Borsa, corsa dei risparmiatori con i prezzi al top
È boom di denaro che arriva ora sulle azioni con Piazza Affari in rialzo del 90% dal 2012
pMa l’andare fuori tempo o meglio sbagliare l’attimo vale non solo in acquisto ma anche in vendita. Anche qui basta scorrere i dati. Nel pieno della tempesta della crisi italiana con lo spread impazzito, i risparmiatori fuggirono dalle Borse. Dall’estate del 2011 all’estate del 2012 fuoriuscirono da fondi azionari e bilanciati oltre 14 miliardi di euro. La fuga avvenne con il listino milanese in picchiata con perdite per oltre il 40%. Borse giù, si esce. Certo, comprensibile, ma chi è scappato ha venduto in perdita? Non lo sapremo mai, ma è plausibile. Chi però ha avuto paura e si è liberato di posizioni a rischio ha probabilmente perso il rialzo successivo. I flussi di nuove entrate si muovono infatti solo un anno dopo, nel- l’estate del 2013, quando il listino milanese è di nuovo in rialzo di un buon 30%. Poi l’apotesi del 2014, anno record di raccolta per ogni categoria di fondo comune che vede ben 19 miliardi di nuovi ingressi tra azionari e bilanciati che salgono a oltre 30 a marzo del 2015. Ovvio che si innesta un circolo virtuoso: cresce la domanda, più soldi affluiscono sui listini, più le Borse salgono. È la legge banale della domanda-offerta. E c’è da dire che è stata la domanda più che lo stato dell’economia reale a livello globale a far salire i listini. Domanda scatenata dalla rete di sicurezza stesa fin dal 2009 per Wall Street dalla Fed con il poderoso quantitative easing. Tutta quella liquidità con tassi bassi e rendimenti obbligazionari in calo è finita in buona parte sulle azioni, consapevoli che la politica monetaria ultra-espansiva faceva da propulsore potente per le attività finanziarie rischiose. E il giro di pista della droga monetaria è poi giunto anche in Europa. Prima con lo scudo di Draghi sull’irreversibilità della moneta unica e poi con l’avvio del Qe di Francofote. Tutte buone e valide ragioni per dirottare il denaro a bassissimo costo in investimenti remunerativi (con un rischio quasi azzerato dato il paracadute delle banche centrali) come le azioni. Che infatti hanno di fatto raddoppiato e più il capitale investito nell’ultimo quinquennio. Ma probabilmente questo vale solo per gli investitori professionali che appena hanno capito che le banche centrali facevano da paracadute alle Borse e hanno investito fin dall’inizio coprendo l’intero arco del rialzo. Poi hanno fatto affari quegli investitori anche piccoli (i cassettisti) di lungo corso che comprano azioni e le tengono per anni senza preoccuparsi delle oscillazioni anche violente. Chi rischia di restare con il cerino in mano è il parco-buoi, quei piccoli investitori che vendono appena vedono un ribasso e comprano quando ormai il ciclo virtuoso dei rialzi è in atto non da mesi, ma da anni. Investire tardi, con lo specchietto retrovisore pensando che i rendimenti del passato durino all’infinito e i cicli siano inesauribili non è in genere una grande idea. È sempre stata smentita dai fatti.
Base 1/1/2009 = 100
Dati in milioni di euro
I RISCHI DI COMPRARE TARDI I piccoli investitori tendono a vendere in perdita sui ribassi e a salire sui listini quando le Borse hanno già alle spalle un lungo ciclo di rialzo