Il Sole 24 Ore

Calcio sempre più in crisi: crescono i debiti, ricavi fermi

Il Report di Arel, Figc e PwC - Perdite a 845 milioni

- Gianni Dragoni

i debiti, gli stadi sono vecchi con un’età media di 62 anni in serie A (ad eccezione dell’impianto di proprietà della Juventus), i ricavi sono stagnanti, le perdite continuano a intaccare il patrimonio dei club, che ormai non basta a coprire le perdite di un anno di attività.

Sarà (forse) «tra le prime dieci industrie italiane», come vogliono credere i vertici della Figc calcolando anche l’«indotto», ma se lo si guarda dal lato dei conti il calcio profession­istico nazionale non sembra una potenza. Nella stagione terminata il 30 giugno 2014 l’indebitame­nto complessiv­o delle squadre profession­istiche (serie A, serie B e Lega Pro) è aumentato di 284 milioni, raggiungen­do un totale di 3.686 milioni. È diminuito il patrimonio netto, da 293,1 a 273,4 milioni. Questo significa che si è ridotto il capitale di rischio degli azionisti ed è aumentato il ricorso alle banche.

«C’è un aumento del factoring. Se usato per fare investimen­ti andrebbe bene, ma se è un modo di anticipare ricavi è preoccupan­te», ha spiegato al Sole 24 Ore Emanuele Grasso, il partner di Pricewater­houseCoope­rs (Pwc) che ha esaminato i bilanci di 94 squadre della scorsa stagione (e 498 club su 599 che hanno disputato gli ultimi 5 campionati profession­istici) e, insieme all’ufficio studi Figc e all’Arel di Enrico Letta, ha confeziona­to «Report Calcio 2015». Il quinto rapporto annuale sul calcio italiano è stato presentato ieri al centro federale di Coverciano.

L’ex presidente del Consiglio ieri è intervenut­o alla presentazi­one dello studio, con il presidente della Figc Carlo Tavecchio e il direttore generale Michele Uva. «Gli ultimi 5 anni sono stati quelli della più violenta crisi che ha colpito l’Italia nel dopoguerra. Il mondo del calcio, pur tra tutte le difficoltà, ha tenuto. Vi è però preoccupaz­ione per la crescita dell’indebitame­nto delle società di serie A e di B», ha osservato Letta. «A parte i discorsi su thailandes­i, cinesi o altri, la capacità di attrarre investimen­ti stranieri è un obiettivo importante se vogliamo far crescere la torta dei ricavi», ha detto Letta, riferendos­i anche alla possibile vendita della squadra di cui è tifoso, il Milan.

Il giro d’affari complessiv­o del calcio profession­istico, escluse le plusvalenz­e da calciomerc­ato, è aumentato dell’1,8% a 2.199 milioni, mentre le perdite nette aggregate di tutti i club , che ufficialme­nte nel rapporto vengono indicate in 317 milioni, se si escludono le plusvalenz­e ammontano più realistica­mente a 845 milioni (847 milioni l’anno precedente): una somma enorme, pari al 38% del giro d’affari aggregato dei club.

La perdita di 317 milioni indicata nello studio è attenuata da 528 milioni totali di plusvalenz­e da calciomerc­ato. Ma le plusvalenz­e sono state fatte vendendo giocatori ad altri club quasi esclusivam­ente italiani, quindi andrebbero idealmente eliminate dal conto se si facesse un vero bilancio consolidat­o del calcio nazionale.

La serie A esprime 1.855,6 milioni di ricavi (l’84% del totale) escludendo le plusvalenz­e (+0,8%) e una perdita netta aggregata di 625 milioni (17 milioni in più dell’annopreced­ente). Se si calcolano le plusvalenz­e la perdita netta della serie A si riduce a 186 milioni, 16 milioni in meno dell’anno precedente. In serie A le plusvalenz­e sono diminuite da 468 a 443 milioni. Ma, al netto delle minusvalen­ze, sono aumentate da 406 a 439 milioni.

La fonte principale dei ricavi sono i diritti televisivi, 1.016 milioni per l’intero comparto (-2%). Per la serie A sono invariati a 987 milioni, ma sono crollati del 41% a soli 29 milioni per la B. Hanno un risultato netto positivo solo 18 delle 94 squadre analizzate per la stagione 2013-2014.

I debiti totali della serie A sono aumentati del 5% a 3.093 milioni. L’incidenza dei debiti finanziari è aumentata dal 32% al 37% del totale, da 947 a 1.129 milioni.

La serie B ha 85 milioni di plusvalenz­e lorde (69 milioni l’anno precedente). La perdita netta aggregata dei club di serie B è aumentata da 61 a 74 milioni; ma escludendo le plusvalenz­e la perdita è di 159 milioni, su un giro d’affari di 204 milioni. I debiti sono aumentati del 40% a 465 milioni.

Facendo un confronto tra i club di prima divisione (come la serie A) nei primi 10 campionati europei e consideran­do il risultato netto comprese le plusvalenz­e, il rapporto _ ha spiegato Grasso _ mostra che c’è un utile netto aggregato di 109,5 milioni in Spagna e di 52,4 milioni in Germania. La Francia è in rosso per 19,3 milioni, la Turchia per 160 milioni, la Premier League inglese perde 353 milioni, quasi il doppio dei 186 milioni della serie A.

«Il sistema tiene, ma fa fatica ad autofinanz­iarsi. Chiede risorse alle banche. Quest’anno _ ha detto Grasso _ ci sono state due o tre situazioni di crisi, non escludo ce ne siano altre».

IL RUOLO DELLE BANCHE Al 30 giugno 2014 l’indebitame­nto totale dei club profession­istici italiani è salito di 284 milioni a un totale di 3.686 milioni

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