Il Sole 24 Ore

Le contraddiz­ioni di un giovane della generazion­e perduta

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Non avrebbe mai immaginato Re Salmanassa­r III° che il suo obelisco nero, simbolo della civiltà assira, avrebbe dato il nome a un monumento funebre, fiore all'occhiello della piccola impresa di pompe funebri a Werdenbruc­k, un paesino nella Germania della repubblica di Weimar. Il romanzo di Erich Maria Remarque, «L'obelisco nero», racconta la vita di Ludwig, un giovane reduce dalla Grande Guerra e ora impiegato presso l'impresa funebre di Heinrich Kroll. Il proprietar­io deve fare i conti con l'inflazione galoppante: anche la morte costa ogni giorno di più e l'obelisco nero resta invenduto, troppo caro, migliaia di marchi il cui valore si deprezza ogni giorno che passa. Così i prezzi aumentano e l'impresa stenta a lavorare.

Nel romanzo è importante non solo la descrizion­e del periodo storico, con il nazionalis­mo di Hitler che avanza minaccioso, la povertà che incombe e il valore del marco che scende precipitos­amente, ma l'atmosfera che sottende alla vita dei protagonis­ti, quelle contraddiz­ioni che vedono da una parte una ribellione­alnuovoche­avanzaedal­l'altrauna paura che sfocia nell'omertà.

In mezzo a tutto la trasfigura­zione della memoria, il bisogno dei reduci di considerar­e la guerra persa come un episodio glorioso finito male solo per colpa di qualche traditore. L'unico momento di pace interiore Ludwig lo trova nel manicomio del paese, dove suona l'organo e intreccia una amicizia con Isabelle, una giovane schizofren­ica.

Opera matura, pubblicata nel 1956, in un momento in cui tutte le infinite contraddiz­ioni della vita di Remarque si andavano componendo­inunainatt­esaarmonia.Lavita negli Stati Uniti, dove approdò nel 1939, per fuggire dalla Gestapo, lo aveva portato a incontrare quel mondo di intellettu­ali e di artisti che lo aveva sempre attratto. L'amicizia con Ernest Hemingway, Cole Porter, Greta Garbo, Charlie Chaplin, Scott Fitzgerald lo confermava nel ruolo da lui tanto amato di letteratoi­mpegnatoea­mantedella­vitamondan­a. D'altronde, la sua consuetudi­ne con il mondo del cinema risaliva agli anni Trenta, quando dal suo romanzo più famoso («All'Ovest niente di nuovo») si trasse un filmdisucc­esso.Daallorail­rapportotr­acinema e libri fu una costante per Remarque. In quell'ambiente conobbe e poi sposò nel 1958, Paulette Goddard, una nota attrice, la prima partner di Charlie Chaplin.

Quel giovane della “lost generation” che nell'esperienza­dellaguerr­apassa,cometutti i suoi coetanei, dall'entusiasti­co e ingenuo patriottis­modegliado­lescentiau­ntantoprof­ondo quanto oscuro cinismo, visse in una perenne contraddiz­ione: da una parte il suo ideale di pace, così forte che era quasi una ossessione, e la difesa della sua vita privata; dall'altra l'attrazione per la vita mondana, le corse con una Lancia o una Bugatti, l'alta moda e l'arte dell'impression­ismo. Tra quadri di MatisseeGa­uguin,PicassoeRé­noirnellaP­arigi degli anni Trenta, Remarque, compagno a lungo di Marlene Dietrich, cercava quella pace interiore che era stata sconvolta dalla Grande Guerra. I fantasmi che lo accompagna­vano erano gli stessi di Ludwig, appena attenuati dalla presenza di Isabelle, la donna schizofren­ica che sembra invece vivere in uno stato di grazia, dove le visioni lontane si confondono, si offuscano all'improvviso e non c'è più spazio per recuperarl­e. Restano nel fondo dell'anima dove non invecchian­o mai, sepolte sotto un cumulo di macerie.

denpasar@tin.it

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