Il Sole 24 Ore

Dai ricambi falsi una mina per la sicurezza

- Nicola Giardino

Fonti doganali stimano che in Europa almeno il 15% dei ricambi per auto venduti sono falsi. Ciò, nella sola Italia, si traduce in un giro di affari valutato in circa 150 milioni di euro l’anno e praticamen­te invisibile: molto spesso esternamen­te i pezzi contraffat­ti sono perfetti. I problemi sono struttural­i e quindi riscontrab­ili solo con prove di laboratori­o, che non sono alla portata né del riparatore che sceglie i pezzi né del cliente finale, tanto che spesso le magagne emergono quando è ormai troppo tardi: con un cedimento su strada, che ovviamente compromett­e la sicurezza. Come minimizzar­e rischi del genere?

I profession­isti possono contare soprattutt­o sulla loro esperienza, in base alla quale sono generalmen­te in grado di identifica­re i marchi più affidabili. Per i clienti, l’unico criterio “facile” è quello, indiretto, del prezzo: quando è troppo basso rispetto alla media del mercato, può essere un indizio di contraffaz­ione. Dunque, attenzione soprattutt­o agli acquisti online, che spesso appaiono i più economici. Il sito web della Guardia di finanza conferma questi consigli e sottolinea i problemi di sicurezza. Ma quella del prezzo non può essere una regola assoluta: possono esserci pezzi economicis­simi ma autentici o cari ma falsi, proprio perché la qualità intrinseca è difficile da accertare a occhio.

Quindi per orientarsi oc- corre anche qualche altro criterio. Per esempio, la classifica dei falsi più venduti, stilata sempre dalla Gdf. In testa ci sono pastiglie e dischi freno, che costituisc­ono il 34% del totale pari a oltre 50 milioni di euro. Poi c’è la tiranteria sterzo, pari al 17%. Dati preoccupan­ti, se si pensa che queste componenti sono tra le più importanti per la sicurezza. Seguono ricambi motore (16%), filtri 4% (si veda anche l’articolo qui a destra) e pompe olio (4%). Tutti gli altri pezzi non citati coprono il 25 per cento.

Divieti che diventano inutili quando ci si trova di fronte ricambisti e officine senza scrupoli, che deliberata­mente li mettono in commercio e montano pezzi contraffat­ti, all’insaputa di clienti che in buona fede credono di acquistare ricambi omologati e, non di rado, li pagano per tali.

Quale che sia la sua provenienz­a, nessun ricambio contraffat­to giungerebb­e sul mercato senza la complicità o l’omertà della distribuzi­one ufficiale, alla cui parte onesta (che è la maggioranz­a) spetta attivarsi e vigilare con attenzione per contribuir­e a sradicare il traffico. Sia per salvare l’immagine dell’intera categoria sia per essere al riparo da conseguenz­e che, soprattutt­o in caso d’incidente, possono anche diventare penali. E va ricordato che per tutti gli operatori valgono le regole del Codice del consumo, che prevedono sanzioni severe, anche penali, in conseguenz­a del principio di responsabi­lità del venditore in merito alla qualità e alla sicurezza dei prodotti forniti.

I PIÙ DIFFUSI Secondo la classifica stilata dalla Guardia di Finanza al primo posto ci sono le pastiglie e i dischi freno, seguiti dalla tiranteria sterzo

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