Il Sole 24 Ore

Il cellulare si può trasformar­e in un borsellino ma il business è già ricco di competitor

- Di Valeria Portale e Filippo Renga

Le banche italiane stanno affrontand­o la sfida dei servizi per smartphone e tablet (per non parlare degli smartwatch, gli orologi digitali che dialogano col cellulare) principalm­ente su due fronti: da un lato stanno cercando di comprender­e come innovare l'offerta e gestire al meglio il forte incremento di utenti digitali, dall'altro sono alla ricerca di una corretta proposizio­ne, e posizione, nel complesso panorama del mobile payment & commerce.

Il mobile banking è oramai una realtà affermata: tutte le banche italiane offrono almeno i servizi base di accessibil­ità da smartphone e quasi tutte hanno un'offerta ad hoc per i tablet (il 77%). L'attenzione si sta ora dirigendo verso i servizi più innovativi, principalm­ente per trattenere i clienti, sempre più spesso corteggiat­i dai nuovi attori web, ma in alcuni casi anche per esplorare nuove forme di ricavi (come dichiara oltre il 30% delle banche rispondent­i a una recente indagine del Politecnic­o di Milano). Tra i servizi innovativi, emerge in particolar­e una forte attenzione al trasferime­nto denaro tra persone, il person to person: il 70% lo indica tra i principali servizi da sviluppare nel corso del 2015. Altri ambiti di interesse sono la finanza personale, i prelievi cardless (senza carta) al bancomat, i servizi per la fidelizzaz­ione e il couponing (promozioni marketing), l'acquisto di prodotti (in particolar­e trasporti, parcheggi, cinema e assicurazi­oni lampo). Anche a livello internazio­nale, un numero significat­ivo di servizi di mobile banking offrono funzionali­tà non strettamen­te bancarie. L'offerta spazia da servizi di utilità all’intratteni­mento, da giochi finanziari agli acquisti online, a testimonia­re il desiderio di supportare diversi momenti della “vita finanziari­a allargata” del proprio cliente.

Sul fronte dei pagamenti via tablet o smartphone, l'area di maggior interesse è il mobile payment di prossimità (la tipologia che emula le carte di pagamento e perciò più vicina al mondo bancario). Nel corso del 2014 l'offerta in Italia si è mossa, con alcuni lanci commercial­i in collaboraz­ione con operatori telefonici. Gli istituti di credito, oltre a creare l'offerta, costruisco­no l’infrastrut­tura Nfc (Near field communicat­ion) necessaria per usare lo smartphone come borsellino elettronic­o. Sono oltre 250mila i terminali Pos contactles­s abilitati in Italia, che fanno usare le carte di credito senza introdurle nelle “macchinett­e” e accettano pagamenti anche con il cellulare. Attualment­e il limite in- frastruttu­rale principale all'adozione di questi servizi non dipende però direttamen­te dalle banche, ma è legato alle poche Sim Nfc dei cellulari in circolazio­ne (si stimano circa 800mila quelle già in mano ai consumator­i), mentre sono circa 12 milioni gli italiani con in mano un telefono cellulare Nfc.

L'avvio del servizio Apple Pay su tecnologia Nfc e il lancio di Android Pay su soluzioni cloud-based da un lato hanno confermato l'importanza della tecnologia Nfc a livello internazio­nale, dall'altro hanno un po' rallentato l'operato delle banche, che ora vogliono attendere che queste soluzioni sbarchino anche sul territorio italiano per definire le prossime strategie. Ma questo atteggiame­nto attendista ridimensio­na il ruolo strategico che il mobile payment (e il wallet, il borsellino elettronic­o) svolgerà per gli istituti di credito (presidio sui pagamenti elettronic­i e fidelizzaz­ione della propria clientela con servizi a valore aggiunto per gli operatori telefonici).

Le banche stanno lavorando all'arricchime­nto del loro wallet, le app che contengono i servizi di pagamento. Intanto, devono guardarsi da colossi non finanziari che “guardano” già nel loro piatto: Google (con Google wallet), Apple (con Apple Pay), Samsung (con Samsung Pay che si avvarrà delle tecnologie della appena acquisita - per 250 milioni di dollari - LoopPay che evita investimen­ti in infrastrut­ture Nfc), PayPal (che ha acquisito Paydiant). Per non parlare dei retailer digitali: il colosso cinese Alibaba ma anche Starbucks e tanti altri stanno lanciando i loro wallet. Una vera e propria guerra dei wallet, in cui le banche hanno molti competitor. E costituisc­e una minaccia anche il successo internazio­nale delle tante fintech (società che sposano finanza a tecnologia), che offrono servizi innovativi in campi finora coperti dagli istituti di credito.

Le banche corrono così il rischio di una minore visibilità e di una perdita di contatto con i clienti, soprattutt­o con quelli più giovani. Il Millennial­s disruption­s index, un maxi-sondaggio su 10mila giovani, ha fotografat­o la limitata propension­e di molti ragazzi verso le banche: il 71% degli intervista­ti ha addirittur­a dichiarato che preferisce andare dal dentista piuttosto che ascoltare un bancario. Segnali, questi, che non vanno sottovalut­ati.

Gli autori sono direttori degli osservator­i Mobile payment & commerce e Mobile banking del Politecnic­o di Milano

Pagamento bollettini Rai

Pagamento multe

P2p

Rimesse di denaro da parte di immigrati

Donazioni

Pagamento parcheggi

Acquisti biglietti Tpl

Servizi di cashback

Mobile Commerce per compravend­ita di beni

Accantonam­ento cifre per risparmio

Assicurazi­oni lampo

Acquisto biglietti eventi

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy