Spagna, alleanza a sinistra: Podemos apre ai socialisti
Il movimento di protesta Podemos vince le elezioni amministrative e apre ai socialisti
(nella foto il leader dei radicali di Podemos, Pablo Iglesias)
pHa vinto il voto di protesta. Ha vinto soprattutto Podemos, il movimento anti-austerity nato dalle rivendicazioni di piazza degli indignados, che ha conquistato Barcellona e sarà determinante nelle giunte di Madrid, Valencia e Saragozza. E ora Pablo Iglesias, il leader carismatico della nuova sinistra radicale, può dettare le regole delle alleanze tra i partiti - vecchi e nuovi - che cambieranno i governi delle autonomie regionali e delle città spagnole. Per poi tentare di ribaltare, con le elezioni legislative di novembre, quarant’anni di bipartitismo nel quale popolari e socialisti si sono alternati alla guida della Spagna.
«Podemos tende la mano aperta a tutto il mondo. Ma sarà possibile raggiungere un accordo solo con chi avrà tolleranza zero contro la corruzione, con chi vuole difende-reidirittisociali, conchiintendefarequalcosaperlimitarelepolitiche dei tagli», ha avvisato ieri Iglesias. «I cittadini non hanno votato per un accordo, hanno votato per il cambiamento: tutti quelli che hanno introdotto misure di austerity dovranno invertire la rotta», ha aggiunto Iglesias.
Il giorno dopo il voto amministrativo più dirompente della storia democratica spagnola la svolta viene da questa timida apertura di Podemosal confrontoconisociali-sti del nuovo corso di Pedro Sanchez, mentre resta totale la chiusura con il Partito popolare del premier Mariano Rajoy. Già durantela campagna elettorale molti candidati di Podemos avevano fatto capire di preferire come interlocutoriirivalisocialistigiudicandoquasi impossibile il dialogo con i conservatori che hanno governato la Spagna negli ultimi quattro anni e che sono identificati nel movimento anti-sistema come «il responsabile della disoccupazione e dell’austerity».Tantoche,inmolteamministrazioni, sarà quasi inevitabile arrivare a governi di coalizione tra Podemos e i socialisti o a forme di appoggio esterno, tra queste due forze, a governi senza la maggioranza assoluta nelle assemblee regionali e cittadine.
Nella partita che si apre ora, saranno determinanti anche le scelte di Ciudadanos, il movimento liberalefondatoinCatalognadaAlbertoRiverainopposizioneallespinte indipendentiste della regione e cresciuto poi in tutto il Paese chiedendo di mettere fine all’austerity e di rilanciare l’economia con la ri- duzione delle tasse. «Non faremo accordi alle spalle dei cittadini che ci hanno votato, metteremo condizioni molto precise - ha detto Rivera - nell’interesse degli spagnoli e della democrazia».
A Barcellona, la capolista di Barcelona en Comu fondata attorno a Podemos, Ada Colau, diventerà con ogni probabilità la prima donna sindaco della capitale catalana, in alleanza con sinistra repubblicana, socialisti e forse Ciudadanos. A Madrid, feudo popolare da 24 anni, la ex-giudice Manuela Carmena, arrivata un voto dietro la popolare Esperanza Aguirre, dovrebbe formare il nuovo governo madrileno con i socialisti, cui Podemos ha imposto un umiliante sorpasso.
Non è difficile, per una volta, misurare il risultato ottenuto dagli schieramenti tradizionali che dopo anni di dominio incontrastato raggiungono assieme appena il 52% dei consensi. È la fine di un’era e i timori per la mancanza di stabilità non sembra piacere ai mercati: a Madrid l’Ibex-35 ha perso ieri il 2 per cento. «Crescono i dubbi sulla stabilità del governo che uscirà dalla elezioni parlamentari di fine anno», dice Nicholas Spiro, di Sprio Sovereign Strategy.
Il conservatori di Rajoy hanno subito una batosta, pesantissima per quanto prevista, con il peggior esito degli ultimi venti anni. La ripresa che si va rafforzando più che in ogni altra economia dell’Eurozona, con il Pil che quest’anno crescerà del 3%, non è bastata al premier per convincere gli elettori in un Paese nel quale il tasso di disoc-cupazioneèancoraal24%echedeve ancora risolvere l’emergenza sociale di 5,4 milioni di disoccupati. Il Partito popolare resta la prima forza in nove delle tredici regioni in cui si è votato e in gran parte degli 8.100 comuni spagnoli ma in molti casi non ha più la maggioranza assoluta; nell’intera Spagna è sempre in testa con il 27% dei voti ma ha perso 2,6 milioni di voti rispetto alle precedenti amministrative del 2011 e cinque milioni di voti nel confronto con le politiche dello stesso anno. Rajoy ripete ai suoi di avere fiducia in lui, ma nel partito si sta aprendo una spaccatura generazionale.
SconfittoèancheilPartitosocialista che resta fermo al 25%: il minimo nelle elezioni democratiche amministrative. Ma potrà tentare dirifarsinelletrattativepertrovare maggioranze sufficientemente stabili in uno scenario confuso, senza precedenti per la Spagna.
«Gli spagnoli non si sono fatti condizionare dai timori per il cambiamento e hanno scelto Podemos e Ciudadanos. Ora - spiega José Pablo Ferrandiz, di Metroscopia - i partiti di sinistra si accorderanno per forzare il cambiamento dove possono. Ma anche Ciudadanos potrebbe avvicinarsi ai socialisti mettendo nei guai i popolari».
IL TERREMOTO Il partito conquista Barcellona e sarà determinante nelle giunte di Madrid e Valencia Popolari ai minimi storici