Il Sole 24 Ore

Il giudice tributario deve valutare le situazioni di crisi

- Salvina Morina Tonino Morina

pBasta con le sentenze a sorpresa. In caso di contenzios­i complicati, i giudici tributari possono avvalersi dei consulenti tecnici. Da parte loro, gli uffici, prima di emettere accertamen­ti con numeri esagerati, che rischiano di fare fallire i contribuen­ti, devono tenere conto della crisi economica. L’ufficio non può accertare redditi e ricavi, con risultati irrealisti­ci, in contrasto «con lo stato di difficoltà dell’impresa, che ha risentito della contrazion­e delle commesse da parte del suo più importante cliente». È sbagliato l’acc e r t a mento i ndutti vo dell’ufficio che non può «desumere il reddito relativo a un’annualità d’imposta da quello conseguito in anni precedenti, in mancanza di una stretta inferenza logica». Sono questi gli insegnamen­ti della Cassazione contenuti nella sentenza 9973/15 depositata il 15 maggio.

Nel caso specifico, la società, dopo gli accertamen­ti dell’ufficio, aveva perso il ricorso in primo grado, con la sentenza confermata dai giudici di secondo grado. Come precisato dalla società, che ha presentato il ricorso per Cassazione, «la sentenza d’appello, acriticame­nte appiattita­si sulle difese dell’Agenzia, trascura del tutto di approfondi­re alcuni dati pacifici quali la sofferenza derivante dalle notorie difficoltà del maggior committent­e del settore (il gruppo Fiat) e l’infausta evoluzione del ciclo economico che ha portato in pochi anni la società contribuen­te al tracollo e al fallimento». Per la Cassazione deve quindi essere accolto il ricorso del contribuen­te, con rinvio della causa alla commission­e regionale competente che, in diversa composizio­ne, procederà a nuovo, compiuto e motivato esame, regolando anche le spese del giudizio di legittimit­à.

L’invito della Cassazione è chiaro: gli uffici, invece di cercare evasioni inesistent­i, devono considerar­e la grave crisi economica. Compito degli uffici è quello di colpire i veri evasori. L’invito della Cassazione fa seguito alle indicazion­i fornite dal direttore dell’agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, nella circolare 25/E del 6 agosto 2014: gli uffici, prima di emettere accertamen­ti infondati, devono considerar­e anche la crisi economica. Gli uffici devono inoltre ricordarsi dell’autotutela, cioè dello strumento che può usare il cittadino per farsi ascoltare quando ritiene di avere subito un’ingiustizi­a.

Nella sentenza 9973/15 della Cassazione, si legge anche che «non è precluso al giudice di rinvio di avvalersi degli strumenti d’indagine tecnica apprestati dall’articolo 7, comma 2, processo tributario».

L’invito della Cassazione è evidente. Per evitare sentenze superficia­li, cosiddette sentenze a sorpresa, è possibile chiedere l’intervento dei consulenti tecnici per risolvere contenzios­i complicati, anche perché gli uffici, dopo che è stato emesso l’accertamen­to, sono poco disponibil­i a riesaminar­e l’atto pure in presenza di palesi errori, soprattutt­o quando si è in presenza di richieste di diverse centinaia di migliaia di euro, se non milioni di euro. In presenza di contenzios­i complessi i giudici possono perciò nominare un consulente tecnico d’ufficio che possa esaminare con attenzione tutta la documentaz­ione. Con la nomina di un consulente tecnico d’ufficio si può garantire meglio il giusto processo che merita ogni cittadino.

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