La Romania sfida la corruzione
Le indagini colpiscono ministri di primo piano, per il presidente Iohannis «è la priorità nazionale» Ma la paura delle inchieste rischia di rallentare i progetti di investimento
p carest Ahmed Hassan di Deloitte. «Il lato negativo di queste misure è che le decisioni non vengono prese. Molte persone anche in posizioni di responsabilità nelle amministrazioni sono in attesa, sperano che il contratto, la scelta, l’appalto vengano affidati ad altri, cercano di evitare di mettere la loro firma. E questo - spiega Ahmed Hassan - è davvero grave. Molti progetti strategici rischiano di essere rinviati a causa del nervosismo di alcuni burocrati».
Le imprese e le istituzioni non amano discutere apertamente di questi problemi, temono ulteriori aggravi di costi e ulteriori ritardi. Ma Olguta Vasilescu, sindaco socialdemocratico della città di Craiova, non ha difficoltà ad affermare che «gli amministratori locali stanno facendo una specie di sciopero della firma». Per Aristotel Cancescu, capo del Consiglio comunale di Brasov, sotto indagine per corruzione, «lavorare nella pubblica amministrazione è sempre più rischioso», «tutto può essere interpretato in modo negativo» e «sì, nelle amministrazioni è tutto fermo, le persone hanno paura di firmare qualsiasi documento».
La corruzione in Romania sembra avere radici profonde. Solo qualche ora prima dell’intervento del presidente Iohannis, la credibilità del governo socialdemocratico del premier Victor Ponta era stata scossa dalla condanna del ministro per lo Sviluppo regionale, Liviu Dragnea, colpevole di aver organizzato, con mazzette e schede false, un piano per influenzare il risultato di un referendum tenutosi nel 2012 per decidere la destituzione dell’allora presidente Traian Basescu. Dragnea, già ministro dell’Interno, è stato condannato a un anno di reclusione con la sospensione della pena oltre che all’interdizione dai pubblici uffici e ha annunciato che farà ri-
Il nero in percentuale sul Pil
Romania corso dicendosi innocente ma la trama illegale scoperta dai magistrati lascerà comunque il segno nella politica del Paese.
A marzo il ministro delle Finanze, Darius Valcov, era stato costretto alle dimissioni, dopo un duro braccio di ferro proprio con il presidente della Repubblica Iohannis, e poi arrestato per aver intascato mazzette in cambio di appalti ad alcune imprese quando era sindaco di Slatina, una cittadina nel Sud del Paese. L’uscita di Valcov, nella cui casa gli investigatori avevano trovato dipinti di valore (anche un Picasso e un Renoir)e lingotti d’oro, aveva colpito ancora una volta la reputazione della Romania.
Uno studio di A.T. Kearney mostra che la Romania ha la seconda economia sommersa d’Europa, dietro solo alla Bulgaria. La Banca Mondiale scrive che almeno un’impresa su dieci presente nel Paese ha dovuto pagare bustarelle. Secondo i calcoli dell’agenzia Reuters nel 2014 le tangenti avrebbero comportato per lo Stato e per le imprese private un costo di circa un miliardo di euro: una cifra sufficiente a costruire 200 chilometri di autostrade in un Paese ancora in forte ritardo sulle infrastrutture.
Octavian Vidu, investment manager alla cinese Cee Equity Partners, ha troncato ogni discussione su due progetti dopo che gli è stato chiesto di pagare una tangente. È un grande sostenitore della stretta anticorruzione e sostiene che i business tradizionalmente legati agli interessi politici lotteranno per sopravvivere e alcuni di essi potrebbero anche diventare oggetto di acquisizioni. «Ci sarà una fase di vuoto. Comunque doloroso per tutti. Ma penso - afferma Vidu - che la Romania potrà raggiungere un livello di fiducia molto più elevato per gli investitori come noi».
L’economia sommersa nell’Europa dell’Est