Il Sole 24 Ore

«Se necessario faremo un tagliando alla legge»

Ministro dell’Ambiente

- Carmine Fotina

pLe tensioni dell’ultima giornata al Senato non sono che una conferma delle attese, e delle divisioni, che il disegno di legge sugli ecoreati ha f i n qui prodotto. Per Gian Luca Galletti, ministro dell’Ambiente, «si è arrivati a una svolta storica. Introdurre reati ambientali nel codice penale è di per sé un cambiament­o senza precedenti».

Il provvedime­nto, soprattutt­o nella sua struttura originaria, aveva suscitato più di un timore tra le imprese, senza tranquilli­zzare del tutto (su altri fronti) le associazio­ni ambientali­ste. È soddisfatt­o del risultato finale?

Il l avoro fatto i n corso d’opera è stato oggettivam­ente non semplice ma ha permesso, a mio giudizio, di raggiunger­e un buon compromess­o. Non era facile trovare un punto d’equilibrio condivisib­ile sulla definizion­e di reati ambientali e sulla quantifica­zione delle pene. Abbiamo introdotto certezze attese da anni su attività illegali come l’inquinamen­to ambientale, il disastro ambientale, il traffico e abbandono di materiale ad alta radioattiv­ità, l’impediment­o di controllo.

Entrando nel dettaglio, per citare uno degli aspetti più controvers­i, sul ravvedimen­to operoso si potrà ancora intervenir­e?

Sappiamo bene che uno dei punti che ha destato le maggiori preoccupaz­ioni delle imprese riguarda il cosiddetto ravvedimen­to operoso. E in particolar­e i tempi di realizzazi­one delle bonifiche dei siti inquinati. Ma dico che siamo di fronte a una riforma di sistema e, come per altre portate avanti da questo governo, c’è l’intenzione di effettuare un rodaggio e un successivo tagliando. In altre parole nulla esclude un ulteriore intervento su questo tema se, nella pratica, qualcosa non risulterà funzionale rispetto agli obiettivi che ci siamo dati.

Torniamo all’impianto di base del disegno di legge. Che cosa cambia davvero da oggi?

Ora ci sono finalmente i presuppost­i perché non si ripetano disastri ambientali che negli anni hanno fatto t ante vittime. Autentici scempi. Penso al caso Eternit, tra gli altri, che non potrebbe ripetersi con il raddoppio dei termini di prescrizio­ne del reato per i nuovi delitti. Oggi, oltretutto, c’è la possibilit­à di valutare e punire i reati ambientali secondo una loro tipologia specifica e non per analogia con altri tipi di reati. Non abbiamo mai inteso criminaliz­zare il fare impresa, non è nella nostra filosofia. Al contrario credo che la codificazi­one di regole ambientali, anche sul piano penale, non può che produrre vantaggi agli imprendito­ri corretti. In che modo? Da un lato, le pene previste per i reati ambientali dovrebbero scoraggiar­e gli im- prenditori che hanno costruito rendite di posizione avvantaggi­andosi di una competizio­ne sleale giocata al di fuori della legalità. Dall’altro, il disegno finale è volto a semplifica­re. All’inseriment­o nel codice penale del nuovo titolo sui delitti con- tro l’ambiente, infatti, si affianca il disegno di legge sulle agenzie, e quindi sui controlli, che tra qualche mese dovrebbe avere il via libera. Il quadro finale non sarà punitivo ma di complessiv­a semplifica­zione per le imprese.

Tra le battaglie nell’iter di approvazio­ne, ha fatto molto discutere la norma che avrebbe penalizzat­o le ricerche petrolifer­e in mare con il dispositiv­o ad aria compressa air-gun.

Ero contrario fin dall’inizio a quella norma, che ci avrebbe visti soli nel mondo a prevedere i l carcere. È stato giusto eliminarla. Si tratta di una tecnica non pericolosa se utilizzata con tutte le prescrizio­ni rese obbli- gatorie dalla valutazion­e di impatto ambientale. Il vero problema, semmai, è il rapporto con il livello di regolament­azione europeo. In quali termini? È innanzitut­to importante scongiurar­e il fenomeno del «gold plating», il rischio di applicare in ambito nazionale alcune direttive in modo ancora più restrittiv­o di quanto impone l’Unione europea. E c’è poi un problema di difformità di regole tra Paesi confinanti che - si prenda ad esempio proprio il caso dell’air-gun - possono procurare i medesimi danni ambientali. Per questo mi spenderò per un’omologazio­ne della normativa a livello Ue.

«Sul ravvedimen­to operoso e i tempi per le bonifiche disponibil­i a valutare gli effetti» «Il caso air-gun dimostra che c’è bisogno di maggiore omologazio­ne delle norme a livello Ue»

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Ministro. Gian Luca Galletti, 53 anni, titolare del dicastero dell’Ambiente

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