Il mercato «diviso» sull’impatto della Grexit
pSi avvicina la resa dei conti nella crisi greca. Un finale, sempre che Atene e l’ex Troika non abbiano mandato in scena un colossale gioco delle parti, rispetto al quale i mercati provano a prendere posizione. Il tentativo, va detto, è articolato. Cioè: le prospettive e le visioni degli operatori sono differenti. A fronte di un simile contesto, è dapprima necessario identificare lacronologiadeipossibiliultimiatti della tragedia ellenica.
Gli eventi fondamentali, a ben vedere, sono due. Il primo è il rimborso al Fmi, a partire dal 5 giugno prossimo, di 1,59 miliardi di euro. Il secondo, invece, si concretizza il 20luglio. Inquelgiorno, infatti, scade il termine per la restituzione di 3,5 miliardi di prestiti alla Banca centrale europea. Due date che, salvo «coupe de téathre», potranno segnare l’intera vicenda.
Quale allora le valutazioni degli esperti? In diversi, anche sulla scorta delle dichiarazioni nel week end del ministro dell’interno greco Nikos Voutsis, sono propensi a credere che il pagamento della prima tranche al Fmi non verrà realiz- zato. Con il che le ipotesi messe sul tavolosonodue. Unascuoladipen-siero crede che il Fondo monetario non farà saltare il banco della Grecia. Vale a dire: sarà concessa una proroga ad Atene per consentire, in zona cesarini, di trovare l’intesa prima della scadenza del 20 luglio.
Altri operatori, invece, ipotizzano il default tecnico di Atene che, poi, potrebbe spalancare le porte all’uscita della Grecia dall’euro. Nel primo scenario, seppure in un contesto di continuo nervosismo e volatilità, gli asset di Eurolandia dovrebbero ovviamenteriprendere quota. Nel momento in cui fosse trovata la soluzione, e concessa la terzatrancheda7,2miliardidiaiuti, lo spread BTp-Bund dovrebbe assestarsi nella parte bassa della forchetta tra 100 e 130 punti base. Le Borse, dal canto loro, potrebbero riprendere vigore mentre l’euro tornerebbe nelle mani della Fed. Cioè il livello della moneta unica verso il dollaro, che il consenso raccolto da Bloomberg individua a 1,04 a fine 2015, sarà definito essenzialmente dalle attese sul rialzo dei tassi statunitensi.
In questo scenario «idilliaco» possono comunque inserirsi variabili negative. Quali? Ad esempio il fatto che, l’eventuale accordo tra il governo del premier Alexis Tsipras e l’ex Troika, potrebbe non essere ratificato dalla coalizione che sostiene l’esecutivo. Qui tuttavia, comesottolineaBarclays,la«scappatoia» arriverebbe dal referendum. Diversi sondaggi, infatti, indicano che il popolo greco non vuole uscire dall’euro. Così quello che non sarebbe accettato dall’ala radicale di Syriza, o dall’alleato di destra Anel, verrebbe sdoganato dalla volontà popolare.
Fin qui la soluzione meno traumatica per Eurolandia. I mercati, tuttavia, non escludono l’evento peggiore. Vale a dire l’uscita della Grecia dall’euro. «È un’ipotesi cui attribuiamocircail30%diprobabilità - dice Christian Schulz di Be- renberg -. Al contrario, il default senza la Grexit è molto improbabile. Vorrebbe dire, infatti, imporre un’austerity impossibile da accettare». Ciò detto, quale l’impatto di questo evento sui mercati? Per alcuni esperti, sul fronte dei titoli di Stato, l’effetto non sarebbe così vistoso. «Il livello di equilibrio dello spread BTp-Bund - dice Sergio Capaldi di Intesa Sanpaolo - si troverebbe intorno a 140 punti base. Quello, invece, tra il Bonos decennale e il governativo tedesco andrebbea155». Sitrattadivalori, seppure con le debite differenze, non troppo superiori ai recenti livelli. Il che, giocoforza, implica che i mercati già scontino (almeno in parte) l’eventuale uscita.
La valutazione, tuttavia, non è condivisa da altri operatori. «I prezzi attuali-sottolinea Antonio Cesarano di Mps Capital services - al massimo comprendono la ristrutturazione del debito». Nell’ipotesi della Grexit il rendimento del BTp decennale ritraccerebbe verso l’alto: anche 100 basis point più in su.
Al di là di queste considerazioni, la quasi unanimità di consensi la si ritrova rispetto ad un altro aspetto: il contenimento del contagio. Qui, infatti, il mercato si sente «rassicurato» dai passi in avanti che Eurolandia ha compiuto: dal maggiore dinamismo della Bce (Qe) fino alla supervisione bancaria unica.
A ben vedere, però, questo elemento di tranquillità è condiviso soprattutto nel mondo del reddito fisso. Gli indici azionari, che hanno corso molto e non sono ancora sostenuti da una solida ripresa economica, subirebbero certamente un «sell off». In particolare quelli, come il Ftse Mib di Piazza Affari, imbottiti di titoli bancari.
E che dire, infine, dell’euro? Di nuovo le valutazioni sono discordanti. Da una parte, c’è chi sostiene che verrebbe meno la variabile destabilizzante della Grecia. Quindi, dopo un periodo di assestamento, la moneta unica ne trarrebbe vantaggio. Dall’altra, invece, si sottolinea che la divisa non sarebbe più irreversibile. Quindi, nel medio periodo, lasua debolezza diventereb-be palese. Qui, a ben vedere, le parole di Mario Draghi paiono le più adeguate: si entrerebbe in un territorio «inesplorato». Le previsioni meglio lasciarle ai...maghi.
LA CRONOLOGIA Focus sulla scadenza del primo rimborso al Fmi (5 giugno) e sulla data del rimborso dei prestiti alla Bce (20 luglio)