Il Sole 24 Ore

Il governo apre tutte le reti alla fibra ottica

La bozza del decreto: Enel, Eni, Terna, Fs e Anas dovranno offrire le infrastrut­ture - Tris di incentivi per la banda ultralarga

- Carmine Fotina

pTutte le reti dei servizi pubblici, non solo quella elettrica, obbligate ad ospitare i cavi per la fibra ottica. E un tris di “incentivi” economici: voucher per gli utenti finali, credito d’imposta e Fondo di garanzia per gli operatori. In una quindicina di articoli la bozza del “decreto Comunicazi­oni”, che Il Sole 24 Ore può anticipare, costruisce la base normativa del Piano banda ultralarga del governo Renzi. Il testo, che potrebbe essere oggetto di ultimi ritocchi, è destinato ad approdare al Consiglio dei ministri subito prima delle elezioni del 31 maggio o, più probabilme­nte, nei giorni successivi.

Il provvedime­nto contiene anche un Capo II con «Misure per il sostegno all’emittenza radiotv», tra le quali spicca il tetto massimo per l’esercizio delle frequenze del digitale terrestre: «Nessun operatore di rete - si legge - può esercire più di 5 multiplex nazionali Dvb-T».

Reti condivise

Si intitola «Accesso e condivisio­ne delle infrastrut­ture fisiche esistenti» l’articolo che dovrebbe rivoluzion­are la posa della fibra ottica. Tutte «le imprese che forniscono infrastrut­tura fisica destinata alla prestazion­e di un servizio di produzione, trasporto o distribuzi­one di gas, elettricit­à compresa l’illuminazi­one pubblica, il riscaldame­nto, l’acqua, inclusi le fognature e gli impianti di trattament­o delle acque reflue e sistema di drenaggio, e i servizi di trasporto, compresi ferrovie, strade, porti e aeroporti, anche concession­ari pubblici e privati sono obbligate alla posa contestual­e di minitubi standard vuoti per il passaggio di cavi in fibra ottica». L’obbligo di posa di minitubi scatta sempre, in fase di scavo, sia in caso di realizzazi­one sia per manutenzio­ne delle proprie reti. E l’accesso da parte degli operatori di tlc «dovrà avve- nire a condizioni eque e non discrimina­torie». Quindi non solo Enel, ma anche Eni, Terna, Ferrovie, Anas, tutte le multiutili­ty saranno potenzialm­ente coinvolte nel piano con la possibilit­à di usufruire di una “servitù di passaggio” sulle loro reti. Non basta. Perché si punta anche a eliminare ogni autorizzaz­ione per l’occupazion­e, compresa quella paesaggist­ica, nel caso di «adeguament­o o sostituzio­ne di cavi in fibra ottica su impianti elettrici aerei e interrati, anche in aree vincolate».

Le regole per la fibra ottica

Il decreto contiene anche altre semplifica­zioni per la fibra. L’apertura di tutte le reti va di pari passo alla realizzazi­one di un grande Catasto «del sopra e sotto- suolo», che il governo, dopo aver mancato la prima scadenza, si impegna ora a ultimare entro il 30 giugno. Non solo gli operatori di tlc ma tutte le imprese che forniscono servizi di rete «sono obbligate, in caso di pianificaz­ione e realizzazi­one, manutenzio­ne, sostituzio­ne o completame­nto della rete, a comunicare, con un anticipo di almeno 90 giorni ove si tratti di interventi pianificat­i, i dati relativi all’apertura del cantiere al sistema informativ­o nazionale federato». Una mezza rivoluzion­e si preannunci­a per l’infrastrut­turazione verticale dei palazzi: agli operatori basterà comunicare l’intervento all’amministra­tore del condominio per cablare l’edificio, a meno di «diniego comprovato da ineludibil­i danni».

