Gianni Armani da Terna all’Anas
Il nuovo presidente e ad sostituisce il dimissionario Pietro Ciucci: dovrà affrontare il nodo strategico della privatizzazione Due donne nel Cda: l’ingegnere Cristiana Alicata e l’architetto Francesca Moraci
pDopo nove anni l’Anas volta pagina. Si chiude il sipario sull’era Ciucci, supermanager ai vertici dell’ex ente strade da luglio 2006. Entra in scena Gianni Armani. L’amministratore delegato di Terna Rete Italia, società del gruppo elettrico che si occupa dell’esercizio e dello sviluppo della rete nazionale diventa il nuovo presidente e Ad della società delle strade.
A parte la suspense della mancata nomina nella prima parte dell’assemblea dedicata all'approvazione del bilancio 2014 (chiuso con un utile di 17,6 milioni, rispetto ai 3 dell’esercizio precedente) le previsioni della vigilia che davano per fatta la scelta di Armani sono state rispettate. Per arrivare all’ufficialità si è dovuto però attendere qualcheorainpiùeunanuovaconvocazione serale dell’assemblea, arrivata su input del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, che nel pomeriggio aveva seccamente smentito le voci di uno slittamento delle nomine. Insieme ad Armani l’assemblea ha nominato anche due nuovi consiglieri in sostituzione di Sergio Dondolini e Maria Cannata che avevano lasciato il posto nelle scorse settimane. Al loro posto arrivano Francesca Moraci, 59 anni, esperta di urbanistica (con una cattedra all’Università di Reggio Calabria), indicata da Porta Pia anche tra i saggi chiamati a elaborare il nuovo piano per la portualità e la logistica e Cristiana Alicata 39 anni, ingegnere meccanico, responsabile della sede di Napoli della Fca Center Italia Spa dopo aver ricoperto vari incarichi nel gruppo Fiat.
Appena insediato Armani (48 anni) dovrà fare i conti con i diversi dossier lasciati aperto dall’addio di Ciucci, che ieri ha rivendicato di aver lasciato una «società dai conti in ordine», capace di riconoscere «dividendi per circa 50 milioni» al Tesoro negli ultimi sei esercizi.
Al primo posto c’è la privatizzazione della società che il Tesoro è intezionato a portare avanti. Toccherà ora ad Armani dare concretezza a questo piano, peraltro sponsorizzato pure dal presidente uscente. Secondo indiscrezioni, tecnici dell’Economia e delle Infrastrutture srabbero già al lavoro per fare uscire l’Anas dal perimetro pubblico. Un progetto che finora non ha trovato sponde sempre favorevoli sul piano politico. L’ultimo a prendere posizione sul tema è stato Ermete Realacci, renziano, presidente della Commissione Lavori pubblici del Senato. «Onestamente non vedo le ragioni che potrebbero portare a una privatizzazione dell’Anas. La società ha compiti pubblici», ha detto il deputato Pd.
Sul futuro dell’Anas si è espresso anche il ministro Delrio (vedi l’intervista sul Sole 24 Ore del 17 maggio) chiedendo che la società si concentri sulla manutenzione della rete.
L’altra priorità è proprio il rilanciodegliinvestimentidellasocietà che gestisce oltre 25mila chilometri di strade. La spesa per la manutenzione straordinaria e le nuove realizzazioni è andata progressivamente scemando negli ultimi anni. L’anno scorso si è fermata a quota 2 miliardi, la più bassa dal 2011. Per stessa ammissione dell’ente, oltre il 40% dei circa 11mila ponti e viadotti in esercizio è stato costruito prima del 1970 e andrebbe tenuto costantemente sotto osservazione per evitare incidenti.
In attesa delle scelte strategiche (privatizzazione si, privatizzazione no) il nodo restano i fondi. Ieri il Governo ha finalmente stanziato quelli per il rifacimento del viadottoHimerasull’A19inSicilia(30milioni, più altri 27,4 per il miglioramento della viabilità) lesionato e reso impercorribile da una frana.