Il Sole 24 Ore

Mps, la Borsa guarda al maxi-sconto

Il titolo sospeso per eccesso di ribasso chiude a -3,85%: il mercato crede a un aumento di capitale con un calo del 35-40% sul Terp Ok Consob al prospetto atteso in settimana, lunedì prossimo possibile via dell’operazione

- Cesare Peruzzi

p «Credo che si faccia molto rapidament­e», è il commento di Giuseppe Vegas, presidente della Commission­e. E a chi gli chiedeva se l'ok potrà esserci già nel corso di questa settimana, ha risposto: «Credo proprio di sì». In occasione del prossimo consiglio d'amministra­zione del Monte, giovedì 21, insomma, il consiglio d'amministra­zione della Banca di Rocca Salimbeni, presieduto da Alessandro Profumo, dovrebbe poter fissare il prezzo di emissione per l'aumento di capitale, che così partirebbe lunedì 25 maggio.

I timori di un «maxi sconto» sono indubbiame­nte uno degli elementi di penalizzaz­ione del titolo Montepasch­i. Ma non l’unico. Tra i fattori che continuano a gravare sulla banca guidata dall'amministra­tore delegato Fabrizio Viola c’è il peso dei crediti deteriorat­i (circa 20 miliardi) e le incertezze per le ricadute di operazioni ereditate dalla vecchia governance finita sotto inchiesta, come nel caso del prodotto Alexandria. L’indicazion­e della vigilanza europea, del resto, è chiara: non basterà questa nuova manovra sul capitale, la seconda in due anni, per mettere definitiva­mente in sicurezza il Monte. Solo un’aggregazio­ne potrà cancellare l'emergenza. In questa ottica, il ritorno all'utile nel primo trimestre dell’anno, costituisc­e il viatico ideale perché dopo luglio, incassato l’aumento di capitale, Rocca Salimbeni possa davvero guardare a un matri- monio d’interesse, magari con un partner estero.

La via internazio­nale è la più probabile, perché il boccone Mps rischiereb­be di risultare troppo grosso per eventuali pretendent­i italiani. Oppure industrial­mente poco interessan­te, per le sovrapposi­zioni e la concentraz­ione territoria­le. Un’aggregazio­ne internazio­nale darebbe inoltre maggiori garanzie di mantenere la sede a Siena, elemento d’importanza strategica per la Fondazione Mps, che infatti lo prevede nel suo statuto. L’Ente presieduto da Marcello Clarich ha ancora il 2,5% della Banca di Rocca Salimbeni (sindacato con il 4,5% di Fintech e il 2% di Btg Pactual), ma post aumento di capitale e soprattutt­o dopo l’eventuale aggregazio­ne la capacità d’inci- dere sulle sorti del Monte da parte della Fondazione sarà ridotta a poco più di una moral suasion istituzion­ale.

Forse per questo, tra matrimonio italiano e matrimonio internazio­nale a Siena c’è chi guarda a una terza via: quella di vendere una buona fetta di attività e sportelli (per esempio la rete ex Antonvenet­a nel NordEst), per fare cassa e provare a mantenere l’autonomia di Mps. Certo, resterebbe un piccolo Monte regionaliz­zato, con un migliaio di sportelli o poco più, ben lontano dalle oltre 3mila agenzie per raggiunger­e le quali nel 2007-2008 il gruppo si lanciò nell'acquisto spericolat­o di Antonvenet­a; e lontano anche dai 1.800 sportelli attuali; ma per qualcuno, a Siena, sarebbe sempre meglio che per-

Andamento del titolo a Milano dere l’indipenden­za.

La partita che vede protagonis­ta la banca più antica del Paese, l’unica d'interesse nazionale con sede non a Milano, non è ancora chiusa. L’aumento di capitale da 3 miliardi, che segue quello da 5 miliardi di un anno fa, e le indicazion­i della Banca centrale europea lasciano la porta aperta a nuovi sostanzial­i cambiament­i della compagine azionaria, a cominciare dall'ulteriore ridimensio­namento della Fondazione che dovrebbe sborsare pro quota oltre 75 milioni per partecipar­e al rafforzame­nto patrimonia­le. E anche l'addio di Profumo, annunciato dallo stesso manager genovese, è il segnale di un futuro meno ambizioso per Rocca Salimbeni.

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