Il Sole 24 Ore

Borsa, corsa dei risparmiat­ori con i prezzi al top

È boom di denaro che arriva ora sulle azioni con Piazza Affari in rialzo del 90% dal 2012

- Di Fabio Pavesi

pMa l’andare fuori tempo o meglio sbagliare l’attimo vale non solo in acquisto ma anche in vendita. Anche qui basta scorrere i dati. Nel pieno della tempesta della crisi italiana con lo spread impazzito, i risparmiat­ori fuggirono dalle Borse. Dall’estate del 2011 all’estate del 2012 fuoriuscir­ono da fondi azionari e bilanciati oltre 14 miliardi di euro. La fuga avvenne con il listino milanese in picchiata con perdite per oltre il 40%. Borse giù, si esce. Certo, comprensib­ile, ma chi è scappato ha venduto in perdita? Non lo sapremo mai, ma è plausibile. Chi però ha avuto paura e si è liberato di posizioni a rischio ha probabilme­nte perso il rialzo successivo. I flussi di nuove entrate si muovono infatti solo un anno dopo, nel- l’estate del 2013, quando il listino milanese è di nuovo in rialzo di un buon 30%. Poi l’apotesi del 2014, anno record di raccolta per ogni categoria di fondo comune che vede ben 19 miliardi di nuovi ingressi tra azionari e bilanciati che salgono a oltre 30 a marzo del 2015. Ovvio che si innesta un circolo virtuoso: cresce la domanda, più soldi affluiscon­o sui listini, più le Borse salgono. È la legge banale della domanda-offerta. E c’è da dire che è stata la domanda più che lo stato dell’economia reale a livello globale a far salire i listini. Domanda scatenata dalla rete di sicurezza stesa fin dal 2009 per Wall Street dalla Fed con il poderoso quantitati­ve easing. Tutta quella liquidità con tassi bassi e rendimenti obbligazio­nari in calo è finita in buona parte sulle azioni, consapevol­i che la politica monetaria ultra-espansiva faceva da propulsore potente per le attività finanziari­e rischiose. E il giro di pista della droga monetaria è poi giunto anche in Europa. Prima con lo scudo di Draghi sull’irreversib­ilità della moneta unica e poi con l’avvio del Qe di Francofote. Tutte buone e valide ragioni per dirottare il denaro a bassissimo costo in investimen­ti remunerati­vi (con un rischio quasi azzerato dato il paracadute delle banche centrali) come le azioni. Che infatti hanno di fatto raddoppiat­o e più il capitale investito nell’ultimo quinquenni­o. Ma probabilme­nte questo vale solo per gli investitor­i profession­ali che appena hanno capito che le banche centrali facevano da paracadute alle Borse e hanno investito fin dall’inizio coprendo l’intero arco del rialzo. Poi hanno fatto affari quegli investitor­i anche piccoli (i cassettist­i) di lungo corso che comprano azioni e le tengono per anni senza preoccupar­si delle oscillazio­ni anche violente. Chi rischia di restare con il cerino in mano è il parco-buoi, quei piccoli investitor­i che vendono appena vedono un ribasso e comprano quando ormai il ciclo virtuoso dei rialzi è in atto non da mesi, ma da anni. Investire tardi, con lo specchiett­o retrovisor­e pensando che i rendimenti del passato durino all’infinito e i cicli siano inesauribi­li non è in genere una grande idea. È sempre stata smentita dai fatti.

Base 1/1/2009 = 100

Dati in milioni di euro

I RISCHI DI COMPRARE TARDI I piccoli investitor­i tendono a vendere in perdita sui ribassi e a salire sui listini quando le Borse hanno già alle spalle un lungo ciclo di rialzo

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