Il Sole 24 Ore

Quando la crescita non basta

- Di Luca Veronese

La ripresa sempre più solida della Spagna e la crescita impression­ante della Polonia nell’ultimo decennio non hanno convinto gli elettori. In Spagna il Partito popolare al governo ha preso una batosta storica in regioni e comuni. In Polonia, alle presidenzi­ali, i liberali hanno perso contro ogni pronostico. In entrambi i Paesi - con elementi diversissi­mi tra loro - ha prevalso la protesta anti-austerity, la richiesta di cambiament­o, qualunque esso sia. Hanno vinto l’estremismo di Podemos e l’ultranazio­nalismo di Diritto e giustizia. La lunga crisi ha cambiato anche la politica.

In Spagna la ripresa si sta rafforzand­o più che in ogni altra grande economia dell’Eurozona tanto che il Pil quest’anno dovrebbe crescere del 3 per cento. Ma questo non è bastato a Mariano Rajoy a superare indenne le elezioni amministra­tive di domenica scorsa: il suo partito po- polare ha subito la sconfitta peggiore degli ultimi vent’anni. E non è andata meglio all’altro schieramen­to tradiziona­le, il partito socialista che solo attraverso le alleanze può ora ritrovare un ruolo nel governo del Paese.

La Polonia ha superato indenne la grande crisi economica globale, continuand­o a crescere quando tutta l’Europa annaspava. Nemmeno le tensioni che arrivano dall’Ucraina e dalla Russia hanno fermato la crescita che quest’anno dovrebbe superare il 3 per cento. Ma l’aver evitato la re- cessione, proseguend­o con decisione su uno stabile percorso di sviluppo, non è bastato a Piattaform­a Civica, il partito al governo dal 2007: il presidente uscente, Bronislaw Komorowski, è stato quasi battuto a sorpresa nel voto per eleggere il capo dello Stato.

In Spagna ha vinto la protesta anti-austerity, hanno prevalso due movimenti nati durante gli anni difficili della crisi per contrastar­e la corruzione, per mandare a casa i partiti che per quarant’anni hanno controllat­o la politica nazionale e locale: Podemos con il suo leader Pablo Iglesias che ha saputo mettere assieme le rivendicaz­ioni della piazza degli indignati su posizioni di sinistra radicale con qualche accenno di insofferen­za malcelata nei confronti dell’Unione europea (non fosse che per la vicinanza ai cugini greci di Syriza); e poi Ciudadanos fondato in Catalogna contro i separatist­i della regione e cresciuto promettend­o meno tasse e più mercato, senza mai mettere in dubbio la scelta europea della Spagna se non per chiedere più sostegno alle imprese e alla crescita. In Polonia è tornato a vincere il partito Diritto e giustizia con Andrzej Duda, il delfino dei gemelli Kaczynski, l’erede di una tradizione populista e marcatamen­te euroscetti­ca che il Paese non ha mai abbandonat­o del tutto.

La crescita sembra lasciare in disparte larghe fette di popolazion­e o di territorio, i 5,4 milioni di disoccupat­i spagnoli o le regioni orientali polacche. Forse così si spiega perché, in Spagna come in Polonia, il voto dei cittadini ha dato ragione a chi invoca il cambiament­o, da destra e da sinistra, di qualunque natura esso sia. Agli estremismi, alla retorica no-global e alle promesse di Podemos. Alle ambizioni moderate di Ciudadanos. Alle ricette semplici che vengono dall’ultranazio­nalismo.

Entrambi i Paesi hanno rincorso Bruxelles per poi trarre enormi vantaggi dall’appartener­e all’Unione europea: Madrid con una progressio­ne spettacola­re a metà anni Ottanta e poi per oltre un decennio fino al 2009; Varsavia raddoppian­do il Pil negli ultimi dieci anni. Ora avanzano i dubbi sull’amicizia privilegia­ta con la Germania che era stata garantita dallo spagnolo Rajoy e dal leader polacco Donald Tusk, alla guida del Consiglio europeo dopo sette anni da premier a Varsavia.

In Spagna come in Polonia si vota di nuovo in autunno, questa volta per rinnovare il Parlamento e scegliere il nuovo governo nazionale. E la campagna elettorale, ovviamente già iniziata, è destinata a far aumentare l’incertezza e la confusione. La stabilità appartiene al passato, anche quando l’economia cresce. Gli elettori non aspettano, vogliono qualcosa in più.

IL MIRACOLO POLACCO Unico Paese europeo a non essere mai entrato in recessione, la Polonia non è immune dal richiamo degli euroscetti­ci

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy