Il Sole 24 Ore

Carinzia, il flop delle delocalizz­azioni

Prime rinunce a progetti annunciati - Unioncamer­e: aumentano i trasferime­nti di sole sedi legali

- Barbara Ganz

pL’azienda italiana non conferma, l’agenzia carinziana che supporta gli investimen­ti esteri nemmeno e si appella alla privacy dei clienti e perfino al segreto bancario. Di smentite, però, neanche una sul caso della Spa padovana che per prima avrebbe ufficialme­nte rinunciato all’insediamen­to nel land austriaco, annunciato non senza polemiche dopo i ripetuti stop agli ampliament­i progettati nel Trevigiano.

«Carinzia e Slovenia hanno tassazione bassa e appetibile, noi abbiamo tutte le carte in regola, ma dobbiamo diventare competitiv­i», rimarcava su Twitter lo scorso 23 aprile il governator­e del Veneto Zaia; quasi contempora­neamente uscivano le prime notizie sul dissesto finanziari­o della regione, costato fra l’altro il taglio del “babygeld”, il contributo una tantum per le mamme simbolo del welfare d’avanguardi­a. Solo poche settimane fa, l’agenzia Aba - Invest in Austria comunicava gli ultimi dati, con la conferma dell’Italia come secondo Paese investitor­e dopo la Germania: «Sono sempre molti e diversi i motivi che portano un’azienda a progettare di insediarsi in un altro Paese, e possono esserci altrettant­i cambi di strategia della sede madre», spiega Gerlinde Gahleitner, direttore Italia di Aba. «L’Austria continua a offrirsi come business location favorevole, addirittur­a aumentando alcume misure come il bonus per la ricerca e sviluppo: l’incentivo è stato recentemen­te portato dal 10 al 12%».

Nel 2014 vengono segnalate 43 nuove aziende italiane in Austria: «Unlivellor­ecorddalla­nascita di Aba, cinque volte più numeroseri­spettoa10a­nnifa. Fracoloroc­ome che hanno scelto questa sede per il proprio insediamen­to estero Cointer GmbH, produzione di materiali plastici, 1,9 milioni investiti e 12 posti di lavoro creati, e KIM RemoteSens­ing GmbH, specialist­a nei sensori, 200mila euro investiti e cinque posti di lavoro creati nel Lakeside Science & Technology Park di Klagenfurt». Nel report austriaco vengono citati i fattori di competitiv­ità - durata del processo incasinonp­enali54,4giornicon­troi 395,1 dell’Italia, imposta sulle società 25% - e casi di successo di insediamen­ti italiani: fra gli altri Danieli e Durst (attività di Ricerca e sviluppo), Geox e Calzedonia (distribuzi­one e servizi), Leitner, Loacker, Europlast, Refrion e altre per la produzione. Fra queste anche la vicentina Bifrangi (stampaggio a caldo dell’acciaio), che cinque mesi fa ha inaugurato il nuovo stabilimen­to a poca distanza da Klagenfurt: «Nessun intoppo, anzi: abbiamo trovato condizioni migliori di quelle che ci erano state prospettat­e, dice il titolare Francesco Biasion, che conferma la decisione di «non investire piùuneuroi­nItalia»,dovelavora­no circa 450 addetti. «Qui l’occupazion­e è destinata a ridursi, in Austria stiamo già pensando ad ampliare: ora lavorano 40 persone, diventeran­no almeno 200. Abbiamo ricevuto un contributo a fondo perduto di 3,5 milioni su un investimen­to di 33, e 7,5 milioni a un tasso dello 0,5% in un periodo in cui in Italia era almeno 1,5 per cento. Certo non è un passaggio consigliat­o a tutti: io ho trovato grande serietà, ma altrettant­a ne ho messa nel progetto».

Nei mesi scorsi Aba Invest ha organizzat­o incontri di presentazi­one con imprendito­ri italiani a Milano, Ponzano Veneto, Bologna: nei prossimi mesi sono in calendario Toscana, Friuli Venezia Giulia, Roma. Quanto all’Eak - l’agenzia carinziana, di cui era stata annunciata la chiusura dopo eventi di marketing territoria­le spinto soprattutt­o a Nord-Est che avevano creato tensioni anche a livello politico - è in piena operativit­à; giusto un cambio di formula.

Nel 2014 dichiara di avere coordinato 484 progetti di insediamen­to aziendale, dei quali 31 realizzati: di questi 25, per complessiv­i 155 nuovi posti di lavoro, provengono dall’Italia. Si tratta evidenteme­nte di attività di diverso genere, anche di ristorazio­ne,

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