta prevede che migranti già presenti sul territorio europeo siano ricollocati nei Ventotto.
Parigi rumoreggia, mentre Madrid ha criticato ieri i criteri secondo i quali saranno basate le quote di ridistribuzione (si veda l’articolo pubblicato a fianco). Il tema è controverso, politicamente delicato. Lo stesso ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, ha ammesso che la prossima discussione tra i Ventotto sulla proposta della Commissione non sarà «facile». Ha fatto capire che le prese di posizione nazionali di questi giorni sono tattiche, in vista del negoziato.
Sempre sul fronte sicurezza, Francia, Germania e Italia hanno firmato ieri un accordo in vista della costruzione di un drone militare, che dovrebbe vedere la luce entro il 2025. Per ora, le tre imprese coinvolte - Airbus Group, Dassault Aviation e Alenia Aermacchi - si concentreranno sugli aspetti tecnici di un programma del valore potenziale di un miliardo di euro. L’obiettivo è di fare concorrenza alla tecnologia americana che ormai punta a utilizzare i droni anche nella distribuzione commerciale.
Da dieci anni, l’Unione parla di droni, senza riuscire a trovare una intesa tra i diversi interessi nazionali. Il risultato è che la Gran Bretagna, la Francia e l’Italia hanno acquistato droni Reaper di fabbricazione americana. Verranno studiati droni della famiglia Male, apparecchi per media altitudine e lungo raggio, che possono volare per 24 ore a tremila metri di altezza. Nel loro comunicato, i tre paesi lasciano intendere che questi apparecchi per ora saranno ideati per raccogliere informazioni e dati.
In un comunicato congiunto, Eric Trappier, dirigente di Dassault Aviation, ha definito il drone «un requisito fondamentale» per le forze armate europee, mentre Mauro Moretti, amministratore di Finmeccanica, il gruppo italiano che controlla Alenia Aermacchi, ha parlato di «cambio di passo decisivo» per l’agenda della sicurezza europea. Dal canto suo, Bernhard Gerwert, dirigente di Airbus Defence and Space, ha messo l’accento sull’importanza «strategica» del progetto.
I PAESI COINVOLTI All’operazione navale dovrebbero partecipare anche Francia, Gran Bretagna, Spagna, forse Polonia e Slovenia L’INDUSTRIA EUROPEA Italia, Francia e Germania hanno firmato un’intesa per la costruzione di un drone in concorrenza con la tecnologia americana