La pressione speculativa sull’argine della Bce
Tanto è bastato per dimenticarsi della Grecia. Gli indici delle Borse europee sono volati al rialzo - tirandosi dietro persino il martoriato listino di Atene - i tassi dei Bund hanno ricominciato a scendere e con questi i rendimenti dei titoli di Stato di Italia, Spagna e Portogallo. L’euro, da parte sua, ha perso in poche ore l’1% sul dollaro. Tutto bene, dunque? La risposta è: niente affatto. Per più di un motivo.
Il primo riguarda la logica dell’annuncio di Coeuré e la conseguente reazione del mercato. Dal testo integrale del discorso del banchiere europeo, diffuso ieri mattina dalla Bce ma disponibile già dalla sera precedente, emerge infatti la prima ammissione esplicita da parte di membro influente di Eurotower sui rischi concreti di effetti collaterali destabilizzanti sul sistema finanziario legati all’enorme liquidità erogata dalla Bce. Draghi si era avvicinato a questa tematica la settimana scorsa, mettendo in guardia classe politica e banchieri sulle incognite create dal Qe e dai tassi a zero, ma aveva escluso categoricamente l’esistenza di bolle speculative pronte a esplodere nelle Borse e nei bond. Coeuré si è spinto oltre. Pur motivando l’aumento degli acquisti di titoli di Stato con una possibile contrazione della liquidità nei mesi estivi, sembrano essere in realtà le dinamiche dei mercati nell’ultimo periodo a preoccupare seriamente l’autorevole banchiere: dopo un anno di graduale caduta dei tassi e dell’euro, in un solo mese sono stati bruciati tutti i guadagni generati dal Qe. Tanto sui bond quanto in parte sulla Borsa. «Non sono preoccupato dal forte aumento dei tassi Bund - ha detto Coeuré - ma dalla velocità con cui ciò è avvenuto». Tradotto in parole semplici, significa più o meno questo: la caduta dei tassi sotto lo zero ha creato effettivamente una bolla speculativa sui Bund - titolo-guida del debito europeo - che ha poi messo in moto una caccia ai rendimenti sui listini azionari, con il risultato di mettere entrambi i mercati in mano alla speculazione e alla volatilità. Come negare, d’altronde, l’evidenza?
Il 17 aprile i tassi del Bund a 10 anni viaggiavano allo 0,049%: dieci giorni fa, lo stesso titolo aveva un rendimento dello 0,7 per cento. In termini percentuali, i tassi bund sono saliti in qualche settimana del 1.328%, un balzo senza precedenti per entità e rapidità. Sarà anche vero che contro il Bund hanno giocato alcuni dati rassicuranti sulla ripresa dell’economia europea, ma viste le differenze di passo che dividono ancora l’Europa del Nord da quella del Sud, la spiegazione non basta. In realtà, a far esplodere la volatilità del mercato finanziario e il rialzo dei tassi è stato ben altro: il timore di un taglio della liquidità dopo l’estate o in autunno, quando la ripresa economica europea potrebbe manifestare maggiore vitalità o l’inflazione ricominciare a salire. L’annuncio di maggiori acquisti di bond in maggio e in giugno, dunque, appare oggi più un segnale di accondiscendenza alla pressione dei mercati che una scelta tecnica legata alle dinamiche estive. Se è effettivamente così, il rischio che corre la Bce è quello di alimentare il circolo vizioso che si è creato negli ultimi mesi: l’uso del denaro del Qe a fini speculativi e non per il rilancio dell’economia europea. In questo senso, l’impennata dei tassi Bund è stata un assaggio di che cosa potrebbe accadere realmente con l’esplosione della bolla speculativa sui titoli di Stato. E Coeuré non ha fatto altro che togliere pressione.
Poichè ci muoviamo su terreni sconosciuti, è difficile prevedere se e quando si ripresenterà una situazione come quella vista nell’ultimo mese. Ciò che invece è chiaro, è il danno che il vuoto della politica europea rischia di arrecare alla forza e alla credibilità della Bce. Qui non si tratta più di trovare una soluzione per la Grecia, ma di affrontare il vero nodo che rende fragile il sistema finanziario europeo: l’assenza di un mercato unico dei capitali con cui gettare le basi di una crescita più omogenea tra aree forti e aree deboli d’Europa. Contro la speculazione la liquidità non basta: serve la crescita.