Npl, pronto il piano per le banche
Tre le mosse del Governo: nuova legge fallimentare, possibilità di dedurre in un anno le perdite sui crediti deteriorati e bad bank L’Fmi: «Risolvere il nodo dei crediti in sofferenza è vitale per far ripartire i prestiti alle Pmi»
p re scarsi e costosi».
L’invito dell’Fmi è ad azioni che «rafforzino i bilanci delle banche e delle imprese» liberando «risorse per nuovi prestiti a imprese e settori produttivi». In particolare, il Fondo sollecita a definire «limiti di tempo per le svalutazioni delle sofferenze incoraggiando le banche ad affrontare il proble- ma in tempi più rapidi e riducendo lo stock di sofferenze». La riforma delle norme relative al recupero dei crediti è a costo zero per lo Stato, e per questo motivo si trova in cima alla lista del piano predisposto dal Governo, considerato da quasi tutti i banchieri necessario anche per accendere quella fase di M&A che tutti si aspettano dall’approvazione della riforma delle popolari (e dalla crisi Mps) ma che stenta a decollare.
Secondo in ordine di tempo, dovrebbe arrivare l’allineamento al resto d’Europa della deducibilità delle perdite sui crediti: in Italia è di cinque anni, fuori è di uno solo, ma in compenso le banche di casa nostra possono mettere a bilancio quel che non si è ancora dedotto sottoforma di crediti d’imposta, una misura che secondo la Commissione europea “puzza” di aiuto di Stato. Di qui il progetto dell’Esecutivo di abbassare i tempi a un solo anno, iniziativa costosa per lo Stato (comporterebbe mancati introiti fiscali per oltre 5 miliardi), che tuttavia abbatterebbe miliardi di crediti d’imposta e per di più spingerebbe le banche a ulteriori svalutazioni. «Il tema dell’ammortamento fiscale delle svalutazioni dei crediti è un tema a parte», ha detto al riguardo ieri Pagani. Secondo quanto risulta, sull’argomento sono in corso discussioni serrate con la Commissione europea, visto che c’è da trovare una soluzione sostenibile per il bilancio dello Stato ma che al tempo stesso scongiuri definitivamente il rischio di un intervento dell’Antitrust europeo sui Dta, cioè i cre- diti d’imposta, oggi parte integrante (e significativa) del capitale delle banche.
Nei giorni scorsi si era ipotizzata anche la via del decreto, ma - complice la sentenza della Consulta, che ha riaperto il capitolo pensioni - il tema coperture è diventato prioritario. Un dato, però, è certo: con il varo delle prime due azioni, per la terza, che è la bad bank, la strada potrebbe essere in discesa. Con la riforma della legge fallimentare e l’allineamento della deducibilità delle perdite sui crediti, si ragiona al Mef, le garanzie pubbliche necessarie ad avvicinare domanda e offerta potrebbero anche non servire.
Anche qui, però, è decisivo il parere di Bruxelles. Dove i tecnici del Mef sono attesi a giorni. Domani, intanto, si farà il punto all’Esecutivo Abi, dove verrà anche riportato l’esito dell’incontro avuto dal comitato di Presidenza il 20 april e 2015 con Danièle Nouy, chairman del Single supervisory board della Bce. Un incontro in cui si è parlato, non a caso, di Dta e bad bank.
IL RISCHIO EUROPEO In arrivo a giorni le prime parti del pacchetto: il pericolo da evitare è che la Commissione Ue le consideri aiuti di Stato