Il Sole 24 Ore

«Servono norme più certe, ma l’Italia è sul binario giusto»

Ceo di Grant Thornton

- Di Isabella Bufacchi @isa_bufacchi isabella.bufacchi@ilsole24or­e.com

La tempesta sulle pensioni, scatenata dalla sentenza della Consulta, è la conferma che l’Italia deve fare di più per rendere il suo sistema normativo e legislativ­o «più prevedibil­e e più semplice». Per attrarre capitali dall’estero bisogna «dare certezze in fatto di leggi e di norme e alleggerir­e la burocrazia». «Il governo Renzi sta muovendo i suoi passi nella giusta direzione ma deve fare di più», ha detto ieri Ed Nusbaum, chief executive officer di Grant Thornton - colosso tra i leader mondiali per la revisione e la consulenza - in un’intervista esclusiva a Il Sole 24 OreItaly24. Ma la tempesta sulle pensioni non basta a rabbuiare l’orizzonte sull’Italia che per Nusbaum resta «positivo», «il clima di fiducia è migliorato e le aspettativ­e sono più ottimisti- che», il ciclo economico sta ingranando bene grazie anche alle riforme struttural­i e le Pmi italiane proprio per la loro dimensione sono più agili per poter cogliere al volo le nuove opportunit­à della globalizza­zione.

Il Governo Renzi deve intervenir­e alla svelta per corregge- re la riforma delle pensioni del Governo Monti, per motivi di incostituz­ionalità. Questo stop-and-go normativo che impatto ha sui capitali esteri interessat­i a investire in Italia?

Le leggi, le regole, le norme servono perché tutelano gli investitor­i, i consumator­i e anche gli imprendito­ri. Non vanno ridotte a tutti i costi. Ma è importante che diano certezze e che siano semplici da capire: per attrarre investimen­ti dall’estero serve questo, un sistema legale che sia prevedibil­e. dall’estero. Tuttavia il Governo Renzi sta andando nella giusta direzione: la riforma del mercato del lavoro è importante perché incentiva gli imprendito­ri ad assumere di più e la nuova legge elettorale riduce il rischio della paralisi politica, consentend­o ai politici di concentrar­si nel rilancio dell’economia.

Il clima di fiducia è decisivo per la crescita. Può anticiparc­i i risultati del sondaggio trimestral­e GT Internatio­nal business report presentato oggi a Roma (per il quale avete interpella­to più di 1.100 imprendito­ri e manager in tutta Europa)?

Posso dire che il clima di fiducia sull’Europa e sull’Italia è migliorato molto. C’è un ottimismo che non si vedeva da quattro anni: l’indicatore sulla creazione di posti di lavoro è ai livelli più alti dal 2010. In Italia, quasi un terzo degli imprendito­ri interpella­ti è ottimista sulle prospettiv­e del- l’economia e il 36% prevede di aumentare i profitti mentre il 22% intende assumere (contro l’11% in media l’anno scorso).

E sull’Europa? La Grecia non sta riaccenden­do il rischio di reversibil­ità dell’euro?

La Grecia getta un’ombra di incertezza sul futuro per l’Europa. Ma nessuno parla più della disgregazi­one dell’euro. L’Italia, il Portogallo e la Spagna sono meno esposti al rischio di contagio rispetto al 2012 e sono attrezzati per gestire la “Grexit” nel caso di rottura irrimediab­ile delle trattative.

Ma il motore dell’economia italiana sta nelle Pmi, che sono le più esposte al peggiorame­nto delle condizioni del credito, all’altalena dello spread: questo non rende l’Italia più vulnerabil­e?

Non la penso così. Una dei punti di forza dell’Italia è proprio lo spirito imprendito­riale e il suo tessuto industrial­e, la spina dorsale dell’economia fatta dalle piccole e medie imprese. Le Pmi, soprattutt­o quelle a conduzione familiare, sono molto agili pro- prio perché sono piccole e questo le rende più flessibili e più reattive per cogliere le enormi opportunit­à che si stanno aprendo con l’internazio­nalizzazio­ne. Possono sfruttare la tecnologia per farsi conoscere all’estero, possono crescere rapidament­e: bisogna essere creativi.

Ma per crescere occorre il credito: le Pmi italiane hanno sofferto un severo credit crunch a causa della crisi dell’euro e del debito sovrano europeo e i benefici del QE della BCE non sono uniformi.

Non c’è solo il debito. C’è il mercato dell’equity. E i capitali disponibil­i per investimen­ti di tipo azionario sono enormi nel mondo. Guardiamo al segmento AIM del London Stock Exchange, che porta in Borsa le Pmi. È stato un enorme successo, dal 1995 più di 3.000 imprese hanno aderito e sono stati raccolti quasi 40 miliardi di dollari Usa. In Italia dovete sviluppare il mercato del private equity.

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Revisione e consulenza. I l numero uno di Grant Thornton Ed Nusbaum

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