Il cellulare si può trasformare in un borsellino ma il business è già ricco di competitor
Le banche italiane stanno affrontando la sfida dei servizi per smartphone e tablet (per non parlare degli smartwatch, gli orologi digitali che dialogano col cellulare) principalmente su due fronti: da un lato stanno cercando di comprendere come innovare l'offerta e gestire al meglio il forte incremento di utenti digitali, dall'altro sono alla ricerca di una corretta proposizione, e posizione, nel complesso panorama del mobile payment & commerce.
Il mobile banking è oramai una realtà affermata: tutte le banche italiane offrono almeno i servizi base di accessibilità da smartphone e quasi tutte hanno un'offerta ad hoc per i tablet (il 77%). L'attenzione si sta ora dirigendo verso i servizi più innovativi, principalmente per trattenere i clienti, sempre più spesso corteggiati dai nuovi attori web, ma in alcuni casi anche per esplorare nuove forme di ricavi (come dichiara oltre il 30% delle banche rispondenti a una recente indagine del Politecnico di Milano). Tra i servizi innovativi, emerge in particolare una forte attenzione al trasferimento denaro tra persone, il person to person: il 70% lo indica tra i principali servizi da sviluppare nel corso del 2015. Altri ambiti di interesse sono la finanza personale, i prelievi cardless (senza carta) al bancomat, i servizi per la fidelizzazione e il couponing (promozioni marketing), l'acquisto di prodotti (in particolare trasporti, parcheggi, cinema e assicurazioni lampo). Anche a livello internazionale, un numero significativo di servizi di mobile banking offrono funzionalità non strettamente bancarie. L'offerta spazia da servizi di utilità all’intrattenimento, da giochi finanziari agli acquisti online, a testimoniare il desiderio di supportare diversi momenti della “vita finanziaria allargata” del proprio cliente.
Sul fronte dei pagamenti via tablet o smartphone, l'area di maggior interesse è il mobile payment di prossimità (la tipologia che emula le carte di pagamento e perciò più vicina al mondo bancario). Nel corso del 2014 l'offerta in Italia si è mossa, con alcuni lanci commerciali in collaborazione con operatori telefonici. Gli istituti di credito, oltre a creare l'offerta, costruiscono l’infrastruttura Nfc (Near field communication) necessaria per usare lo smartphone come borsellino elettronico. Sono oltre 250mila i terminali Pos contactless abilitati in Italia, che fanno usare le carte di credito senza introdurle nelle “macchinette” e accettano pagamenti anche con il cellulare. Attualmente il limite in- frastrutturale principale all'adozione di questi servizi non dipende però direttamente dalle banche, ma è legato alle poche Sim Nfc dei cellulari in circolazione (si stimano circa 800mila quelle già in mano ai consumatori), mentre sono circa 12 milioni gli italiani con in mano un telefono cellulare Nfc.
L'avvio del servizio Apple Pay su tecnologia Nfc e il lancio di Android Pay su soluzioni cloud-based da un lato hanno confermato l'importanza della tecnologia Nfc a livello internazionale, dall'altro hanno un po' rallentato l'operato delle banche, che ora vogliono attendere che queste soluzioni sbarchino anche sul territorio italiano per definire le prossime strategie. Ma questo atteggiamento attendista ridimensiona il ruolo strategico che il mobile payment (e il wallet, il borsellino elettronico) svolgerà per gli istituti di credito (presidio sui pagamenti elettronici e fidelizzazione della propria clientela con servizi a valore aggiunto per gli operatori telefonici).
Le banche stanno lavorando all'arricchimento del loro wallet, le app che contengono i servizi di pagamento. Intanto, devono guardarsi da colossi non finanziari che “guardano” già nel loro piatto: Google (con Google wallet), Apple (con Apple Pay), Samsung (con Samsung Pay che si avvarrà delle tecnologie della appena acquisita - per 250 milioni di dollari - LoopPay che evita investimenti in infrastrutture Nfc), PayPal (che ha acquisito Paydiant). Per non parlare dei retailer digitali: il colosso cinese Alibaba ma anche Starbucks e tanti altri stanno lanciando i loro wallet. Una vera e propria guerra dei wallet, in cui le banche hanno molti competitor. E costituisce una minaccia anche il successo internazionale delle tante fintech (società che sposano finanza a tecnologia), che offrono servizi innovativi in campi finora coperti dagli istituti di credito.
Le banche corrono così il rischio di una minore visibilità e di una perdita di contatto con i clienti, soprattutto con quelli più giovani. Il Millennials disruptions index, un maxi-sondaggio su 10mila giovani, ha fotografato la limitata propensione di molti ragazzi verso le banche: il 71% degli intervistati ha addirittura dichiarato che preferisce andare dal dentista piuttosto che ascoltare un bancario. Segnali, questi, che non vanno sottovalutati.
Gli autori sono direttori degli osservatori Mobile payment & commerce e Mobile banking del Politecnico di Milano
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