«Servono norme più certe, ma l’Italia è sul binario giusto»
Ceo di Grant Thornton
La tempesta sulle pensioni, scatenata dalla sentenza della Consulta, è la conferma che l’Italia deve fare di più per rendere il suo sistema normativo e legislativo «più prevedibile e più semplice». Per attrarre capitali dall’estero bisogna «dare certezze in fatto di leggi e di norme e alleggerire la burocrazia». «Il governo Renzi sta muovendo i suoi passi nella giusta direzione ma deve fare di più», ha detto ieri Ed Nusbaum, chief executive officer di Grant Thornton - colosso tra i leader mondiali per la revisione e la consulenza - in un’intervista esclusiva a Il Sole 24 OreItaly24. Ma la tempesta sulle pensioni non basta a rabbuiare l’orizzonte sull’Italia che per Nusbaum resta «positivo», «il clima di fiducia è migliorato e le aspettative sono più ottimisti- che», il ciclo economico sta ingranando bene grazie anche alle riforme strutturali e le Pmi italiane proprio per la loro dimensione sono più agili per poter cogliere al volo le nuove opportunità della globalizzazione.
Il Governo Renzi deve intervenire alla svelta per corregge- re la riforma delle pensioni del Governo Monti, per motivi di incostituzionalità. Questo stop-and-go normativo che impatto ha sui capitali esteri interessati a investire in Italia?
Le leggi, le regole, le norme servono perché tutelano gli investitori, i consumatori e anche gli imprenditori. Non vanno ridotte a tutti i costi. Ma è importante che diano certezze e che siano semplici da capire: per attrarre investimenti dall’estero serve questo, un sistema legale che sia prevedibile. dall’estero. Tuttavia il Governo Renzi sta andando nella giusta direzione: la riforma del mercato del lavoro è importante perché incentiva gli imprenditori ad assumere di più e la nuova legge elettorale riduce il rischio della paralisi politica, consentendo ai politici di concentrarsi nel rilancio dell’economia.
Il clima di fiducia è decisivo per la crescita. Può anticiparci i risultati del sondaggio trimestrale GT International business report presentato oggi a Roma (per il quale avete interpellato più di 1.100 imprenditori e manager in tutta Europa)?
Posso dire che il clima di fiducia sull’Europa e sull’Italia è migliorato molto. C’è un ottimismo che non si vedeva da quattro anni: l’indicatore sulla creazione di posti di lavoro è ai livelli più alti dal 2010. In Italia, quasi un terzo degli imprenditori interpellati è ottimista sulle prospettive del- l’economia e il 36% prevede di aumentare i profitti mentre il 22% intende assumere (contro l’11% in media l’anno scorso).
E sull’Europa? La Grecia non sta riaccendendo il rischio di reversibilità dell’euro?
La Grecia getta un’ombra di incertezza sul futuro per l’Europa. Ma nessuno parla più della disgregazione dell’euro. L’Italia, il Portogallo e la Spagna sono meno esposti al rischio di contagio rispetto al 2012 e sono attrezzati per gestire la “Grexit” nel caso di rottura irrimediabile delle trattative.
Ma il motore dell’economia italiana sta nelle Pmi, che sono le più esposte al peggioramento delle condizioni del credito, all’altalena dello spread: questo non rende l’Italia più vulnerabile?
Non la penso così. Una dei punti di forza dell’Italia è proprio lo spirito imprenditoriale e il suo tessuto industriale, la spina dorsale dell’economia fatta dalle piccole e medie imprese. Le Pmi, soprattutto quelle a conduzione familiare, sono molto agili pro- prio perché sono piccole e questo le rende più flessibili e più reattive per cogliere le enormi opportunità che si stanno aprendo con l’internazionalizzazione. Possono sfruttare la tecnologia per farsi conoscere all’estero, possono crescere rapidamente: bisogna essere creativi.
Ma per crescere occorre il credito: le Pmi italiane hanno sofferto un severo credit crunch a causa della crisi dell’euro e del debito sovrano europeo e i benefici del QE della BCE non sono uniformi.
Non c’è solo il debito. C’è il mercato dell’equity. E i capitali disponibili per investimenti di tipo azionario sono enormi nel mondo. Guardiamo al segmento AIM del London Stock Exchange, che porta in Borsa le Pmi. È stato un enorme successo, dal 1995 più di 3.000 imprese hanno aderito e sono stati raccolti quasi 40 miliardi di dollari Usa. In Italia dovete sviluppare il mercato del private equity.