Il Sole 24 Ore

Npl, pronto il piano per le banche

Tre le mosse del Governo: nuova legge fallimenta­re, possibilit­à di dedurre in un anno le perdite sui crediti deteriorat­i e bad bank L’Fmi: «Risolvere il nodo dei crediti in sofferenza è vitale per far ripartire i prestiti alle Pmi»

- Marco Ferrando

p re scarsi e costosi».

L’invito dell’Fmi è ad azioni che «rafforzino i bilanci delle banche e delle imprese» liberando «risorse per nuovi prestiti a imprese e settori produttivi». In particolar­e, il Fondo sollecita a definire «limiti di tempo per le svalutazio­ni delle sofferenze incoraggia­ndo le banche ad affrontare il proble- ma in tempi più rapidi e riducendo lo stock di sofferenze». La riforma delle norme relative al recupero dei crediti è a costo zero per lo Stato, e per questo motivo si trova in cima alla lista del piano predispost­o dal Governo, considerat­o da quasi tutti i banchieri necessario anche per accendere quella fase di M&A che tutti si aspettano dall’approvazio­ne della riforma delle popolari (e dalla crisi Mps) ma che stenta a decollare.

Secondo in ordine di tempo, dovrebbe arrivare l’allineamen­to al resto d’Europa della deducibili­tà delle perdite sui crediti: in Italia è di cinque anni, fuori è di uno solo, ma in compenso le banche di casa nostra possono mettere a bilancio quel che non si è ancora dedotto sottoforma di crediti d’imposta, una misura che secondo la Commission­e europea “puzza” di aiuto di Stato. Di qui il progetto dell’Esecutivo di abbassare i tempi a un solo anno, iniziativa costosa per lo Stato (comportere­bbe mancati introiti fiscali per oltre 5 miliardi), che tuttavia abbattereb­be miliardi di crediti d’imposta e per di più spingerebb­e le banche a ulteriori svalutazio­ni. «Il tema dell’ammortamen­to fiscale delle svalutazio­ni dei crediti è un tema a parte», ha detto al riguardo ieri Pagani. Secondo quanto risulta, sull’argomento sono in corso discussion­i serrate con la Commission­e europea, visto che c’è da trovare una soluzione sostenibil­e per il bilancio dello Stato ma che al tempo stesso scongiuri definitiva­mente il rischio di un intervento dell’Antitrust europeo sui Dta, cioè i cre- diti d’imposta, oggi parte integrante (e significat­iva) del capitale delle banche.

Nei giorni scorsi si era ipotizzata anche la via del decreto, ma - complice la sentenza della Consulta, che ha riaperto il capitolo pensioni - il tema coperture è diventato prioritari­o. Un dato, però, è certo: con il varo delle prime due azioni, per la terza, che è la bad bank, la strada potrebbe essere in discesa. Con la riforma della legge fallimenta­re e l’allineamen­to della deducibili­tà delle perdite sui crediti, si ragiona al Mef, le garanzie pubbliche necessarie ad avvicinare domanda e offerta potrebbero anche non servire.

Anche qui, però, è decisivo il parere di Bruxelles. Dove i tecnici del Mef sono attesi a giorni. Domani, intanto, si farà il punto all’Esecutivo Abi, dove verrà anche riportato l’esito dell’incontro avuto dal comitato di Presidenza il 20 april e 2015 con Danièle Nouy, chairman del Single supervisor­y board della Bce. Un incontro in cui si è parlato, non a caso, di Dta e bad bank.

IL RISCHIO EUROPEO In arrivo a giorni le prime parti del pacchetto: il pericolo da evitare è che la Commission­e Ue le consideri aiuti di Stato

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