Dai ricambi falsi una mina per la sicurezza
Fonti doganali stimano che in Europa almeno il 15% dei ricambi per auto venduti sono falsi. Ciò, nella sola Italia, si traduce in un giro di affari valutato in circa 150 milioni di euro l’anno e praticamente invisibile: molto spesso esternamente i pezzi contraffatti sono perfetti. I problemi sono strutturali e quindi riscontrabili solo con prove di laboratorio, che non sono alla portata né del riparatore che sceglie i pezzi né del cliente finale, tanto che spesso le magagne emergono quando è ormai troppo tardi: con un cedimento su strada, che ovviamente compromette la sicurezza. Come minimizzare rischi del genere?
I professionisti possono contare soprattutto sulla loro esperienza, in base alla quale sono generalmente in grado di identificare i marchi più affidabili. Per i clienti, l’unico criterio “facile” è quello, indiretto, del prezzo: quando è troppo basso rispetto alla media del mercato, può essere un indizio di contraffazione. Dunque, attenzione soprattutto agli acquisti online, che spesso appaiono i più economici. Il sito web della Guardia di finanza conferma questi consigli e sottolinea i problemi di sicurezza. Ma quella del prezzo non può essere una regola assoluta: possono esserci pezzi economicissimi ma autentici o cari ma falsi, proprio perché la qualità intrinseca è difficile da accertare a occhio.
Quindi per orientarsi oc- corre anche qualche altro criterio. Per esempio, la classifica dei falsi più venduti, stilata sempre dalla Gdf. In testa ci sono pastiglie e dischi freno, che costituiscono il 34% del totale pari a oltre 50 milioni di euro. Poi c’è la tiranteria sterzo, pari al 17%. Dati preoccupanti, se si pensa che queste componenti sono tra le più importanti per la sicurezza. Seguono ricambi motore (16%), filtri 4% (si veda anche l’articolo qui a destra) e pompe olio (4%). Tutti gli altri pezzi non citati coprono il 25 per cento.
Divieti che diventano inutili quando ci si trova di fronte ricambisti e officine senza scrupoli, che deliberatamente li mettono in commercio e montano pezzi contraffatti, all’insaputa di clienti che in buona fede credono di acquistare ricambi omologati e, non di rado, li pagano per tali.
Quale che sia la sua provenienza, nessun ricambio contraffatto giungerebbe sul mercato senza la complicità o l’omertà della distribuzione ufficiale, alla cui parte onesta (che è la maggioranza) spetta attivarsi e vigilare con attenzione per contribuire a sradicare il traffico. Sia per salvare l’immagine dell’intera categoria sia per essere al riparo da conseguenze che, soprattutto in caso d’incidente, possono anche diventare penali. E va ricordato che per tutti gli operatori valgono le regole del Codice del consumo, che prevedono sanzioni severe, anche penali, in conseguenza del principio di responsabilità del venditore in merito alla qualità e alla sicurezza dei prodotti forniti.
I PIÙ DIFFUSI Secondo la classifica stilata dalla Guardia di Finanza al primo posto ci sono le pastiglie e i dischi freno, seguiti dalla tiranteria sterzo