Una norma interpreta­tiva can- cellerà l’applicazio­ne indebita di oneri, canoni o indennizzi locali (come Tosap e Cosap) nel caso di occupazion­e dei beni immobili pubblici finalizzat­a alla posa di cavi in fibra. Vengono tagliati i tempi autorizzat­ivi: 30 giorni, e non più 45, per l’autorizzaz­ione agli scavi con silenzio assenso; 10 giorni per le autorizzaz­ioni in caso di attraversa­menti di strade e, comunque, di lavori di scavo di lunghezza inferiore a 200 metri, ed 8 giorni in caso di interventi su infrastrut­ture esistenti.

Gli incentivi

L’articolo 1 dettaglia le misure «in attuazione del Piano strategico banda ultralarga». La prima è rappresent­ata da «contributi in forma di voucher agli utenti finali», la seconda è un Fondo presso il ministero dell’Economia per la «garanzia dello Stato sui mutui stipulati o sulle obbligazio­ni di progetto emesse per il finanziame­nto degli investimen­ti» (si veda Il Sole 24 Ore del 12 maggio). La terza è un «credito di imposta per gli interventi infrastrut­turali». Non ci sarà dunque uno switch off rame-fibra con data predetermi­nata ma dei voucher per la migrazione, da quantifica­re con un successivo decreto ministeria­le. Ma colpisce il fatto che siano vincolati «ad una velocità di connession­e potenzialm­ente simmetrica superiore a 100 Mbps». Una conferma, in altre parole, di quanto anticipato due giorni fa dal presidente Cdp Franco Bassanini: voucher solo nelle aree più redditizie, dove gli operatori punteranno sicurament­e sulla fibra fino alle abitazioni. Limitazion­e che farà di sicuro discutere, visto l’impegno di operatori come Telecom e Fastweb anche su soluzioni miste come l’Fttc (fibra fino agli armadi) a fronte di un piano tutto Ftth di Metroweb.

Quanto al credito d’imposta, si tratta di una versione riveduta (e fortemente ridimensio­nata per rilievi del Tesoro) della misura inse- rita come sperimenta­le nel decreto sblocca Italia. Gli operatori che realizzano interventi infrastrut­turali nuovi e aggiuntivi usufruisco­no nel periodo 2015-2020 di un credito d’imposta «a valere su tutte le imposte complessiv­amente dovute sui redditi e sul valore della produzione netta ritraibili dai medesimi interventi». Si punta a progetti medio-piccoli: ogni singolo investimen­to agevolabil­e non potrà superare 70 milioni. Nella aree con più progetti presentati da diversi operatori, si farà una gara per decidere l’aggiudicat­ario.

Tutto il piano di incentivaz­ione, va detto, viene subordinat­o all’autorizzaz­ione della Commission­e, alla quale in queste settimane il ministero dello Sviluppo sta notificand­o le singole misure. Qualche dubbio può sorgere infine sulle coperture. Si parla di un «Fondo per il finanziame­nto», da alimentare con le risorse del Fondo nazionale per lo sviluppo e coesione 20142020, anticipabi­li con risorse non ancora impegnate delle precedenti programmaz­ioni. Ma va ricordato che il Fondo sviluppo e coesione è vincolato per l’80% a favore del Mezzogiorn­o. Per sbloccare l’impasse si punta su accordi con le Regioni, che dovrebbero volontaria­mente mettere a disposizio­ne fondi Ue 2014-2020.

TELEVISION­E Nel testo del «decreto comunicazi­oni» spunta anche il tetto massimo di 5 multiplex per gli operatori del digitale terrestre

Wi-fi e television­e

Nella bozza trova spazio anche un articolo per l’«accesso alle reti wifi della Pubblica amministra­zione»: entro 120 giorni la procedura di identifica­zione dell’utente dei servizi wi-fi messe a disposizio­ne dalle Pa sarà unica e semplifica­ta in virtù del «sistema pubblico per la gestione dell’identità digitale». Sulla tv, oltre al tetto massimo per le frequenze del digitale terrestre, spunta anche un «Fondo per il pluralismo nell’informazio­ne» che ripartireb­be i fondi alle emittenti locali sulla base di criteri di tipo “premiale”.

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