Prosciutto di Parma, boom negli Usa
EMILIA ROMAGNA
pGli Stati Uniti diventano il primo mercato di sbocco all’estero per il Prosciutto di Parma. E le 150 aziende del Consorzio emiliano si preparano a capitalizzare la caduta delle barriere fitosanitarie, con la conferma da parte delle autorità americane dell’equivalenza dei sistemi di controllo italiani e statunitensi.
Dopo aver portato nel 2014 a 60 milioni il valore delle esportazioni in Usa, i produttori stimano una ulteriore crescita a doppia cifra quest’anno, caratterizzato già in questi primi mesi dalla crescita della domanda da oltreconfine.
«Il mercato statunitense – dice il presidente del consorzio, Paolo Tanari – ci ha fatto crescere. I nostri produttori hanno acquisito delle capaci- tà che altri distretti non hanno. Abbiamo avuto conferma di dover puntare sempre alla qualità del nostro prodotto. Questo ha permesso alle nostre imprese di avviare un processo di internazionalizzazione che le ha portate ad affrontare i mercati esteri con le dovute competenze e la giusta mentalità».
Sul grande mercato Usa, dove il Prosciutto di Parma rappresenta oltre i due terzi di tutti i salumi importati, il Consorzio (a cui fa capo una filiera che conta oltre 4mila allevamenti e 50mila addetti) ha assistito l’anno scorso a una crescita del 12 per cento. Percentuale destinata ad aumentare ancora, come detto, con l a caduta delle barriere cautelative che erano state imposte dal Fsis, il Food Safety and Inspection Service americano.
Degli oltre 8,8 milioni di prosciutti marchiati lo scorso anno, per un valore alla produzione di 800 milioni e un volume d’affari complessivo di 1,6 miliardi di euro, 565mila sono stati destinati a coprire la domanda statunitense. La quota più consistente del totale delle esportazioni che, in aumento del 3,5%, hanno raggiunto un valore di 250 milioni, pari a circa il 30% della produzione totale. In crescita negli Usa anche il preaffettato, con circa 3 milioni di vaschette vendute, pari a un incremento del 16,4 per cento.
PRIMO MERCATO DI SBOCCO Il valore delle vendite oltreoceano ha raggiunto i 250 milioni di euro con una quota vicina al 30% della produzione totale