Asean, «un tesoro» tutto da esplorare
p «Una situazione inaccettabile». Così Carlo Calenda, vice ministro dello Sviluppo, giudica i 14 miliardi di euro di interscambio commerciale tra Italia e i dieci paesi dell’Asean. Un’area che, se fosse un’unica nazione, avrebbe il Pil settimo al mondo (quarto nel 2050), e sarebbe la quarta potenza esportatrice al mondo. Sono poche anche le 421 aziende italiane presenti.
«Abbiamo una classe imprenditoriale straordinaria, un forte brand, un grande soft power, il governo deve lavorare sulle debolezze strutturali», ha aggiunto il vice ministro, elencando le azioni per il 2016: costruire una matrice per analizzi i settori su cui lavorare, rafforzare la presenza degli uffici Ice, costruire un desk per i progetti che coinvolgono più paesi dell’area Asean, individuare un modello bancario che sopperisca alla mancanza di una Exim banca, lavorare con la grande distribuzione locale per inserire i nostri marchi.
Azioni che rispondono alle esigenze delle aziende, come è emerso ieri nel convegno “Le imprese italiane nei paesi Asean”, organizzato proprio dal ministero dello Sviluppo e dall’AgenziaIce, a riprova dell’importanza data a quest’area. Sul problema della distribuzione si è soffermata Licia Mattioli, presidente del Comitato tecnico per l’internazionalizzazione di Confindustria. «Ci stiamo lavorando, insieme a ministero e Agenzia Ice. Non abbiamo catene come altri paesi, vedi Germania e Francia, si tratta di stringere accordi con quelle locali perchè vengano inseriti i prodotti italiani», ha detto la Mattioli, sottolineando l’importanza delle missioni per portare le pmi in questa aree poco conosciute e aumentare la nostra pre- senza. La presidente del Comitato tecnico ha sollevato altri due temi: l’importanza degli investimenti stranieri in Italia, che possono stimolare anche la nostra presenza oltre confine, e l’importanza della presenza delle scuola italiane all’estero, per aumentare la conoscenza del nostro paese e anche i rapporti economici.
Ma si potrebbe presentare una questione di offerta di prodotti per continuare ad essere competitivi. È una riflessione lanciata da Roberto Colaninno, presidente e ad di Piaggio, presente in Vietnam dal 2009 e che un mese fa ha festeggiato quota 500mila scooter prodotti. Serve una mag-
CONFINDUSTRIA Licia Mattioli: «Dobbiamo stringere accordi con le catene distributive locali affinché vengano inseriti i prodotti italiani»
giore collaborazione tra aziende e centri di ricerca, ha sottolineato Colaninno. «Le aziende italiane - ha detto anche Calenda - sono cresciute con un’innovazione incrementale. Non basterà più». Anche Francesco Merloni, presidente AristonThermo, ha condiviso questo aspetto, ricordando che in azienda il prodotto cambia ogni due anni e che c’è, negli stabilimenti nell’area Asean, un problema di qualità delle risorse umane. E se in passato, ha detto Merloni, non hanno avuto l’aiuto nè del sistema paese nè delle banche, Gianfranco Bisagni, vice capo direzione Corporate&investment Banking di Unicredit, ha sottolineato che la banca è presente in Asia con 5 filiali e 4 uffici di rappresentanza e che a Singapore opera una sorta di hub per tutta l’area.