Carinzia, il flop delle delocalizzazioni
Prime rinunce a progetti annunciati - Unioncamere: aumentano i trasferimenti di sole sedi legali
pL’azienda italiana non conferma, l’agenzia carinziana che supporta gli investimenti esteri nemmeno e si appella alla privacy dei clienti e perfino al segreto bancario. Di smentite, però, neanche una sul caso della Spa padovana che per prima avrebbe ufficialmente rinunciato all’insediamento nel land austriaco, annunciato non senza polemiche dopo i ripetuti stop agli ampliamenti progettati nel Trevigiano.
«Carinzia e Slovenia hanno tassazione bassa e appetibile, noi abbiamo tutte le carte in regola, ma dobbiamo diventare competitivi», rimarcava su Twitter lo scorso 23 aprile il governatore del Veneto Zaia; quasi contemporaneamente uscivano le prime notizie sul dissesto finanziario della regione, costato fra l’altro il taglio del “babygeld”, il contributo una tantum per le mamme simbolo del welfare d’avanguardia. Solo poche settimane fa, l’agenzia Aba - Invest in Austria comunicava gli ultimi dati, con la conferma dell’Italia come secondo Paese investitore dopo la Germania: «Sono sempre molti e diversi i motivi che portano un’azienda a progettare di insediarsi in un altro Paese, e possono esserci altrettanti cambi di strategia della sede madre», spiega Gerlinde Gahleitner, direttore Italia di Aba. «L’Austria continua a offrirsi come business location favorevole, addirittura aumentando alcume misure come il bonus per la ricerca e sviluppo: l’incentivo è stato recentemente portato dal 10 al 12%».
Nel 2014 vengono segnalate 43 nuove aziende italiane in Austria: «Unlivellorecorddallanascita di Aba, cinque volte più numeroserispettoa10annifa. Fracolorocome che hanno scelto questa sede per il proprio insediamento estero Cointer GmbH, produzione di materiali plastici, 1,9 milioni investiti e 12 posti di lavoro creati, e KIM RemoteSensing GmbH, specialista nei sensori, 200mila euro investiti e cinque posti di lavoro creati nel Lakeside Science & Technology Park di Klagenfurt». Nel report austriaco vengono citati i fattori di competitività - durata del processo incasinonpenali54,4giornicontroi 395,1 dell’Italia, imposta sulle società 25% - e casi di successo di insediamenti italiani: fra gli altri Danieli e Durst (attività di Ricerca e sviluppo), Geox e Calzedonia (distribuzione e servizi), Leitner, Loacker, Europlast, Refrion e altre per la produzione. Fra queste anche la vicentina Bifrangi (stampaggio a caldo dell’acciaio), che cinque mesi fa ha inaugurato il nuovo stabilimento a poca distanza da Klagenfurt: «Nessun intoppo, anzi: abbiamo trovato condizioni migliori di quelle che ci erano state prospettate, dice il titolare Francesco Biasion, che conferma la decisione di «non investire piùuneuroinItalia»,dovelavorano circa 450 addetti. «Qui l’occupazione è destinata a ridursi, in Austria stiamo già pensando ad ampliare: ora lavorano 40 persone, diventeranno almeno 200. Abbiamo ricevuto un contributo a fondo perduto di 3,5 milioni su un investimento di 33, e 7,5 milioni a un tasso dello 0,5% in un periodo in cui in Italia era almeno 1,5 per cento. Certo non è un passaggio consigliato a tutti: io ho trovato grande serietà, ma altrettanta ne ho messa nel progetto».
Nei mesi scorsi Aba Invest ha organizzato incontri di presentazione con imprenditori italiani a Milano, Ponzano Veneto, Bologna: nei prossimi mesi sono in calendario Toscana, Friuli Venezia Giulia, Roma. Quanto all’Eak - l’agenzia carinziana, di cui era stata annunciata la chiusura dopo eventi di marketing territoriale spinto soprattutto a Nord-Est che avevano creato tensioni anche a livello politico - è in piena operatività; giusto un cambio di formula.
Nel 2014 dichiara di avere coordinato 484 progetti di insediamento aziendale, dei quali 31 realizzati: di questi 25, per complessivi 155 nuovi posti di lavoro, provengono dall’Italia. Si tratta evidentemente di attività di diverso genere, anche di ristorazione,