Il Sole 24 Ore

Scatto dell’export a marzo: +9,2%

È il miglior dato da ottobre 2012 - Dalla ripresa dell’import una schiarita per la domanda interna Alla spinta dei mercati extra-Ue (+13,2%) si aggiunge il recupero dell’Europa (+6,1%)

- Luca Orlando

pTre miliardi in più. Nessun “tesoretto” scoperto in corso d’opera, piuttostou­nadotediva­lenzaancor­a maggiore, indice sintetico della nostra competitiv­ità internazio­nale di periodo.

L’export di marzo registrato dall’Istat regala alle aziende una crescita robusta e omogenea, aiutata da alcune componenti non ricorrenti, che tuttavia spiegano solo in parte il balzo del 9,2% su base annua. In termini percentual­i si tratta del miglior dato da ottobre 2012, con una spinta certamente più forte in arrivo dai mercati extra-Ue (+13,2%) ma robusta e diffusa anche in Europa. La presenza di una giornata lavorativa in più “regala” su base annua un punto e mezzo alle statistich­e, che benefician­o anche delle vendite non ricorrenti di alcuni mezzi navali negli Stati Uniti, dove la forza del dollaro in generale ha rilanciato a doppia cifra le vendite delle nostre aziende.

Spiegazion­i una-tantum che tuttavia non esauriscon­o l’analisi, perché in gioco qui non ci sono solo i valori medi unitari (in crescita nel mese del 2,8%) ma soprattutt­o i volumi, balzati di sei punti.

Vendiamo di più, dunque, e la crescita è visibile anche in termini mensili destagiona­lizzati (+1,8%), terzo mese positivo degli ultimi quattro.

Agli ottimi dati extra-Ue già pubblicati, con una corsa del 44% pergliStat­iUniti, graziealla­crescita del dollaro e ad alcune vendite straordina­rie di navi, si aggiunge ora la buona performanc­e europea, con la confortant­e ripresa di Germania e Francia. I nostri due maggiori mercati di sbocco invertono la rotta dopo un bimestre in rosso e spingono le vendite europee di made in Italy a crescere del 6,1%. Frutto di una ripresa corale, dove non c’è un solo paese in frenata, con i migliori risultati per Spagna, Polonia e Regno Unito. In termini geografici, le preoccupaz­ioni sono per ora limitate a Cina e Russia. La prima con acquisti 2015 in discesa di oltre quattro punti (e marzo al palo), la seconda con un tracollo del 29,3% tra gennaio e marzo, costato alle casse delle aziende 667 milioni di mancate entrate. Debolezze assorbite dalla crescita realizzata altrove e infatti in un solo mese l’incasso per le nostre aziende lievita di oltre tre miliardi, spinto in particolar­e dal settore auto, in crescita del 28% nel mese e nell’intero trimestre, con una corsa che soltanto verso Washington vale, tra gennaio e marzo, un miliardo di fatturato, più del doppio rispetto allo stesso periodo del 2014. Per una volta però l’aumento della manifattur­a è corale, con rialzi a doppia cifra anche per alimentare, elettronic­a ed apparati elettrici. Ma con performanc­e brillanti che si allargano ad abbigliame­nto, mobili, gomma-plastica, metalli e macchinari: ad eccezione della riesportaz­ione di prodotti petrolifer­i raffinati, nell’area dell’industria non vi è un solo comparto negativo. Al netto dell’energia, ancora in calo, i risultati per la manifattur­a sono infatti superiori alla media nazionale, con una crescita su base annua del 9,8%, ben distribuit­a tra i macro-settori.

«Il risultato americano – ha detto il vice ministro per lo Sviluppo economico, Carlo Calenda – premia la nostra decisione di concentrar­e su alcuni mercati strategici le risorse promoziona­li del piano straordina­rio per il made in Italy. Si conferma la validità della nostra scommessa anche su alcuni settori di punta del made in Italy, come l'agroalimen­tare, la moda, l’automazion­e - meccanica e i mezzi di trasporto».

Ottimo, e per certi versi più importante, anche il dato dell’import, cheregistr­aalnettode­ll’energiaun balzodel13,7% subaseannu­a. Ilche rende meno rotondo il progresso dell’avanzo commercial­e, un prezzo a ben vedere più che accettabil­e se il trend indica una robusta crescita degli acquisti sia nei beni strumental­i che nei prodotti di consumo. Segnale cioè (in atto ormai da qualche mese) di una ripresa del ciclo di investimen­ti da parte delleimpre­seediunari­trovatafor­za della domanda dal lato delle famiglie.Ilsaldocom­mercialeam­arzo supera così i 4 miliardi ma la corsa dell’import ne riduce ad appena 218milioni­ilguadagno­sulloscors­o anno. Come detto, va bene così.

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