Per i presidi ok alla licenza di nomina
Novità nel Ddl: criteri di trasparenza e norma anti conflitto d’interessi
Per i presidi comincia una nuova era. Quella della chiamata (almeno parzialmente) diretta. A partire dal prossimo 1° settembre i dirigenti scolastici potranno scegliere in prima persona i docenti del nuovo organico dell’autonomia a cui affidare un incarico triennale. A prevederlo è l’articolo 9 del ddl sulla «Buona Scuola» che ha incassato ieri — tra le critiche dell’opposizione e della minoranza Pd che ha scelto di non votarlo — il via libera della Camera con 214 voti a favore, 100 contrari e 11 astenuti. Con un paio di novità rispetto al testo uscito la settimana scorsa dalla commissione Cultura: da un lato, arriva la norma anti-conflitto d’interesse; dall’altro, aumentano i criteri di trasparenza per la scelta.
A introdurli sono stati, rispettivamente, un emendamento del M5S e un altro del Pd (primo firmatario Rocchi) che hanno incassato il sì dell’assemblea. Il primo prevede che la chiamata dei prof avvenga «in assenza di conflitti d’interesse avendo riguardo a possibili collegamenti soggettivi e/o di parentela del dirigente scolastico con i docenti iscritti negli ambiti territoriali». Il secondo stabilisce invece che venga «assicurata trasparenza e pubblicità degli incarichi conferiti e dei curricula dei docenti attraverso la pubblicazione sul sito Internet dell’istituzione scolastica». Degna di nota è poi una modifica in- trodotta su richiesta della commissione Bilancio e riguardante i criteri per la nomina degli ispettori ministeriali che dovranno valutare l’operato dei dirigenti scolastici.
Chissà se le novità introdotte nelle ultime ore basteranno a fare digerire al mondo della scuola in fermento il parziale ampliamento dei poteri del preside previsti dal provvedimento. Probabilmente no visto che anche ieri prof e studenti erano in piazza Montecitorio per contestare, con tanto di lavagna, il premier Matteo Renzi. E nuove manifestazioni sono attese anche oggi.
Il clima di protesta si è esteso anche in aula. Tra i più agguerriti Stefano Fassina, della minoranza dem, che ha chiesto alla ministra Stefania Gianni di dimettersi «per ricostruire un clima più positivo nel mondo della scuola». Parole a cui la responsabile del Miur ha replicato prima con un tweet («non ci sarà nessun preside-padrone ma dirigente responsabile e valutato») e poi a voce: Fassina «parla di cose che non esistono, ma d’altronde fa la sua battaglia politica». Poco prima in sua difesa era intervenuta la renziana Anna Ascani che le aveva confermato la fiducia a nome del gruppo.
In realtà la posizione di Fassina non coincide fino in fondo con il resto della minoranza Pd. O meglio con quella quarantina di deputati che votarono no all’Italicum e che si riuniranno stasera per fare il punto alla vigilia del voto finale. A pesare — fanno notare — sarà il numero e il peso delle correzioni al testo introdotte nel frattempo.
Relativamente più tranquillo si è rivelato invece l’esame dell’articolo 8 che riguarda l’altra faccia della medaglia del potere dei presidi: definisce l’organico dell’autonomia che consentirà il potenziamento dell’offerta formativa e assicurerà la stabilizzazione di oltre 45mila precari sui 100mila complessivi interessati dalla norma. Oltre ai posti comuni, l’organico dell'autonomia, ripartito in ambiti territoriali, è costituito anche dai posti per il sostegno e per il potenziamento dell’offerta formativa. Con lo stesso articolo vedono poi la luce le reti di scuole a cui spetterà, tra gli altri, «la valorizzazione delle risorse professionali e la gestione comune di funzioni e attività amministrative».
Dopo la sospensione serale dei lavori la Camera, i cui lavori sono proseguiti in notturna, riparte oggi dall’articolo 10. Un’altra delle disposizioni “calde”, non fosse altro che perchè stabilisce l’immissione in ruolo, a partire dal 1° settembre, di 100.703 nuovi insegnanti e l’avvio, a partire dal 2016, di una nuova stagione di concorsi. Triennali e regionali. Superato anche questo scoglio — è l’opinione che si registra a Montecitorio — l’esame del disegno di legge dovrebbe cominciare la discesa che lo dovrebbe portare domani a incassare il primo via libera parlamentare.